Scienza e vaccini: se in tv parla chi non è competente

Troppo spesso in televisione, su temi vitali come quelli di tipo medico e scientifico, ne sentiamo di tutti i colori. Dalle staminali ai vaccini, dagli antibiotici alle cure ormonali, le opinioni di chi non ha competenze vengono diffuse come fossero verità. Con danni gravissimi per la salute delle persone.

di Edoardo Boncinelli

Di recente ne abbiamo sentite di tutti i colori su temi vitali come quelli della salute e, più in generale, della scienza; dalle staminali ai vaccini, dagli antibiotici alle cure ormonali. E spesso a parlarne erano persone che non avevano alcun titolo per farlo. A volte poi si scusano, e nemmeno sempre, ma il danno può essere già stato fatto e risultare gravissimo.

Questo è il Paese delle «esternazioni». Uno si alza e dice la sua, a voce o per iscritto, sui mezzi di comunicazione più vari e sugli argomenti più vari. Nel suo privato ciascuno è padrone di farlo, ovviamente, ma nel pubblico non è così pacifico; tutto dipende dalla risonanza che si darà alle sue affermazioni. E se il mezzo attraverso il quale si esprime è molto seguito, la diffusione del messaggio sarà pressoché universale. Poiché oggi le maniere con le quali si può fare arrivare un messaggio a molta gente sono tante e diversificate, occorrerebbe un po’ di prudenza o, meglio, di controllo. È il caso di dire, come don Abbondio: «Ne va della vita!».

Sulla scienza, che in Italia significa quasi sempre medicina, non si dovrebbe scherzare e neppure, per dire la verità, essere troppo approssimativi. Perché la medicina è importantissima per le persone di oggi, e la scienza per quelle di oggi e di domani. Mi capita spessissimo di sentire cose inesatte su diversi argomenti scientifici, ma ciò fa parte in genere di quel fastidioso «rumore di fondo» che disturba la comunicazione interpersonale nei periodi in cui la comunicazione è molto intensa e affollata. In genere si tratta di peccati veniali.

Può capitare però che messaggi gravemente sbagliati raggiungano orecchie disinformate e indifese, e si generi un serio danno sociale, come nel caso delle mancate vaccinazioni dei bambini sulla base di un ipotetico pericolo di conseguenze secondarie, come l’insorgenza di un disturbo autistico. L’autismo, che può essere più o meno grave, è certamente un serio problema, ma non esiste alcuna evidenza che possa essere generato da procedimenti di immunizzazione come le vaccinazioni. Anzi, appare sempre più evidente che la malattia abbia cause genetiche, anche se molto complesse, e non c’è quindi nessuna ragione di credere che possa insorgere come conseguenza di una vaccinazione. E questo da decenni e decenni ormai, in tutte le parti del mondo.

Ovviamente ciò è stato detto e ridetto da diversi esperti in diverse sedi, ma se il parere di un esperto viene messo sullo stesso piano di quello di una persona qualsiasi, magari popolare perché opera nel campo dello spettacolo, si ha un doppio danno: si diffondono informazioni errate e si sminuisce senza motivo il prestigio e la credibilità della scienza. Il nostro, purtroppo, è un Paese che dà poca importanza alla scienza e che tende a «snobbare» il parere degli scienziati, rei per qualcuno di essere dei «pasticcioni» e al servizio, o magari al soldo, di fantomatiche multinazionali della realtà delle quali chi parla non conosce assolutamente niente.

Ho detto tante volte che non c’è peggior credulone di chi pensa sempre di saperla lunga e diffida di tutto. Chi diffida di tutto non viene ingannato di meno degli altri, ma spesso di più, molto di più. Diffidare è utile ovviamente, ma a due condizioni: o sei sicurissimo della tua fonte di informazione o sai per certo che chi ti dice certe cose non ha i titoli per farlo. E questo avviene molto di rado, perché l’italiano medio ha poca istruzione e non si aggiorna, soprattutto in campi complessi e in continua evoluzione. Molte fonti internazionali ci avvertono che siamo un popolo di impreparati, ma noi pensiamo sempre di sapere tutto. Ovviamente per superficialità e ignoranza. Il problema è molto più serio di quanto si potrebbe credere, per il moltiplicarsi di casi di disinformazione, e per la relativa indifferenza con la quale vengono accolte vicende del genere. Occorre fare un discorso serio e responsabile sulla scienza e sulla modernità.

Molte affermazioni scientifiche non possono e non devono essere discusse, soprattutto da chi non ne ha i titoli. Ci sono tante cose da discutere, per le quali è giusto e proficuo che ognuno abbia la sua opinione, ma ci sono dati di fatto indiscutibili. Mettere questi e quelli sullo stesso piano, produce un doppio danno: porta all’uniformarsi su posizioni che andrebbero discusse e, nello stesso tempo, mettere in discussione senza motivo conoscenze definitivamente acquisite su una base internazionale. Il sospetto è la forma malata del dubbio: il dubbio dà sapore alla vita, il sospetto l’avvelena.

