Scopre la moglie con il parroco: esplode lo scandalo nel Catanzarese. Meglio la trasparenza dei preti sposati con regolare percorso canonico. No alla doppia vita

Momenti di tensione e intervento delle forze dell’ordine. Il Vescovo dispone l’allontanamento del sacerdote

Un episodio che ha profondamente scosso una piccola comunità dell’hinterland catanzarese si è consumato nei giorni immediatamente precedenti il Natale.

Al centro della vicenda vi sarebbe una presunta relazione tra il parroco del paese e una donna del luogo.

A far emergere la situazione sarebbe stato il marito di quest’ultima, insospettito da alcune abitudini della consorte, che negli ultimi tempi si sarebbe recata con frequenza e in orari insoliti presso la chiesa parrocchiale.

Deciso a chiarire i propri dubbi, l’uomo avrebbe seguito la moglie, sorprendendola in atteggiamenti intimi con il sacerdote.

La scoperta avrebbe provocato una reazione immediata e concitata, sfociata in una lite tale da rendere necessario l’intervento delle forze dell’ordine, chiamate a ristabilire la calma ed evitare conseguenze più gravi.

La notizia si è rapidamente diffusa in paese ed è giunta all’attenzione della Diocesi competente.

Informato dell’accaduto, il Vescovo ha disposto con tempestività l’allontanamento temporaneo del parroco dalla comunità, adottando un provvedimento immediato a tutela dei fedeli e della parrocchia.

Mentre la vicenda privata seguirà il proprio corso tra le persone coinvolte, l’autorità ecclesiastica ha fatto sapere che sono in corso ulteriori valutazioni e che non si escludono decisioni definitive nei confronti del sacerdote, una volta chiariti pienamente i contorni dell’accaduto.

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Afghanistan, milioni di bambini a rischio

Una famiglia afghana intenta a trasportare taniche d'acqua a Kandahar

Vatican News

A più di quattro anni dal ritorno dei talebani al potere, circa la metà degli afghani — oltre 22 milioni di persone — necessita di aiuti umanitari in un contesto di crisi economica aggravata dalle restrizioni sui diritti, in particolare delle donne, e dalla complessa situazione politica
Francesco Citterich – Città del Vaticano

Da quando nell’agosto del 2021 i talebani sono rientrati al potere, l’Afghanistan è un Paese sempre più isolato, lontano dai riflettori internazionali e alle prese con una tra le peggiori crisi alimentari al mondo. Un’emergenza per la stremata popolazione civile che peggiora di giorno in giorno, destinata a inasprirsi con l’inverno.

Collasso economico e malnutrizione
Circa la metà della popolazione — oltre 22 milioni di persone — necessita di aiuti, afflitta da fame estrema, malnutrizione (soprattutto infantile), collasso economico, accesso limitato alla sanità e ai servizi essenziali, e impatti continui di disastri naturali come terremoti e siccità, aggravati dalle restrizioni sui diritti, in particolare delle donne, e dalla complessa situazione politica. L’assistenza alimentare in Afghanistan raggiunge solo il 2,7% della popolazione, secondo un rapporto dell’Ipc (Integrated Food Security Phase Classification, la principale autorità internazionale sulla gravità delle crisi alimentari), acutizzata da un’economia debole, dall’elevata disoccupazione e dal minor afflusso di rimesse dall’estero, con oltre 2,5 milioni di persone che quest’anno sono tornate dall’Iran e dal Pakistan. Crisi — che si stanno accumulando l’una sull’altra, creando un complesso intreccio di problemi umanitari e sociali, in un Paese ancora in ginocchio per le conseguenze dell’ultimo devastante sisma dello scorso agosto — certificate dalle principali organizzazioni umanitarie.

