Il caso. Trump minaccia l’Europa: «Dazi al 50% dal 1° giugno»

Il presidente Usa pronto ad alzare le imposte: «Le trattative stanno andando male». Ieri nuovi contatti per trovare un’intesa Bruxelles predica calma: «Situazione resta dinamica» Borse a picco
Trump minaccia l'Europa: «Dazi al 50% dal 1° giugno»
Avvenire
Tariffe al 50% su tutti i prodotti Ue dal primo giugno. Proprio mentre a Bruxelles si stava diffondendo un cauto ottimismo sull’andamento dei negoziati Ue-Usa sui dazi, ieri il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha riservato agli europei una doccia fredda. «È sempre stato difficile trattare con l’Unione Europea, creata con lo scopo principale di trarre vantaggio dagli Stati Uniti in ambito commerciale», tuona The Donald sul social network Truth. «Le sue potenti barriere commerciali – inveisce – le imposte sull’Iva, le ridicole sanzioni aziendali, le barriere commerciali non monetarie, le manipolazioni monetarie, le cause legali ingiuste e ingiustificate contro le aziende americane e altro ancora hanno portato a un deficit commerciale con gli Stati Uniti di oltre 250.000.000 (in realtà sono 250 miliardi ndr) di dollari l’anno, una cifra totalmente inaccettabile». Insomma, è la conclusione, «le nostre discussioni con loro non stanno andando da nessuna parte! Per questo raccomando un dazio secco del 50% sull’Unione Europea a partire dal primo giugno 2025».Un netto anticipo rispetto all’8 luglio, data in cui scadono i 90 giorni di sospensione dei dazi di reciprocità. Più tardi rincara la dose. «Non sto cercando un accordo – dice ai giornalisti alla Casa Bianca – l’accordo lo abbiamo già fissato: è al 50%». E insiste: l’Ue «ci ha trattato molto male per anni. Loro vendono milioni e milioni di auto e noi siamo limitati nel vendere le nostre auto in Europa, e questo non è bello».Trump ha peraltro minacciato Apple, Samsung e altri di dazi del 25% su tutti i loro prodotti non realizzati negli Usa. Immediato il panico sulle borse europee, che hanno bruciato 183 miliardi di euro. La peggiore Milano (-1,94%), Parigi ha registrato -1,65%, Francoforte -1,54%, meglio Londra (-0,24%). E dire che solo due giorni fa la Commissione Europea aveva presentato a Washington nuove proposte aggiornate. Ieri c’è stata una lunga telefonata (concordata ben prima dell’annuncio di Trump) del commissario al Commercio Maroš Šefcovic al rappresentante Usa al Commercio Jamieson Greer. «Il presidente – ha spiegato il segretario al Tesoro Usa Scott Bessent su Fox News – ritiene che le proposte dell’Ue non siano state della stessa qualità che abbiamo visto da altri importanti partner commerciali. Non voglio negoziare qui in tv, ma spererei che questo accenda un fuoco sotto l’Ue». Con un segnale che rivela che Washington vorrebbe piuttosto negoziare con i singoli Stati. «L’Ue – dice Bessent – ha un problema di negoziazione collettiva» (nell’Ue la politica commerciale è competenza esclusiva di Bruxelles). Tra i primi a reagire è stata Berlino: i dazi minacciati da Trump, ha avvertito il ministro degli Esteri Johann Wadephul, «non aiutano nessuno e portano solo a una sofferenza dello sviluppo economico di entrambi i mercati». A Bruxelles c’è chi continua a sperare che la sparata del presidente di ieri sia soprattutto una mossa negoziale. «L’Ue e gli Usa – ha dichiarato il viceministro polacco dell’Economia Michal Baranowski (Varsavia detiene il semestre di presidenza Ue) – stanno negoziando. Alcuni negoziano a porte chiuse, altri di fronte alle telecamere. Il fatto che ora vediamo importanti dichiarazioni in pubblico non significa che si trasformeranno in azioni dell’amministrazione Usa». «Le tattiche negoziali sono diverse» – ha detto anche il commissario europeo alla Difesa Andrius Kubilius, ma ora «restiamo calmi e andiamo avanti>. Giovedì, lo dicevamo, l’Ue aveva inviato una nuova proposta aggiornata, un documento di 11 pagine e 7 capitoli, con una serie di offerte: non solo azzeramento dei dazi reciproci sui prodotti industriali e alcuni alimentari, ma anche aspetti non tariffari come i diritti del lavoro, standard ambientali, nonché strategie comuni sul fronte dell’energia, dell’intelligenza artificiale, della connettività digitale (anzitutto le reti 5G e 6G), e l’offerta di cooperazioni strategiche sul fronte di acciaio, alluminio, semiconduttori, auto. «Dobbiamo assolutamente arrivare ad un accordo – diceva ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani – impedire qualsiasi guerra commerciale. L’obiettivo è dazi zero, per un mutuo vantaggio». Il problema è che gli americani insistono con posizioni per l’Europa irricevibili: ad esempio quella, incomprensibile, di considerare l’Iva come un dazio (invano gli europei spiegano che riguarda tutti i prodotti, anche europei). Washington vede come il fumo negli occhi le nuove normative digitali Ue e le imposte digitali imposte da alcuni Stati membri. Su questo gli europei non vogliono e non possono cedere. L’Europa in realtà è da tempo pronta al peggio. «Manteniamo la stessa linea – ha dichiarato il ministro francese al Commercio Laurent Saint-Martin – de-escalation ma siamo pronti a rispondere». Il 2 aprile, quando il presidente Usa aveva congelato per novanta giorni i «dazi di reciprocità» del 20% contro l’Europa (non però quelli del 25% per acciaio, alluminio e auto), l’Europa aveva fatto lo stesso con quelli da 21 miliardi di euro in risposta a quelli Usa sui due metalli, ma intanto ha preparato un nuovo pacchetto da 95 miliardi. Misure concepite per far male, che colpiscono prodotti come gli aerei Boeing e il whiskey, macchinari, plastiche, carni di manzo e di pollo, attrezzi sportivi come racchette e mazze da golf.

