Nuovo capitolo dell’annosa vicenda legata alla proprietà della cattedrale ortodossa di San Nicola, a Nizza

L'Osservatore Romano

Nuovo capitolo dell’annosa vicenda legata alla proprietà della cattedrale ortodossa di San Nicola, a Nizza, definitivamente assegnata dalla giustizia francese, il 19 maggio scorso, alla Federazione russa. A scriverlo è stata la diocesi di Chersoneso — la quale raggruppa le parrocchie del Patriarcato di Mosca presenti in Francia, Spagna, Svizzera e Portogallo — che martedì scorso ha diffuso un comunicato per precisare che lo Stato russo ha deciso di affidare alla diocesi il pieno utilizzo della chiesa, a titolo gratuito e a tempo indeterminato. Di conseguenza, l’associazione diocesana di Chersoneso «intende assumersi le responsabilità liturgiche pastorali e amministrative che le spettano, assicurando la continuità del culto ortodosso, la salvaguardia e la gestione della chiesa di San Nicola, che fa parte del patrimonio francese ed è uno dei simboli dell’amicizia tra la Francia e la Russia». L’ultima polemica è sorta dopo l’invio a Nizza, da parte del Patriarcato di Mosca, di un prete e di un diacono al fine di assicurare la gestione amministrativa e cultuale della cattedrale e di stabilire un dialogo con i responsabili dell’Associazione cultuale ortodossa russa (Acor) di Nizza, che si è curata della chiesa a partire dal 1923 e che contesta — appoggiata dall’arcivescovo di Comana, Gabriele, rappresentante dell’Arcivescovado per le Chiese ortodosse russe in Europa occidentale (esarcato del Patriarcato ecumenico) — la nuova proprietà. La missione affidata ai due religiosi, si legge nel comunicato della diocesi di Chersoneso, è di prendere possesso delle chiavi e della documentazione della chiesa, di far cessare immediatamente ogni attività commerciale («soprattutto l’esazione dei diritti d’entrata») e di vegliare sul corretto svolgimento delle celebrazioni liturgiche, nonché sull’accoglienza dei fedeli e dei pellegrini. I responsabili dell’esarcato russo del Patriarcato di Costantinopoli, il cui clero assicura la vita liturgica della chiesa, «erano stati avvertiti dell’arrivo di questa delegazione e della sua missione» — viene precisato — e la concelebrazione, presenti i membri delle due giurisdizioni ecclesiastiche, per la solennità della Trasfigurazione, «doveva testimoniare l’apertura della diocesi di Chersoneso al dialogo con l’esarcato e il suo desiderio di regolare questa situazione con serenità e amore fraterno». Nel testo si afferma inoltre che l’Acor, sconfitta nella causa che la vedeva opposta alla Federazione russa, «non può essere confusa con l’attuale parrocchia e con la locale comunità dei fedeli ortodossi ». La diocesi si appella al buon senso e al dialogo fra le parti, concludendo che «tutte le questioni di ordine canonico verranno regolate dal vescovo di Chersoneso e dal vescovo incaricato dell’esarcato russo del Patriarcato di Costantinopoli », in modo che le decisioni vengano prese di comune accordo, mirando alla riconciliazione fra le differenti comunità, al rafforzamento dell’unità e della collaborazione fra le giurisdizioni ortodosse. Il 24 agosto, l’arcivescovo Gabriele aveva sottolineato che «la proprietà di un edificio non può in alcun modo conferire al titolare il diritto di scegliere la giurisdizione alla quale appartiene il clero o favorirne la nomina», senza il consenso del vescovo locale.

© L'Osservatore Romano 2 settembre 2011

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