VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo da Barbara Cozzolino e Paola Celletti di Lavoro e Beni Comuni:
”Ma io senza legge rubai in nome mio, questi altri nel nome di Dio”.
Che la Sanità sia al collasso, che i precedenti governi ci abbiano speculato sopra, che l’attuale governo si preoccupa più di fermare le navi con i migranti, piuttosto che ”risanare la sanità”, è tristemente noto.
E la Regione Lazio – per quanto ci riguarda – non è da meno a nessuno. Al Belcolle e alla Asl di Viterbo molto spesso ci sono tempi di attesa lunghissimi. Mancano le strutture, mancano medici e infermieri, le assunzioni sono bloccate. All’ospedale mancano perfino i posti letto. Addirittura ci sono genitori di bambini in età scolare con disturbi dell’apprendimento che attendono da due anni una terapia logopedistica. Perché mancano i fondi, ci dicono.
Di contro, è di questi giorni la notizia dei 100.000 (centomila) euro l’anno versati dalla Asl di Viterbo alla Curia per l’estrema unzione ai moribondi e per altre tipologie di assistenza spirituale e religiosa. Fondi prelevati, ovviamente, dalle tasche di tutti i contribuenti, non soltanto di quelli cattolici e praticanti. Non entriamo nel merito dei rapporti fra i fedeli e la propria chiesa d’appartenenza. Ma non è sufficiente l’8xmille alla Chiesa Cattolica per i sacramenti e quant’altro?
Il fatto è che siamo – o dovremmo essere – in uno stato laico e i fondi della collettività destinati alla sanità andrebbero spesi per assunzioni di personale, per le terapie, per la ricerca, per strutture e macchinari, per l’accesso alle cure con ticket modesti e tempi dignitosi.
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