Serie A. Apoteosi Napoli: è Campione d’Italia

Con la vittoria 2 a 0 sul Cagliari al Maradona, la squadra di Antonio Conte si aggiudica il quarto scudetto della sua storia. Beffata l’Inter

La gioia dei giocatori del Napoli al fischio finale

La gioia dei giocatori del Napoli al fischio finale – Reuters

Avvenire

Il Napoli è campione d’Italia. La vittoria al Maradona sul Cagliari (2-0) sancisce definitivamente la conquista del titolo per la squadra di Antonio Conte, a conclusione di una stagione caratterizzata da un appassionante e sfibrante testa a testa con l’Inter. È uno scudetto che arriva in maniera sorprendente sia perché fa seguito a una stagione, quella dello scorso anno, estremamente deludente e chiusa al decimo posto, sia per la ristrettezza della rosa e per i continui infortuni che nella seconda parte del campionato hanno condizionato la squadra.

La partita con il Cagliari è a metà strada tra un evento sportivo, fatto di agonismo e di tattica e un grande spettacolo in cui gli attori protagonisti, oltre ai calciatori in campo sono i 55mila tifosi assiepati sugli spalti del Maradona. Ma l’abbraccio dei napoletani alla loro squadra non si limita soltanto alla presenza sugli spalti dell’impianto di Fuorigrotta. In decine di migliaia, infatti, raggiungono la zona dello stadio nelle prime ore del pomeriggio per vivere l’emozione del momento, la conquista del quarto scudetto, sia pure senza assistere alla partita. E nelle tre piazze cittadine in cui erano stati sistemati i maxischermi che mandano in diretta la partita l’entusiasmo dei tifosi è alle stelle.

