Venezia, offerte e fedeli: la guerra tra sacerdoti chiude la chiesa del cimitero Raccolta firme contro la decisione. I soldi al vescovo

L’eredità questa volta sono i fedeli. Ma probabilmente ancor di più le offerte, tante che don Armando Trevisiol riceve. Il manager della carità ci ha costruito sette centri per anziani, un ipermercato solidale, quasi sempre tra le invidie dei preti, soprattutto quelli delle chiese vicine, che si dovevano accontentare delle briciole, mentre don Trevisol riceveva lasciti e testamenti. Adesso che, a 93 anni ha dato le dimissioni dalla chiesa del cimitero, i «colleghi» non aspettavano altro. Perché quell’edificio prefabbricato costruito nel 2009 su insistenza dello stesso sacerdote era frequentato ogni domenica da centinaia di persone e molte famiglie sceglievano il cimitero di Mestre per l’addio al proprio caro al posto delle comunità cittadine. Senza considerare a chi prima (o dopo) di passare a portare i fiori lasciava l’offerta nella cassetta davanti all’immagine di Papa Giovanni piuttosto che di Madre Teresa di Calcutta.

Le contestazioni

«E noi abbiamo le chiese vuote», hanno sempre contestato i parroci vicini. Se il motivo era davvero la chiesa del cimitero, lo si capirà ben presto perché il risultato della «guerra» tra sacerdoti ha portato, con il timbro del patriarca Francesco Moraglia, di fatto alla chiusura della chiesa del cimitero. Basta più messe domenicali (il 26 giugno sarà l’ultima), per chi vorrà ci sarà una sola celebrazione settimanale ogni mercoledì mattina alle 9. E soprattutto basta funerali. «Dato che il luogo delle esequie è la comunità cristiana, i funerali saranno celebrati nelle parrocchie di provenienza. I rari casi di defunti “senza nessuno” avranno per riferimento la parrocchia più vicina al cimitero di San Paolo in via Stuparich», ha scritto mercoledì sera don Natalino Bonazza ai presbiteri, ai diaconi e a tutti i parroci del vicariato di Mestre.

Le assenze

E se fino a giovedì tutte le offerte raccolte servivano — su esplicita richiesta di don Armando che segue il cimitero da quando, ancora giovane, aveva chiesto la possibilità di farlo a monsignor Da Villa — per aiutare gli anziani e per la costruzione dei centri don Vecchi, dalla prossima settimana si cambia: «Le eventuali offerte, sia della questua che per i suffragi delle messe del mercoledì, saranno destinate alla carità del vescovo». Ma c’è da star sicuri che il «manager» della carità continuerà a ricevere offerte, lasciti e testamenti, così come è stato negli ultimi quarant’anni, continuando a scatenare l’invidia dei colleghi. Di sicuro fedeli e volontari non l’hanno presa troppo bene. La decisione ha portato però alla rivolta di decine di persone che negli anni hanno aiutato don Trevisiol e in queste settimane di assenza i sacerdoti della parrocchia di Carpenedo che si era offerta di continuare l’opera dell’ex parroco, e dei fedeli che seguivano le messe in cimitero, tanto che è stata avviata una raccolta firme contro la chiusura della chiesa, già arrivata a centinaia di nomi. «Si chiude un’esperienza che funziona», sottolineano.

Criterio sinodalità

Nei prossimi giorni don Bonazza riceverà le chiavi dell’edificio di culto («Spero presto — scrive agli altri parroci e ai diaconi — così farò un sopralluogo per verificare lo stato degli arredi) e comincerà la nuova era. «Auspico che le scelte future sul futuro cimitero siano condotte anche con il criterio della sinodalità, ascoltando il parere dei laici e dei presbiteri insieme — commenta il parroco di Carpenedo don Gianni Antoniazzi sul settimanale Lettera Aperta — Ho nuovamente invitato il vicario ad incontrarsi con i volontari e con la gente che partecipa all’Eucarestia per prendere le decisioni più opportune alla fede». Che forse non portano alla chiusura di una chiesa.

Corriere del Veneto

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