Abusi sessuali da un religioso quand’era ragazzo. Prete austriaco denuncia dopo quarant’anni: «Sono il primo, ma non l’unico»

“Sono il primo ma sono convinto di non essere l’unico”, prete denuncia abusi subiti in Alto Adige da parte di un superiore

Il Fatto Quotidiano

Per la prima volta in Austria un sacerdote ha dichiarato pubblicamente di essere stato vittima di abusi in ambito ecclesiale. Il caso riguarda Anno Schulte-Herbrüggen, oggi 60enne, prete della Diocesi di Innsbruck, che ha denunciato fatti risalenti a 40 anni fa, quando aveva 19 anni e si trovava presso l’Ordine Teutonico a Lana (Bolzano), in Alto Adige, agli inizi del suo percorso verso il sacerdozio.

In un’intervista all’emittente pubblica Orf, Schulte-Herbrüggen ha affermato di aver deciso di parlare “per dare coraggio agli altri”. Ha spiegato che l’abuso avvenne nella sua stanza e che il superiore agì “in modo mirato”. Dopo essere tornato a casa, confidò l’accaduto a un confratello, ma la risposta ricevuta lo colpì duramente: gli fu detto che la colpa era sua e che le inclinazioni omofile e pedofile dell’aggressore erano note. A seguito di questa reazione, il giovane decise di tacere. Un trauma che subiscono moltissime vittime di violenza sessuale; quello di non essere credute o addirittura di essere incolpate per l’abuso subito.

La denuncia pubblica arriva oggi, a distanza di quattro decenni. “Sono il primo sacerdote in Austria ad osare questo passo, ma sono convinto di non essere l’unico”, ha dichiarato. La Diocesi di Innsbruck ha espresso al sacerdote “rispetto e riconoscimento” per il suo “passo coraggioso”, definendo la scelta di rendere pubblica la sua storia “un forte segno di apertura e responsabilità”.

L’Ordine Teutonico, con un comunicato, ha riconosciuto “il grave abuso subito dalla vittima”, affermando di sostenere il percorso di elaborazione e invitando eventuali altre vittime o persone informate a segnalare casi sospetti alle autorità competenti. La segnalazione di Schulte-Herbrüggen era pervenuta all’Ordine nel 2022 tramite il Centro di ascolto della Diocesi di Bolzano-Bressanone che ha pubblicato il primo dossier in Italia sugli abusi da parte di prete pedofili. Da allora l’Ordine ha coperto i costi della terapia e mantenuto i contatti con il sacerdote. Secondo dati riportati da Orf, la Commissione Indipendente austriaca per la tutela delle vittime ha gestito dal 2010 a oggi 3.600 segnalazioni di presunti abusi in ambito ecclesiale nel Paese.

10.700 persone e dodici parrocchie e un solo Parroco. Si offrono in aiuto i preti sposati

A Santa Sofia la celebrazione per l’insediamento del nuovo parroco del medio e alto Bidente, vasto territorio da Voltre fino alla Campigna.

Santa Sofia ha dato ufficialmente il benvenuto a don Davide Medri, nuovo parroco dell’alta valle del Bidente. Il sacerdote è stato accolto dai fedeli alla presenza del vescovo di Forlì-Bertinoro, Livio Corazza, che lo ha presentato alle nuove comunità affidate al suo ministero, della sindaca Ilaria Marianini, della prima cittadina di Galeata Francesca Pondini e del sindaco di Forlì Gian Luca Zattini.

Don Davide Medri, 64 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1994. Ha iniziato il suo ministero come cappellano nella parrocchia della Cava, poi in quella di Santa Rita. Nel 2003 è stato nominato parroco di Capocolle; nel 2013 ha guidato le parrocchie di Carpena e Magliano; nel 2016 è diventato parroco di San Pio X a Ca’ Ossi. Per molti anni ha svolto anche il ruolo di insegnante di religione nelle scuole medie, incarico concluso nel settembre scorso.

Da domenica gli sono affidate dodici comunità: Santa Sofia, Collina di Pondo, Corniolo, Isola, Poggio alla Lastra e Spinello, Civitella, Galeata, Cusercoli, Nespoli, Pianetto e Voltre. Un incarico che riguarda oltre 3.800 famiglie, per circa 10.700 persone, e che comprende anche due santuari, quello di Collina di Pondo e quello della Suasia, oltre all’abbazia di Sant’Ellero. Nel suo servizio pastorale sarà affiancato dai sacerdoti già operativi sul territorio. Sabato 13 è atteso a Galeata alle ore 16.30 alla messa pomeridiana, mentre l’indomani alle 9.30 a Pianetto.
La notizia ha suscitato la reazione dei preti sposati: “Siamo pronti a rientrare in servizio per aiutare le parrocchie senza sacerdote” (ndr).
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Don Barone in carcere dopo la condanna definitiva

Don Barone dietro le sbarre dopo che la Cassazione ha confermato la sentenza di 13 anni di reclusione inflitta dalla Corte d’Appello di Napoli

È tornato in carcere per scontare una condanna definitiva a 13 anni Michele Barone, ex sacerdote del Tempio di Casapesenna. La sesta sezione della Corte di Cassazione ha infatti confermato integralmente le sentenze emesse nei primi due gradi di giudizio, sancendo la responsabilità di Barone per i maltrattamenti inflitti a una minore durante presunti rituali esorcistici non autorizzati. Condannati in via definitiva anche i genitori della vittima, che all’epoca dei fatti aveva 13 anni.

La decisione della Suprema Corte chiude una vicenda giudiziaria esplosa nel 2018, quando Barone venne arrestato al rientro da un pellegrinaggio a Cracovia. L’inchiesta della Squadra Mobile di Caserta prese forma dopo un servizio televisivo de ‘Le Iene’, realizzato su segnalazione della sorella della minore, che per prima denunciò quanto stava accadendo.

Durante i processi è emerso che Barone e i genitori della vittima erano convinti che la giovane fosse “indemoniata” e decisero di sottoporla a rituali esorcistici condotti dall’allora sacerdote senza alcuna autorizzazione ecclesiastica. Le violenze documentate riguardano non solo percosse e pressioni psicologiche, ma anche l’imposizione di una dieta estremamente restrittiva composta esclusivamente da latte e biscotti, pratiche tutte attuate con il consenso e la presenza dei genitori.

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