Lo stadio, già pieno diverse ore prima dell’inizio del match, è completamente tinto d’azzurro. La partita è una festa, organizzata nei minimi dettagli, con il risultato del match che è considerato soltanto un aspetto secondario, considerato che la vittoria degli azzurri era data per scontata prima ancora dell’inizio. L’occasione di realizzare il miracolo di cui Antonio Conte ha parlato per tutta la stagione è talmente grande e ghiotta che nessuno pensa che possa non essere sfruttata. Ed è proprio così che va a finire. Il Cagliari, già salvo da una settimana, non ha la forza e forse neppure la voglia di frapporsi tra il Napoli e lo scudetto.

E la partita fila via liscia, anche se nel primo tempo, con l’Inter in vantaggio a Como e con gli azzurri che non riescono a sbloccare il risultato, qualche fantasma maligno si affaccia sul terreno di gioco del Maradona. Ma al 41′ ci pensa l’uomo del destino, Scott McTominay che su traversone da destra di Politano inventa una sforbiciata che manda il pallone alle spalle di Sherri.

Alla squadra di Conte, tornata capolista in un avvincente sorpasso e controsorpasso con l’Inter, non resta che completare l’opera, allargando il vantaggio per evitare che il “corto muso” che ha caratterizzato spesso in questa stagione le prestazioni della squadra, comporti un secondo tempo vissuto tra sofferenze e stati di ansia. E al 5′ della ripresa ci pensa Lukaku a mettere a segno il gol della sicurezza. Il belga parte dalla distanza in solitaria, resiste all’attacco di Adopo e Mina, entra in area di rigore e insacca con un rasoterra in diagonale.

D’altro canto tutta la preparazione della gara, in settimana, era stata puntata sull’atteggiamento da tenere in campo, sullo sforzo da fare per non dare tregua a spazio al Cagliari e portare a casa una vittoria che, indipendentemente dal risultato dell’Inter impegnata a Como, potesse dare la certezza del titolo. Tutto è finalizzato alla grande conquista, il quarto scudetto della storia, agguantato dal Napoli al termine di uno dei tornei più appassionanti e logoranti degli ultimi anni.

Il Maradona da quel momento diventa uno spettacolo nello spettacolo. In una sarabanda di suoni e di colori, la partita continua nell’attesa generale del fischio di chiusura dell’arbitro.

Il Napoli nasconde il pallone e gestisce il prezioso vantaggio, facendo scorrere i minuti che separano la squadra e tutta la città dalla conquista del quarto scudetto. La partita finisce e subito dopo comincia la festa.

Al via lo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina

Un abbraccio tra i prigionieri ucraini liberati

Vatican News

I primi 390 ucraini e altrettanti russi sono “tornati a casa”, come previsto dall’accordo raggiunto ad Istanbul venerdì scorso. L’operazione “1000-per-1000” terminerà nel fine settimana. Lavrov: ora l’obiettivo è un trattato di pace a lungo termine
Guglielmo Gallone – Città del Vaticano

“Stiamo riportando a casa la nostra gente”: con queste parole il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato il primo significativo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina dall’inizio della guerra. Annunciato dal presidente Usa Donald Trump con un post sul social network Truth, confermato poco dopo da Kyiv e Mosca, l’accordo, raggiunto la scorsa settimana a Istanbul, ha portato oggi al rilascio di 390 persone per ciascuna parte: 270 militari e 120 civili. Lo scambio, ha spiegato Zelensky, proseguirà nel fine settimana, nell’ambito di un’intesa più ampia denominata “mille-per-mille”, che prevede complessivamente il ritorno a casa di duemila prigionieri, mille per ciascun Paese.

