Colpiti siti nucleari, decapitati vertici forze armate e uccisi alcuni scienziati. Netanyahu: “Senza appoggio Usa forse non avremmo attaccato”. Per Khamenei arriverà “punizione severa”. Nuovo capo dei Pasdaran: “Apriremo le porte dell’inferno”

adnkronos
Un attacco massiccio e senza precedenti, che rischia di aprire una guerra feroce e di incendiare tutto il Medio Oriente. Erano da poco passate le due di notte in Italia quando Israele ha lanciato l’operazione ‘Rising Lion’, scatenando un’ondata di bombardamenti su tutto il territorio iraniano. Sono stati colpiti siti nucleari e basi militari. Bombe sono cadute sulla capitale Teheran ed altre sette città. In poche ore sono stati spazzati via i vertici militari e sono stati uccisi i principali scienziati nucleari del Paese.
I raid, condotti da circa 200 caccia israeliani, hanno preso di mira alcuni obiettivi dei Guardiani della Rivoluzione e, soprattutto, l’impianto per l’arricchimento dell’uranio di Natanz, mentre gli altri due siti strategici dell’Iran, quello super-blindato di Fordow e di Isfahan, non sono stati finora bersagliati, stando a quanto riferito dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). A Natanz non sono stati rilevati aumenti dei livelli di radiazioni.
L’obiettivo dichiarato dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, era “colpire al cuore” il programma atomico dell’Iran, che Tel Aviv ritiene destinato alla produzione di armi nucleari. Il leader del Likud ha già raggiunto un successo facendo deragliare – si vedrà se temporaneamente o meno – il negoziato tra Iran e Stati Uniti. Teheran ha infatti annullato il sesto round di colloqui in programma domenica in Oman.
L’attacco israeliano non sarà un’operazione limitata, come quelle condotte in territorio iraniano il 26 ottobre 2024 ed il 13 giugno 2025, ma durerà “molti giorni”, ha assicurato Netanyahu, mentre dall’Iran sono arrivate minacce esplicite di vendetta. “Il regime sionista ha commesso un crimine nel nostro caro Paese con le sue mani sataniche e insanguinate”, ha tuonato la Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, che ha promesso una “punizione severa” contro Israele che, ha aggiunto, “si è preparato un destino amaro e doloroso”.
Netanyahu: “Senza appoggio Usa forse non avremmo attaccato, ora decide Trump”
In un messaggio video Netanyahu ha poi dichiarato che Israele ha agito anche senza garanzie di pieno sostegno da parte degli Stati Uniti, ritenendo l’operazione una questione di sopravvivenza. “Speravo che gli Stati Uniti non si opponessero all’attacco contro l’Iran, ma non avevamo scelta – ha affermato – Senza il loro appoggio forse non avremmo lanciato l’attacco, ma l’alternativa era che saremmo morti tutti”. Il premier ha precisato che Washington era stata informata preventivamente del raid e ha lasciato nelle mani del presidente Donald Trump ogni futura decisione. “Da questo momento in poi, spetta a lui decidere come proseguire”, ha affermato Netanyahu.
Il premier ha riconosciuto che l’operazione “non è stata perfetta”, ma ha sostenuto che fosse necessario fermare il programma iraniano, che a suo dire minacciava l’esistenza stessa dello Stato israeliano. Ha inoltre sottolineato di aver cercato attivamente il sostegno americano: “Quella responsabilità era mia e del ministro per gli Affari strategici Ron Dermer. Abbiamo avuto lunghi colloqui con loro”.
Netanyahu ha anche rivelato che l’ordine di attaccare il programma nucleare iraniano risale a novembre 2024, poco dopo l’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. Secondo il premier israeliano, l’Iran avrebbe accelerato verso la bomba dopo il crollo del suo asse (di milizie, ndr), e Israele avrebbe rilevato “passi concreti” verso l’arma atomica, al di là del semplice arricchimento dell’uranio.
Netanyahu aveva inizialmente fissato l’operazione per la fine di aprile 2025, ma ha spiegato che “per varie ragioni” – non specificate – non è stato possibile procedere. Una possibile causa del rinvio, non citata direttamente ma implicita, potrebbe essere stata l’annuncio di Trump, ad aprile, di voler avviare negoziati diretti con Teheran sul dossier nucleare. L’attacco è stato infine lanciato questa mattina, ha detto Netanyahu, senza chiarire i motivi della nuova data.