Un bambino su tre soffre la fame
Gli ultimi dati forniti dell’Ipc lasciano pochi dubbi sulla gravità del contesto: quest’inverno, più di un bambino su tre sta facendo fronte alla fame, con un aumento del 18% rispetto a un anno fa. Il documento evidenzia che il 36% delle bambine e dei bambini, all’incirca 9 milioni, dovrà affrontare livelli di fame critici o di emergenza prima di marzo 2026. Secondo la nuova ricerca, attualmente in Afghanistan quasi 3,7 milioni di bambini sotto i cinque anni soffrono di malnutrizione acuta, rispetto ai 3,5 milioni di un anno fa. Si stima che circa 1,2 milioni di donne incinte e in allattamento avranno bisogno di cure per malnutrizione.

I dati di Save The Children
Le cliniche sanitarie e nutrizionali dell’organizzazione umanitaria Save the Children in Afghanistan hanno registrato quest’anno un aumento del 13% dei bambini sotto i cinque anni e delle donne incinte e in allattamento ricoverati per il trattamento della malnutrizione acuta rispetto al periodo gennaio-ottobre 2024. Questo aumento arriva in un momento in cui i tagli ai fondi potrebbero ridurre la quantità di alimenti supplementari essenziali utilizzati per trattare la malnutrizione acuta moderata fino a 38.000 bambini e madri, a meno che non vengano trovati nuovi finanziamenti. Uno degli effetti dei tagli ai fondi è che solo 1 milione di persone — quasi sei volte meno rispetto allo stesso periodo del 2024 — riceveranno assistenza alimentare in un momento in cui i bisogni sono in aumento, secondo l’Ipc. I casi di malnutrizione tendono a raggiungere il picco nei mesi invernali, poiché il freddo indebolisce il sistema immunitario e provoca un aumento delle infezioni respiratorie, tra cui la polmonite. In inverno, le opportunità di lavoro per i genitori diventano più scarse e i prezzi dei generi alimentari e del combustibile aumentano a dismisura.

La siccità
Anche la siccità sta contribuendo a peggiorare i livelli di fame e malnutrizione, distruggendo i raccolti, uccidendo il bestiame e costringendo le persone ad abbandonare i propri villaggi, specialmente nelle regioni rurali. L’Unione europea, che ha aumentato i suoi aiuti, impegnandosi a fornire centinaia di milioni di euro per sostenere la popolazione, ha avvertito che l’Afghanistan è sempre più vulnerabile alla crisi climatica e che sono sempre di più gli afghani che non hanno accesso ad acqua potabile sicura a causa della siccità e delle infrastrutture danneggiate. Siccità che minacciano di raddoppiare entro il 2050, riducendo le risorse idriche e mettendo a rischio i mezzi di sussistenza. Da qualche mese, l’Afghanistan è tornato anche a essere zona di guerra, con numerosi attacchi aerei da parte del vicino Pakistan e scontri diffusi con vittime al confine tra i due Paesi.

27 Dicembre, San Giovanni, Apostolo ed Evangelista

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Festa
Festa di san Giovanni, Apostolo ed Evangelista, che, figlio di Zebedeo, fu insieme al fratello Giacomo e a Pietro testimone della trasfigurazione e della passione del Signore, dal quale ricevette stando ai piedi della croce Maria come madre. Nel Vangelo e in altri scritti si dimostra teologo, che, ritenuto degno di contemplare la gloria del Verbo incarnato, annunciò ciò che vide con i propri occhi.

Lettura e Vangelo del giorno 27 Dicembre 2025

Letture del Giorno

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
1Gv 1,1-4

Figlioli miei, quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.

Vangelo del Giorno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,2-8

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario –  che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

In pensione nel 2026, le possibilità caso per caso

Un anziano in una foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ansa

Nel 2026 si andrà in pensione ancora con 67 anni di età nel caso della pensione di vecchiaia e indipendentemente dall’età con 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne) oltre a tre mesi di attesa per la finestra mobile, in attesa dell’aumento dei requisiti a partire dal 2027, ma ci sono altre strade per l’uscita anticipata.

Non si potrà invece più utilizzare Opzione donna se non per chi ha maturato diritti acquisiti, perché la misura non è stata prorogata per l’anno dalla legge di Bilancio. Ecco le possibilità di uscita.

