Il prete indagato per il sequestro di Emanuela Orlandi

E’ monsignor Pietro Vergari, ex rettore della Basilica di Sant’Apollinare

Don Pietro Vergari, ex rettore della Basilica di Sant’Apollinare dove fu sepolto il boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis, è indagato dalla Procura di Roma per concorso nel sequestro di Emanuela Orlandi.

RETTORE E PROTETTORE? – Vergari è stato rettore della basilica fino al 1991. Emanuela Orlandi frequentava la scuola di musica Tommaso Ludovico Da Victoria che aveva sede di fronte a Sant’Apollinare. Proprio per questo l’accusa è gravissima nei confronti del monsignore. Perché significa che gli inquirenti pensano che il monsignore abbia avuto un ruolo nel sequestro della cittadina vaticana, materialmente svolto comunque da qualcun altro che si deve essere avvalso della sua collaborazione. Che tipo di collaborazione? Qui la fantasia potrebbe sbizzarrirsi in cento rivoli diversi: chi, secondo la procura, ha materialmente “rapito” Emanuela Orlandi? E’ importante ricordare che De Pedis si è sposato a Sant’Apollinare nel 1988, e che la Orlandi è sparita nel 1983. Vergari ha conosciuto Renatino in carcere, negli anni precedenti.

IL REATO CONTESTATO – Concorso nel sequestro aggravato dalla morte e dalla minore età dell’ostaggio è il reato contestato dalla procura all’ex rettore Vergari, indagato (in tempi recenti) assieme a Sergio Virtu’, autista di De Pedis, Angelo Cassani, detto ‘Ciletto’, e a Gianfranco Cerboni, detto ‘Gigetto’, stretti collaboratori del boss il cui sepolcro è stato ispezionato lunedì scorso. Quinta indagata è Sabrina Minardi, gia’ amante di ‘Renatino’, unica supertestimone (spesso caduta in contraddizione) di questa vicenda.

L’ISCRIZIONE – L’iscrizione nel registro degli indagati, secondo quanto scrive l’Ansa, e’ avvenuta di recente. Vergari ha affermato più volte che non sapeva nulla del  passato criminale di Renatino e che aveva più volte fatto donazioni alla Chiesa. “Enrico De Pedis – ha spiegato Vergari in più di una occasione anche sul suo sito – veniva come tutti gli altri, e fuori dal carcere, ci siamo visti più volte: normalmente nella chiesa di cui ero rettore, sapendo i miei orari e altre volte fuori, per caso. Mai ho veduto o saputo nulla dei suoi rapporti con gli altri, tranne la conoscenza dei suoi familiari. Aveva il passaporto per poter andare liberamente all’estero. Mi ha aiutato molto per preparare le mense che organizzavo per i poveri. Quando seppi dalla televisione della sua morte in Via del Pellegrino, ne restai meravigliato e dispiacente”.

La procura, nell’inverno del 2009, volendo capire le ragioni della sepoltura di De Pedis nella cripta della Basilica, raccolse le dichiarazioni, come persone informate sui fatti, della vedova Carla Di Giovanni, di monsignor Vergari e dell’attuale rettore don Petro Huidobro. Gli inquirenti intendevano accertare, in particolare, se qualcuno avesse pagato per facilitare le pratiche per la sepoltura del boss.

LA SEPOLTURA – Vergari ricordava ancora: “Qualche tempo dopo la sua morte (febbraio ’90, ndr), i familiari mi chiesero, per ritrovare un po’ di serenita’ e perche’ (De Pedis) aveva espresso loro il desiderio di essere un giorno sepolto in una delle antiche camere mortuarie, abbandonate da oltre cento anni, nei sotterranei di Sant’Apollinare, di realizzare questo suo desiderio. Furono chiesti i dovuti permessi religiosi e civili, fu restaurata una delle camere e vi fu deposto… Restammo d’accordo con i familiari che la visita alla cappella funeraria era riservata ai piu’ stretti congiunti. Questo fu osservato scrupolosamente per tutto il tempo in cui sono rimasto rettore, fino al 1991″.

LA DICHIARAZIONE – Secondo la versione ufficiale, Vergari spedì la signora De Pedis dal Vicario di Roma, cardinal Ugo Poletti, con questa dichiarazione: “Si attesta che il signor Enrico De Pedis e’ stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la Basilica e ha aiutato concretamente tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare per la loro formazione cristiana e umana”. Non è chiaro che cosa abbia determinato l’iscrizione di Vergari sul registro degli indagati. Di certo c’e’ che il Vaticano sta collaborando con l’autorita’ giudiziaria, a cominciare dall’apertura della tomba di De Pedis e dalla perquisizione della cripta della Basilica.

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La procura, nell’inverno del 2009, volendo capire le ragioni della sepoltura di De Pedis nella cripta della Basilica, raccolse le dichiarazioni, come persone informate sui fatti, della vedova Carla Di Giovanni, di monsignor Vergari e dell’attuale rettore don Petro Huidobro. Gli inquirenti intendevano accertare, in particolare, se qualcuno avesse pagato per facilitare le pratiche per la sepoltura del boss.

LA SEPOLTURA – Vergari ricordava ancora: “Qualche tempo dopo la sua morte (febbraio ’90, ndr), i familiari mi chiesero, per ritrovare un po’ di serenita’ e perche’ (De Pedis) aveva espresso loro il desiderio di essere un giorno sepolto in una delle antiche camere mortuarie, abbandonate da oltre cento anni, nei sotterranei di Sant’Apollinare, di realizzare questo suo desiderio. Furono chiesti i dovuti permessi religiosi e civili, fu restaurata una delle camere e vi fu deposto… Restammo d’accordo con i familiari che la visita alla cappella funeraria era riservata ai piu’ stretti congiunti. Questo fu osservato scrupolosamente per tutto il tempo in cui sono rimasto rettore, fino al 1991″.

LA DICHIARAZIONE – Secondo la versione ufficiale, Vergari spedì la signora De Pedis dal Vicario di Roma, cardinal Ugo Poletti, con questa dichiarazione: “Si attesta che il signor Enrico De Pedis e’ stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la Basilica e ha aiutato concretamente tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare per la loro formazione cristiana e umana”. Non è chiaro che cosa abbia determinato l’iscrizione di Vergari sul registro degli indagati. Di certo c’e’ che il Vaticano sta collaborando con l’autorita’ giudiziaria, a cominciare dall’apertura della tomba di De Pedis e dalla perquisizione della cripta della Basilica.

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