L’età media avanzata e il calo delle nuove vocazioni rischia di portare a esaurimento il clero friulano. Si offrono i sacerdoti sposati

Parrocchie sguarnite, calo delle vocazioni, riduzione e riorganizzazione delle attività pastorali sono problemi quotidiani con cui ogni sacerdote e ogni fedele del Friuli si trova a confrontarsi quotidianamente. La situazione è ben presente anche ai vertici del clero del Nordest: qualche mese fa, lo scorso gennaio, i vescovi si sono riuniti per due giorni per discutere sul tema ‘Chiesa particolare e sua presenza sul territorio. Nuove opportunità’. È stato proprio l’arcivescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzocato, a stilare un resoconto della situazione delle varie esperienze in atto. Anche se non tutte le Diocesi del Triveneto stanno già attuando nuove forme di organizzazione ecclesiale (cioè di presenza e azione pastorale della Chiesa sul territorio), tutte, però, hanno programmi e progetti per a far crescere la comunione e la collaborazione tra laici e clero.

Focus parrocchie
I soggetti maggiormente stimolati ad aprirsi a questa tendenza sono le parrocchie, spinte a cercare nuove forme di organizzazione ecclesiale da alcune cause ben note: la manifesta ‘insufficienza’ della parrocchia, la carenza di sacerdoti, la maggiore mobilità della popolazione e il venir meno di molti “confini” geografici, la mutata condizione esistenziale, culturale e religiosa della società.
A questo scenario multiforme la Chiesa tenta di rispondere modificando e riorganizzando la sua struttura sul territorio, soprattutto in termini di attività e di coinvolgimento della parte laica della comunità cattolica.
Guardando i dati secchi, però, la situazione sembra al limite dell’emergenza. Se nella Diocesi di Udine, il rapporto tra parrocchie e parroci raggiunge il 74%, a Concordia – Pordenone scende al 64,4% e a Gorizia addirittura al 55,5%. L’età media dei parroci, però, è molto elevata: si va dai 65 anni dei sacerdoti goriziani ai 70 di quelli udinesi, passando per i preti pordenonesi, che hanno in media 68 anni.

Nessun allarme
“La situazione è seria, ma non allarmante – commenta don Roberto Tondato, cancelliere della Diocesi di Concordia – Pordenone -. Potrebbe diventarlo entro qualche anno, però, se si considera che l’età media dei sacerdoti è elevata. Nella nostra zona avremo a breve cinque ordinazioni, tre preti e due diaconi, ma salta agli occhi che c’è necessità di un cambio di prospettiva. Io non parlerei di allarme, però, perché la questione non va vista solo da un punto di vista numerico. La comunità è chiamata ad operare attivamente, a prendersi certe responsabilità, a collaborare con il sacerdote. Qui la questione non è più solo sostituire un prete in una parrocchia, si tende ad andare in un’altra direzione che porterà a un cambio di tutta la Chiesa”.
“I laici non sono chiamati a sostituire i sacerdoti – specifica Mauro Ungaro, portavoce della Diocesi di Gorizia e direttore del settimanale diocesano ‘La voce isontina’ -, ma a cooperare per realizzare determinate attività. Come la catechesi o il sostegno ai poveri. Nella nostra zona, sono presenti un sacerdote ogni due parrocchie: una situazione omogenea, che non crea particolari problemi. Fra qualche anno però, si prevede che la presenza del clero sul territorio vada diminuendo. È adesso il momento di iniziare a  cambiare”.

Raccoglie l’invito l’associazione dei sacerdoti sposati. Un cambio utilissimo potrebbe essere quello del rientro in servizio attivo nelle parrocchie dei preti sposati.

 

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