Padre Puglisi, prete in prima linea contro la mafia

Padre Pino Puglisi, il coraggioso parroco di Brancaccio beatificato nei mesi scorsi, veniva assassinato esattamente vent’anni fa, il 15 settembre 1993. In questa occasion e, per la prima volta, l’attuale sostituto procuratore generale di Palermo Mirella Agliastro, giudice a latere nel processo Puglisi, ha deciso di rilasciare un’intervista esclusiva a Jesus. Riservata, misurata, lontana dai palcoscenici, la dottoressa Agliastro ha voluto rompere il silenzio per rendere un suo personale omaggio al sacerdote palermitano martirizzato dalla mafia.

Dottoressa Agliastro, è soddisfatta dell’esito del processo?

«In tutti questi anni, la ricostruzione storico-processuale del delitto non ha mai subito smentite. La nostra sentenza (che ha condannato quattro imputati, due dei quali collaboratori di giustizia, mentre gli altri due sono rimasti irriducibili) è la madre di tutti i processi. Vi è descritto tutto l’iter sulla genesi di un omicidio di mafia, dalle minacce iniziali alla composizione del gruppo di fuoco. La sentenza custodisce intatto, a distanza di vent’anni, il pathos che attraversò le coscienze degli italiani per quella morte ingiusta».

Ma perché la mafia decise di uccidere don Pino?

«Padre Puglisi voleva restituire dignità agli uomini liberi, libertà di scelta e consapevolezza ai singoli, dare un riconoscimento identitario alle persone che frequentavano la sua chiesa e il suo quartiere. I killer hanno spento per sempre la voce a quel prete impegnato nelle lotte per i diritti, nella solidarietà, nella promozione sociale, nel recupero degli adulti e dei bambini, nella crescita religiosa ed etica della sua comunità. Il miracolo di padre Puglisi era l’invito ad affrancarsi dal giogo mafioso. Il sacerdote non si era piegato nemmeno dopo minacce, intimidazioni a suoi collaboratori, danneggiamenti, incendi dolosi. Soltanto di fronte all’azione implacabile di una mano omicida il suo spirito indomito di religioso impegnato sul piano etico e civile aveva dovuto soccombere, solo e inerme».

Puglisi non denunciò soltanto la manovalanza mafiosa, ma si occupò anche della rete di complicità insospettabili, dei colletti bianchi che lucrano sull’indigenza delle persone e non hanno scrupoli negli affari…

«Sì, il parroco di Brancaccio era andato oltre la mera solidarietà e l’appoggio morale agli emarginati: aveva scelto di denunciare i soprusi e i misfatti; aveva gradito assai poco e scoraggiato l’appoggio offerto alla Chiesa da parte dei potenti della zona, collusi con gli esponenti locali del potere mafioso e con il ceto politico facile a certi compromessi. In particolare, aveva impedito a certi esponenti politici di scrivere sul giornale della parrocchia e ai notabili di sponsorizzare feste religiose e iniziative sociali per raccogliere voti per i loro candidati. La sua attività di recupero del quartiere e di risanamento morale e religioso non era sfuggita all’occhio attento degli esponenti del potere politico o criminale che dominavano la zona».

Quale fu la reazione della cosiddetta borghesia mafiosa?

«Inizialmente costoro avevano cercato il contatto, la coesistenza, addirittura la collaborazione con la Chiesa locale, ma il buon prete aveva manifestato una sorta di allergia, di insofferenza e di avversione per gli esponenti politici e i comitati vari che lo avevano avvicinato. In questa intensa e instancabile attività di risanamento morale e sociale va ricercata la causale dell’omicidio Puglisi. Ciò che doveva essere bloccato era il progetto che il parroco stava attuando per liberare le forze sane della società civile, favorendo un processo di avanzamento del fronte della legalità».

Cosa ha rappresentato, in definitiva, don Pino per la Chiesa siciliana, passata dagli imbarazzanti silenzi del passato all’impegno degli ultimi decenni?

«Insieme ad altri sacerdoti di trincea, padre Puglisi ha trasformato la sua Chiesa in una prima linea nella lotta contro la mafia e ha espresso l’immagine di un clero isolano non più timido e impacciato nelle prese di posizione contro il potere, bensì risoluto e battagliero nella coerenza evangelica e nella testimonianza di fede, impavido nel mobilitare la comunità e favorire il risveglio delle coscienze ».

Pietro Scaglione – Jesus Ottobre 2013

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