PENSIONE DI VECCHIAIA A 67 ANNI – Ci si potrà andare con 20 anni di contributi. Se si è completamente nel metodo contributivo (primi contributi versati dal 1996) bisogna aver maturato una pensione almeno pari all’assegno sociale, quindi almeno di 546 euro nel 2026. Altrimenti si dovranno attendere i 71 anni con almeno cinque anni di contributi versati.

PENSIONE ANTICIPATA INDIPENDENTE DALL’ETÀ – Gli uomini devono aver aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi, le donne 41 anni e 10 mesi. Poi sarà necessario attendere altri tre mesi di finestra mobile per ottenere l’assegno.

PENSIONE A 64 ANNI PER CHI È INTERAMENTE NEL SISTEMA CONTRIBUTIVO – Bisogna aver versato ameno 25 anni di contributi e aver maturato un assegno di pensione pari ad almeno tre volte l’assegno sociale (1.638 euro al mese nel 2026). Riguarderà le persone che sono nate fino alla fine del 1962 ma la soglia prevista per l’accesso terrà fuori i lavoratori a bassa retribuzione.

APE SOCIALE – La manovra ha prorogato la misura che prevede sostanzialmente un ammortizzatore sociale fino alla pensione per le persone che hanno almeno 63 anni e 5 mesi di età e sono in una situazione di disagio avendo maturato almeno 30 anni di contributi (i licenziati, care giver o le persone con almeno il 74% di invalidità) o 36 anni (le persone impegnate in attività gravose). Possono utilizzare la misura le persone nate entro luglio 1963. C’è una soglia massima per l’assegno (1.500 euro se il calcolo della pensione supera questa cifra) e non è prevista la tredicesima.

PRECOCI CON QUOTA 41 – Può accedere alla pensione anticipata chi ha versato almeno 12 mesi di contributi effettivi prima dei 19 anni, ha già versato 41 anni di contributi ed è in una situazione di difficoltà (care giver, licenziati, persone con almeno il 74% di invalidità, lavoratori impegnati in attività usuranti). Se ha lavorato in modo continuativo potrà accedere alla misura avendo versato contributi dal 1985.

LAVORI FATICOSI – Fino al 2026 può accedere alla pensione con 66 anni e 7 mesi di età con almeno 30 anni di contributi se si è stati impegnati in attività gravose. Tra i lavoratori che hanno questa possibilità ci sono gli operai dell’industria, gli infermieri e gli insegnanti della scuola dell’infanzia.

LAVORI USURANTI – per queste categorie fino al 2026 l’accesso alla pensione è possibile per i dipendenti con quota 97,6 con almeno 61 anni e sette mesi di età e 35 anni di contributi (98,6 per gli autonomi con un anno in più di età anagrafica). Ci rientrano i lavoratori a turni di notte, gli addetti alla linea catena, quelli che lavorano ad alte temperature. Riguarda chi è nato fino ai primi mesi del 1965 e che lavora ininterrottamente dal 1991.

PENSIONE DI INVALIDITÀ – prevista per i lavoratori dipendenti con una riduzione della capacità lavorativa pari ad almeno l’80%,Gli uomini possono utilizzare la misura avendo compiuto i 61 anni, le donne dai 56.

ISOPENSIONE 2026 – con un accordo tra azienda e lavoratore si può ottenere uno scivolo verso alla pensione fino a sette anni ma l’azienda deve pagare i costi per l’uscita compresi i contributi previdenziali.

Dai dati del Kaski emerge che non solo diminuisce il numero dei sacerdoti, ma anche quello delle chiese e delle parrocchie. In molte regioni gli edifici religiosi sono stati chiusi o accorpati. Eppure, a Natale, le chiese si riempiono. Per le Messe si offrono i preti sposati

Mancano preti per dire la messa? La chiesa cattolica in Olanda sperimenta l’”immigrazione ecclesiastica”

Mentre il numero dei sacerdoti cattolici nei Paesi Bassi diminuisce da anni, a Natale le chiese continuano a essere piene. Per molte parrocchie questo significa affrontare un rompicapo logistico: come organizzare più celebrazioni nello stesso giorno con sempre meno religiosi? Sempre più spesso la soluzione arriva dall’estero. Sacerdoti stranieri coprono il carico di lavoro natalizio e diventano indispensabili nelle parrocchie.