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In tv la provocazione sui vaccini “Sbagliato giocare con la scienza”

In un programma di Rai2 Red Ronnie dice: “Demenziale obbligare i bambini”. Sul web cinque milioni di visualizzazioni per il post di protesta di un medico.

di Marco Cattaneo, da Repubblica, 16 maggio 2016

«È assolutamente demenziale… Cioè, nel senso che è assurdo. Non puoi obbligare a vaccinare i bambini». Con queste parole giovedì sera, durante la trasmissione Virus in onda su Rai2, Gabriele Ansaloni – in arte Red Ronnie – rispondeva alla domanda di Nicola Porro: «È obbligatorio o no vaccinare i bambini?». E di seguito inanellava una serie di terrificanti sciocchezze, dalle morti bianche alla poliomielite, dal tetano all’allattamento materno fino al vaiolo.

E mentre Maria Antonietta Farina Coscioni cercava di arginare le affermazioni sgangherate di Red Ronnie, in collegamento da Milano era in attesa Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia all’Università Vita- Salute San Raffaele. Al quale Porro avrebbe dato la parola per pochi istanti solo verso la fine della trasmissione.

Giusto il tempo di smentire la correlazione tra vaccini e autismo che, pur essendo stata negata da un’infinità di studi, continua pericolosamente a fare proseliti. Pur mantenendo un notevole aplomb durante la trasmissione, il giorno dopo Burioni ha pubblicato un lungo, durissimo intervento sul suo frequentatissimo profilo Facebook in cui lamentava l’iniquità del tempo concesso, aggiungendo: «Mi chiedo come il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, possa permettere che, mentre da un lato lei spende dei denari pubblici per migliorare la salute degli italiani promuovendo la prevenzione, dall’altro consente che con gli stessi soldi pubblici si diffondano notizie false che porteranno i genitori a fare scelte che metteranno a rischio la salute dei cittadini».

Condiviso da oltre 45.000 persone, in tre giorni il post di Burioni ha avuto più di 5 milioni di visualizzazioni, e ha scatenato una mezza rivolta sui social network. Alla quale Red Ronnie ha risposto con il video di un noto antivaccinista, mentre Porro minimizzava dando dei talebani ai «sanitari » che non accettano opinioni diverse dalle loro.

Dal canto suo, il medico milanese ha scritto un’accorata lettera a Michele Anzaldi, segretario della commissione Vigilanza Rai, in cui segnala tra l’altro un caso di pochi mesi fa. «Qualche mese fa a Monza – scrive Burioni – un bimbo di 18 mesi, affetto da leucemia linfoblastica, è morto a causa del morbillo. Se tutti si fossero vaccinati il virus non sarebbe stato in circolazione e lui avrebbe potuto combattere la malattia con notevoli probabilità di sconfiggerla».

Anzaldi ha raccolto l’appello, annunciando un’interrogazione in Vigilanza per «verificare qualità e quantità degli spazi utilizzati per informare i cittadini su questo argomento». Precisando che «credenze al limite della stregoneria di persone famose possono mettere in pericolo la vita della gente». Ma ormai il danno è fatto.

Nel Paese dei casi Di Bella e Stamina, entrambi esplosi e alimentati dalla spettacolarizzazione televisiva della malattia, stiamo già assistendo a un crollo delle vaccinazioni che all’inizio del 2015 ha spinto l’Organizzazione mondiale della Sanità a richiedere un incontro urgente con il ministro Lorenzin. La copertura vaccinale è in calo anche per le vaccinazioni obbligatorie, ed è scesa nel 2014 sotto quel 95 per cento che, secondo le autorità sanitarie internazionali, garantisce l’immunità di gregge, ossia la copertura anche per chi, per ragioni immunologiche, non può essere vaccinato.

La vaccinazione trivalente, contro morbillo, parotite e rosolia, è precipitata all’86 per cento. E a farne le spese sono i bambini che non possono sottoporsi alla vaccinazione. Come Lia, la figlia di Corinna Verniani, che a Virus ha raccontato la storia dell’immunodeficienza della figlia, costretta a cambiare scuola a causa della presenza di numerosi bambini non vaccinati.

Dal dopoguerra in poi, i vaccini hanno salvato milioni di vite, permettendo di debellare nel mondo una malattia terribile come il vaiolo, contro la quale infatti non ci si vaccina più. Sarebbe una buona cosa se a parlarne, in tv, ci andasse solo chi è competente. E che l’informazione sul servizio pubblico non si prestasse a veicolare messaggi socialmente pericolosi. Ora la parola è alla Vigilanza.

Micromega

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