Il premier ha affermato che dopo i raid israeliani contro il programma missilistico iraniano dello scorso anno, Teheran avrebbe avviato la produzione di 300 missili balistici al mese. “Abbiamo deciso che non potevamo più aspettare”, ha dichiarato Netanyahu, spiegando di aver voluto attaccare già nel 2011-2012, ma di non aver trovato il sostegno necessario.
Il bilancio dell’attacco
Il bilancio per l’Iran dopo gli attacchi – che sono continuati per ore – è pesantissimo. Secondo il sito locale Nournews, nella sola Teheran – dove è stata colpita una zona residenziale – si contano 78 morti e 329 feriti. Ma i raid hanno anche decapitato la catena di comando delle forze armate. Sono stati uccisi il capo di Stato maggiore, Mohammad Bagheri (sostituito da Abdolrahim Mousavi), il comandante dei Guardiani della Rivoluzione, Hossein Salami (sostituito da Mohammad Pakpour), il comandante del quartier generale centrale Khatam al-Anbia, Gholamali Rashid (sostituito da Ali Shadmani), ed il capo del settore aerospaziale dei Pasdaran, Ali Hajizadeh.
Nei raid israeliani è stato ucciso anche il generale Esmail Ghaani, il comandante della Forza Quds, corpo di elite dei Guardiani della Rivoluzione. Ghaani aveva preso il posto del generale Qassem Soleimani, che era rimasto ucciso in un raid americano in Iraq nel 2020.
Sono stati eliminati anche sei scienziati nucleari iraniani, tra cui l’ex capo dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran, Fereydoun Abbasi, ed il presidente dell’Università Islamica Azad, Mohammed Mehdi Tehranchi. Secondo il New York Times, è morto anche Ali Shamkhani, uno dei più influenti politici dell’Iran e consigliere di Khamenei.
La risposta dell’Iran
L’Iran avrebbe risposto lanciando un centinaio di droni verso Israele – notizia smentita da una fonte citata dall’agenzia di stampa Fars – che sarebbero stati intercettati. Ma Tel Aviv si aspetta una risposta dura, mentre continua a martellare i suoi obiettivi in Iran. “Il regime iraniano tenterà di attaccarci in risposta e il bilancio previsto sarà diverso da quello a cui siamo abituati”, ha chiarito il capo di Stato maggiore, Eyal Zamir. Intanto Israele ha annunciato la chiusura di tutte le missioni diplomatiche.
Nuovo capo Pasdaran: “Per Israele si apriranno porte inferno”
“Le porte dell’inferno si apriranno presto” per Israele, un “regime infanticida”, ha dichiarato il nuovo capo dei Guardiani della Rivoluzione, il maggiore generale Mohammad Pakpour, nel suo primo messaggio da quando ha assunto l’incarico, stando a quanto riferito dai media della Repubblica islamica. “Il crimine commesso oggi dal regime terroristico sionista, violando la sicurezza nazionale e l’integrità territoriale della Repubblica Islamica, non rimarrà certamente senza risposta”, ha proseguito Pakpour.
Le reazioni
La comunità internazionale ha reagito agli attacchi in modo eterogeneo. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ribadito il pieno sostegno americano a Israele, esortando l’Iran a “fare un accordo prima che non rimanga nulla e salvare quello che una volta era conosciuto come l’impero iraniano. Basta morte, basta distruzione, facciamolo prima che sia troppo tardi”. La Russia ha espresso “preoccupazione”, mentre il presidente francese, Emmanuel Macron, ha ribadito il diritto di Israele a “difendersi”, ma con la ”massima moderazione”. Anche il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha rivendicato il diritto di Israele a difendersi da potenziali minacce.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo iraniano, Abbas Araghchi. Durante la telefonata – riferisce la Farnesina in una nota – Tajani ha invitato l’Iran ad evitare una escalation militare nel conflitto con Israele, una dinamica che sarebbe estremamente pericolosa per tutta la regione e innanzitutto per i paesi direttamente coinvolti.
Sul fronte pro-Iran, gli ayatollah hanno incassato il sostegno di Hezbollah e degli Houthi, ma anche quello del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha definito ”una chiara provocazione” gli attacchi israeliani. E anche l’Arabia Saudita, un tempo accesa rivale della Repubblica islamica, ha condannato l'”aggressione” israeliana. Oggi, su richiesta iraniana, si riunirà il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.