Secondo i dati del Katholiek Studie- en Informatiecentrum (Kaski) dell’Università Radboud, il numero dei sacerdoti è diminuito costantemente negli ultimi anni: da 610 nel 2020 a 542 nel 2024. Le nuove ordinazioni sono minime, con solo poche nomine all’anno.

Il parroco René Wilmink della parrocchia di San Giorgio a Eindhoven sperimenta ogni anno la pressione del periodo natalizio: ieri ha celebrato quattro messe fino a notte fonda e anche oggi è impegnato in diverse chiese.

Una risposta alla carenza di sacerdoti viene sempre più spesso dall’estero. Nella diocesi di ’s-Hertogenbosch, di cui fa parte Eindhoven, secondo Wilmink ormai un sacerdote su cinque proviene da altri paesi.  Il teologo della cultura Frank Bosman dell’Università di Tilburg riconosce un movimento globale più ampio. «Questo è il fenomeno del “missionario al contrario”.

Un tempo i Paesi Bassi erano tra i principali esportatori di missionari, soprattutto verso Africa, Asia e Sud America. Con la secolarizzazione il flusso si è invertito: oggi sono i sacerdoti di quelle regioni a venire in Europa occidentale».

Sacerdoti internazionali a Eindhoven

Nella parrocchia di Wilmink lavorano il cappellano Arockiadoss Belavendran, originario dell’India, e il cappellano JohnBosco Ezedimbu, proveniente dalla Nigeria, dice NOS. Ezedimbu, che oggi ha celebrato con Wilmink una messa internazionale, è arrivato nei Paesi Bassi nel 2021 ed è cappellano ufficiale dal 2024, con particolare attenzione alla comunità internazionale e anglofona.

Anche per lui è una giornata intensa, ma rappresenta il momento più bello. «È il giorno più bello per me». All’interno della parrocchia si sente a suo agio: «Sono molto felice di poter lavorare qui. Sono nei Paesi Bassi da quattro anni e questo è stato il primo posto in cui ho lavorato», racconta. «Richiede molta energia, tempo e dedizione, ma sono davvero felice di essere qui».

Secondo Ezedimbu, alla messa internazionale sono presenti più di tredici nazionalità diverse. «Ci sono anche molte persone olandesi e la lingua principale è l’inglese»

Una goccia nel mare

Dai dati del Kaski emerge che non solo diminuisce il numero dei sacerdoti, ma anche quello delle chiese e delle parrocchie. In molte regioni gli edifici religiosi sono stati chiusi o accorpati. Eppure, a Natale, le chiese si riempiono. «In una domenica normale ci sono forse 180 persone in chiesa, la sera della vigilia di Natale anche 600», racconta Wilmink a NOS.

Anche il numero dei cattolici registrati continua infatti a diminuire: da oltre 3,6 milioni nel 2022 a 3,45 milioni nel 2024

31maggio.nl

La sfida che il Vaticano affronta oggi non è solo una questione di gestione, ma di identità. La Chiesa deve trovare un equilibrio tra modernizzazione e autenticità spirituale e riammettere al ministero i preti sposati

Negli ultimi anni, il Vaticano ha affrontato una serie di sfide significative, che vanno oltre il calo delle vocazioni e la diminuzione della spiritualità. Sotto il pontificato di Papa Francesco, si è assistito a un’affidamento crescente a consulenti esterni, come Deloitte, per la gestione di eventi e strategia organizzativa. Questo fenomeno solleva interrogativi fondamentali sulla vera autonomia della Chiesa e sulle sue implicazioni a lungo termine.