Chi sono i prigionieri liberati
Le immagini diffuse dai media ucraini mostrano uomini in divisa con i capelli rasati, avvolti in bandiere gialloblu, al confine tra Ucraina e Belarus, dove è avvenuto lo scambio. Alcuni di loro si sono commossi parlando al telefono con i propri cari in attesa di riabbracciarli, mentre lungo il percorso del convoglio di rientro molti civili sono scesi in strada per accoglierli. Scene simili anche nel nord dell’Ucraina, dove decine di famiglie si sono radunate nella speranza di ritrovare figli, mariti o fratelli. Alcuni portavano con sé fotografie, nel tentativo di ottenere notizie sui propri cari ancora impegnati al fronte. Zelensky ha assicurato che “stiamo verificando ogni cognome, ogni dettaglio di ogni persona”. Per ora, secondo il Coordinamento ucraino per il trattamento dei prigionieri di guerra, i 270 militari liberati provengono da diversi reparti dell’esercito, tra cui marina, fanteria, difesa territoriale, guardia nazionale e servizio di frontiera. Tra le persone rilasciate ci sono anche tre donne. Dall’altra parte, il ministero della Difesa russo ha confermato il rientro di 270 soldati e 120 civili, questi ultimi catturati dalle truppe ucraine nella regione russa di Kursk, oggetto di un’incursione ucraina nei mesi scorsi.

Un primo passo
Lo scambio rappresenta l’unico risultato concreto dell’incontro di Istanbul, il primo faccia a faccia diretto tra le delegazioni di Kyiv e Mosca da marzo 2022. Zelensky ha confermato che i contatti diplomatici “per rendere possibili tali passi” proseguiranno. Da parte russa, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha nuovamente parlato della preparazione di un “memorandum” da consegnare al prossimo incontro, aggiungendo che “ora il nostro compito più importante è quello di preparare un trattato di pace che sia affidabile e che garantisca una pace giusta e sostenibile a lungo termine senza creare minacce alla sicurezza di nessuno”. Il Cremlino, ieri, aveva ridimensionato l’ipotesi di colloqui a metà giugno in Vaticano, definendo “prematura” ogni anticipazione sull’eventuale sede. Inoltre, Putin ha ordinato la creazione di una zona di sicurezza lungo il confine, dichiarando in diretta tv che l’esercito sta colpendo le postazioni ucraine da cui partono gli attacchi contro le regioni di Kursk, Bryansk e Belgorod. La misura prevede anche operazioni di sminamento nelle aree interessate.

Pressione da ovest
Di riflesso, prosegue la pressione verso Mosca dal fronte occidentale, specie dopo che, secondo i media statunitensi, Trump avrebbe espresso dubbi sulla reale volontà di Putin di fermare la guerra: le potenze del G7, riunite nei giorni scorsi, hanno ribadito la necessità di mantenere alta la pressione sulla Russia. Sul terreno la situazione resta drammatica per i civili. Secondo un rapporto di Human Rights Watch, nei primi quattro mesi del 2025 gli attacchi russi hanno causato un aumento del 57% delle vittime civili rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: 47 morti e 180 feriti tra gennaio e aprile.

Harvard, il giudice blocca il divieto di Trump per gli studenti stranieri

USA-HARVARD/BONDS

La Stampa

Un giudice federale statunitense ha bloccato temporaneamente lo stop dell’amministrazione Trump all’iscrizione di cittadini stranieri all’Università di Harvard. In un ricorso depositato presso il tribunale federale di Boston, Harvard ha definito il blocco una «palese violazione» della Costituzione degli Stati Uniti e di altre leggi federali, e ha avuto un «effetto immediato e devastante» sull’università e su oltre 7.000 titolari di visto.

Harvard ha sostenuto che la revoca della certificazione del Programma “Studenti e Visitatori di Scambio” fosse una «chiara ritorsione» per il suo rifiuto alle richieste politiche ideologiche del governo. Burroughs è lo stesso giudice che sta esaminando una causa separata intentata da Harvard per contestare il congelamento di 2,65 miliardi di dollari di finanziamenti federali da parte dell’amministrazione. «Harvard non può più iscrivere studenti stranieri e gli studenti stranieri già iscritti devono trasferirsi o perdere il loro status legale», aveva affermato in una nota il Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti. «Con un colpo di penna, il governo ha cercato di cancellare un quarto della popolazione studentesca di Harvard», si legge nella causa intentata dall’ateneo. L’università combatterà per i suoi studenti internazionali, ha promesso il suo Presidente, Alan Garber, alla comunità di Harvard.

