10.700 persone e dodici parrocchie e un solo Parroco. Si offrono in aiuto i preti sposati

A Santa Sofia la celebrazione per l’insediamento del nuovo parroco del medio e alto Bidente, vasto territorio da Voltre fino alla Campigna.

Santa Sofia ha dato ufficialmente il benvenuto a don Davide Medri, nuovo parroco dell’alta valle del Bidente. Il sacerdote è stato accolto dai fedeli alla presenza del vescovo di Forlì-Bertinoro, Livio Corazza, che lo ha presentato alle nuove comunità affidate al suo ministero, della sindaca Ilaria Marianini, della prima cittadina di Galeata Francesca Pondini e del sindaco di Forlì Gian Luca Zattini.

Don Davide Medri, 64 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1994. Ha iniziato il suo ministero come cappellano nella parrocchia della Cava, poi in quella di Santa Rita. Nel 2003 è stato nominato parroco di Capocolle; nel 2013 ha guidato le parrocchie di Carpena e Magliano; nel 2016 è diventato parroco di San Pio X a Ca’ Ossi. Per molti anni ha svolto anche il ruolo di insegnante di religione nelle scuole medie, incarico concluso nel settembre scorso.

Da domenica gli sono affidate dodici comunità: Santa Sofia, Collina di Pondo, Corniolo, Isola, Poggio alla Lastra e Spinello, Civitella, Galeata, Cusercoli, Nespoli, Pianetto e Voltre. Un incarico che riguarda oltre 3.800 famiglie, per circa 10.700 persone, e che comprende anche due santuari, quello di Collina di Pondo e quello della Suasia, oltre all’abbazia di Sant’Ellero. Nel suo servizio pastorale sarà affiancato dai sacerdoti già operativi sul territorio. Sabato 13 è atteso a Galeata alle ore 16.30 alla messa pomeridiana, mentre l’indomani alle 9.30 a Pianetto.
La notizia ha suscitato la reazione dei preti sposati: “Siamo pronti a rientrare in servizio per aiutare le parrocchie senza sacerdote” (ndr).
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Don Barone in carcere dopo la condanna definitiva

Don Barone dietro le sbarre dopo che la Cassazione ha confermato la sentenza di 13 anni di reclusione inflitta dalla Corte d’Appello di Napoli

È tornato in carcere per scontare una condanna definitiva a 13 anni Michele Barone, ex sacerdote del Tempio di Casapesenna. La sesta sezione della Corte di Cassazione ha infatti confermato integralmente le sentenze emesse nei primi due gradi di giudizio, sancendo la responsabilità di Barone per i maltrattamenti inflitti a una minore durante presunti rituali esorcistici non autorizzati. Condannati in via definitiva anche i genitori della vittima, che all’epoca dei fatti aveva 13 anni.

La decisione della Suprema Corte chiude una vicenda giudiziaria esplosa nel 2018, quando Barone venne arrestato al rientro da un pellegrinaggio a Cracovia. L’inchiesta della Squadra Mobile di Caserta prese forma dopo un servizio televisivo de ‘Le Iene’, realizzato su segnalazione della sorella della minore, che per prima denunciò quanto stava accadendo.

Durante i processi è emerso che Barone e i genitori della vittima erano convinti che la giovane fosse “indemoniata” e decisero di sottoporla a rituali esorcistici condotti dall’allora sacerdote senza alcuna autorizzazione ecclesiastica. Le violenze documentate riguardano non solo percosse e pressioni psicologiche, ma anche l’imposizione di una dieta estremamente restrittiva composta esclusivamente da latte e biscotti, pratiche tutte attuate con il consenso e la presenza dei genitori.

© CasertaNews

Da parte della Chiesa di Roma prevalgono il timore, la paura, la resistenza a intraprendere cammini verso una Chiesa più giusta e inclusiva anche sui preti sposati

Il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati solidarizza con la rete Donne per la Chiesa commentando i risultati del lavoro della Commissione vaticana che ribadisce il no al diaconato femminile. «Dopo aver letto la sintesi del lavoro della Commissione del Vaticano sul Diaconato femminile uscita il 4 dicembre oscilliamo tra delusione e rabbia, tra stupore e incredulità». Anche sui preti sposati e sulla loro riammissione al ministero sacerdotale da parte del Vaticano prevalgono il timore, la paura, la resistenza a intraprendere cammini verso una Chiesa più giusta e inclusiva.

«Ci duole rilevare che, ancora una volta – prosegue la nota -, da parte della Chiesa di Roma prevalgono il timore, la paura, la resistenza a intraprendere cammini verso una Chiesa più giusta e inclusiva. Dunque, più somigliante alla Chiesa corpo di Cristo che vogliamo. Ci rammarichiamo di rilevare una volta di più il mantenimento di un’immobilità pastorale e teologica invece di riconoscere i segni dei tempi di una giustizia di genere che, seppur non da tutte le parti, emerge nella Chiesa. La tradizione ci dovrebbe aiutare a leggere il presente e i suoi cambiamenti in atto, e non a chiuderci nella sua riproposizione immutata nei secoli. Oggi esiste una consapevolezza da parte delle donne sul proprio diritto a un trattamento equo nella società e nella Chiesa, che è molto più diffusa rispetto ai secoli passati. Questo deve interrogare la teologia e le prassi ecclesiali. Il riferimento alla mascolinità di Cristo, e quindi di coloro che ricevono l’ordine, come parte integrante della loro identità sacramentale, che preserverebbe l’ordine divino della salvezza, è ancora una volta una dichiarazione che va contro un rapporto paritario tra uomini e donne, che si basa su concetti antropologicamente impari e superati: solo una chiesa che non si difende, che rispetta i diritti di tutte/tutti, fino ai più piccoli e marginali, può davvero essere detta chiesa nel senso più onnicomprensivo, così come l’ha immaginata Gesù.
Noi, come Donne per la Chiesa, continueremo a impegnarci per il riconoscimento di una ministerialità nei diversi gradi aperta a tutte e a tutti; senza irrigidimenti dottrinali che rischiano di non farci accogliere lo Spirito che soffia dove vuole; in dialogo con chi non ha il nostro stesso sogno, con trasparenza e onestà intellettuale. Perché non vengono ascoltate le prospettive che riconoscono la possibilità di un’apertura dei ministeri ordinati alle donne? Invece della paura o la prudenza immobilizzante, a guidarci dovrebbe essere l’idea di una Chiesa più ricca, viva, vibrante, guidata incessantemente dallo Spirito verso la pienezza della verità; capace di leggere i segni dei tempi e di camminare con la società civile»