Il Rischio della Delegazione a Terzi

L’affidamento a società di consulenza ha suscitato preoccupazioni riguardo alla perdita di controllo interno. Mentre l’efficienza e l’innovazione sono necessari, la dipendenza da consulenti esterni può rendere il Vaticano vulnerabile. Chi garantisce che queste società esterne siano realmente in linea con i valori cristiani e agiscano nel migliore interesse della Chiesa? Questa domanda è cruciale, soprattutto in un contesto in cui le scelte strategiche potrebbero essere influenzate da logiche aziendali piuttosto che da principi spirituali.

Un esempio lampante è il Giubileo del 2025, per il quale si prevede un ampio utilizzo di consulenti esterni per l’organizzazione. Questo approccio, sebbene possa garantire competenze tecniche, solleva interrogativi sulla direzione spirituale e morale degli eventi. La Chiesa potrebbe rischiare di apparire più come un’entità commerciale piuttosto che come un’istituzione religiosa. Quale messaggio si invia ai fedeli quando la preparazione di eventi sacri è gestita da aziende che potrebbero non condividere la stessa visione spirituale?

La Questione dell’Autonomia

La crescente delega di funzioni a terzi ha portato a un’erosione dell’autonomia del Vaticano. In un contesto in cui il potere decisionale è condiviso, il Vaticano diventa più suscettibile a pressioni esterne. Questo scenario solleva preoccupazioni riguardo alla sostenibilità della missione della Chiesa, specialmente in un’era in cui la fiducia nel clero è in calo. Secondo un rapporto del *Pew Research Center*, le pratiche religiose stanno diminuendo a livello globale, e i giovani, in particolare, mostrano un distacco crescente dalla Chiesa. Come può la Chiesa riconquistare la fiducia se le sue decisioni chiave sono influenzate da consulenti esterni?

Proposte per il Futuro

1. Riscoprire l’Autonomia: Il Vaticano deve considerare un ritorno a una gestione interna più autonoma. Questo non significa rifiutare l’innovazione, ma piuttosto integrare le competenze esterne in modo che siano al servizio di una visione spirituale chiara. Quali risorse interne possono essere valorizzate per ridurre la dipendenza da consulenti esterni?

2. Rafforzare la Formazione Interiore: Investire nella formazione dei membri del clero e dei laici per affrontare le sfide contemporanee. Una Chiesa ben formata spiritualmente e culturalmente può rispondere meglio alle esigenze della società. In che modo la Chiesa può garantire che i suoi leader siano preparati ad affrontare le sfide del futuro?

3. Promuovere il Dialogo: È fondamentale aprire spazi di dialogo con i giovani e le comunità locali. Ascoltare le loro preoccupazioni e coinvolgerli nelle decisioni può contribuire a riavvicinare la Chiesa ai fedeli. Come può il Vaticano facilitare un dialogo autentico e costruttivo?

4. Utilizzare Tecnologie Innovative: Mentre il Vaticano esplora le tecnologie digitali, dovrebbe farlo con un approccio che rispetti i valori cristiani e promuova l’inclusività. Quali strumenti tecnologici possono essere utilizzati per rafforzare la comunità e la spiritualità senza compromettere i valori fondamentali?

La sfida che il Vaticano affronta oggi non è solo una questione di gestione, ma di identità. La Chiesa deve trovare un equilibrio tra modernizzazione e autenticità spirituale. Solo attraverso un ritorno a una gestione autonoma e una rinnovata attenzione verso le esigenze dei fedeli potrà affrontare le sfide del futuro. La strada da percorrere è complessa, ma fondamentale per garantire la rilevanza della Chiesa nel XXI secolo. Rimanere ancorati ai principi cristiani e assicurare che le decisioni strategiche siano guidate da valori spirituali piuttosto che da logiche commerciali è essenziale per il futuro della Chiesa. Se il Vaticano non affronta queste questioni, rischia di perdere il suo senso di missione e, con esso, la sua rilevanza nella società moderna.
paeseroma.it