Scudetto del Napoli e la grande festa che è esplosa in città

Manfredi: 'Città gioiosa, Napoli vincente non solo nello sport'

(ANSA) – NAPOLI, 24 MAG – “È stato un grande successo sportivo, una grandissima gioia, ma anche una grande festa della città. La città è veramente gioiosa e la struttura organizzativa che abbiamo messo in campo ha funzionato”. Così il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, commenta la vittoria dello scudetto del Napoli e la grande festa che è esplosa in città.

“Vedo gente felice – ha aggiunto – ed è la più grande soddisfazione che noi possiamo avere e inoltre abbiamo dato l’immagine di una città che sa festeggiare, che si sa organizzare. Sono veramente molto orgoglioso di Napoli, dei napoletani, della squadra e possiamo veramente dire che stiamo dando lezioni”.

Manfredi ha proseguito affermando: “Credo che Napoli sia diventando una città vincente è una città vincente nello sport, nella crescita, nel turismo, negli investimenti che stanno arrivando in città e lo dimostra anche l’aver avuto la Coppa America. C’è un riconoscimento globale per la nostra città”. Il sindaco, prendendo a prestito le parole espresse stasera dal mister Antonio Conte, ha detto: “Come questo è stato lo scudetto del lavoro, questa è la Napoli del lavoro. Meno chiacchiere e più fatti”. (ANSA)

 

Meteo: l’Estate bussa alle porte con un’ondata di caldo da questa data

Ci siamo, sta arrivando il caldo

La Primavera 2025 si sta rivelando una delle più imprevedibili degli ultimi anni, con un meteo che sembra non trovare pace tra sbalzi termici, cieli grigi, piogge frequenti e improvvisi spiragli di sole che fanno solo illudere. Anche se Maggio volge ormai al termine, l’atmosfera che si respira non è affatto quella tipica della stagione che dovrebbe traghettarci dolcemente verso l’estate. Al contrario, il clima appare ancora dominato da una forte instabilità, con correnti fredde che mantengono temperature ben al di sotto delle medie stagionali.
A determinare questa situazione anomala è stata una configurazione atmosferica alquanto insolita, con le alte pressioni confinate tra il Nord Europa e l’Oceano Atlantico, che hanno lasciato l’Italia esposta a una sequenza di perturbazioni accompagnate da aria fredda di origine polare. Le conseguenze non si sono fatte attendere: sul Settentrione si sono registrati cali termici anche superiori ai 4-6 gradi rispetto alle medie, mentre le regioni del Centro e del Sud hanno vissuto giornate fresche e instabili, tipiche più di fine Inverno che della tarda Primavera.
Graduale svolta, patiremo il caldo da inizio Giugno
Ma all’orizzonte qualcosa si muove. Le ultime proiezioni meteo lasciano intravedere un cambiamento importante a partire da Domenica 25 Maggio. L’arrivo dell’Anticiclone delle Azzorre, con il suo carico di aria calda subtropicale, inizierà a modificare progressivamente lo scenario, spingendosi verso l’Italia e riportando condizioni più stabili. In un primo momento saranno le regioni del Centro-Nord a beneficiare di questo rialzo barico, con temperature in crescita e cieli via via più sereni.
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Tuttavia, non sarà una transizione immediata né uniforme. Il meteo resterà ancora parzialmente influenzato da infiltrazioni fresche provenienti da nord-ovest, che continueranno a lambire la Penisola almeno fino a metà della prossima settimana. Solo in prossimità del ponte del 2 Giugno l’alta pressione dovrebbe affermarsi con decisione anche sulle restanti regioni, portando finalmente giornate pienamente soleggiate e temperature più estive. L’estate, quindi, è davvero alle porte: bisognerà solo pazientare ancora qualche giorno per vedere il meteo virare definitivamente verso condizioni più calde e stabili.
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