Ucraina L’iniziativa di “Repair together” per sistemare scuole, biblioteche e centri culturali colpiti dai raid

I giovani si ritrovano per ripulire i palazzi dalle macerie

I giovani di Repair together

I giovani di Repair together – Ansa

Avvenire

Musica techno, casse, amplificatori. Ma anche guanti da lavoro, pale, picconi. E una gran voglia di ricominciare. Questo è tutto quello che serve ai ragazzi di “Repair together” per ricostruire la loro casa: l’Ucraina.

Fanno parte di un’associazione nata pochi mesi fa, dopo che le bombe russe hanno iniziato a cadere dal cielo. Le biblioteche, le scuole, i centri di cultura sono tra gli edifici che hanno deciso di ripulire da mattoni e calcinacci e mettere in sicurezza. Lo fanno però a mondo loro. Perché sulle macerie ballano, e non in modo simbolico. Li chiamano “rave party”, ma non hanno nulla a che fare con droga, sregolatezza e autodistruzione. Tutto il contrario. La musica serve a dare il ritmo alle braccia che alzano polvere e macerie, a farsi forza uno con l’altro, a ridere insieme. Per dire a Putin: «Non ci hai spezzati, siamo qui e tra le macerie noi ci balliamo».

«Io e i miei amici – racconta Tetiana Burianova, 26 anni, coordinatrice del gruppo – ci siamo mossi subito per aiutare e consegnare cibo, medicine e consolato le persone che erano disperate».

Poi si sono organizzati in una vera associazione e hanno deciso di fare di più. Sono partiti in sette e ora sono oltre un centinaio. La settimana scorsa hanno ripulito Yahidne, città a 140 chilometri da Kiev. Il centro culturale e alcune case danneggiate sono state sistemate. Non sono certo tornate come prima, però il segnale di rinascita e speranza è forte. I ragazzi hanno tra i venti e i trent’anni, e molti di loro prima della guerra frequentavano le discoteche di Kiev.

Fino a poco tempo fa la capitale ucraina era il cuore della musica techno del Vecchio Continente. Sulla loro pagina Instagram, dove caricano i video dei rave, i ragazzi scrivono che «la seconda e più ambiziosa fase deve ancora iniziare. Vogliamo ricostruire almeno dodici case distrutte e ripararne venticinque».

Per questo cercano finanziatori, donatori e altri ragazzi che si uniscano a loro. Il lavoro da fare è ancora tanto, ma non hanno paura. La priorità viene data alle case dei civili: «Molte persone vivono da parenti e amici, ma può essere che la loro abitazione sia solo danneggiata – scrivono i ragazzi – e allora ci chiedono una mano».

La prima fase, quella «noiosa, ma necessaria », è la pulizia. Si accatasta tutto quello che non può essere recuperato e si cerca di salvare il salvabile: mattoni, travi, lamiere, tutto puoi aiutare a riparare un buco o rendere più resistente una parete. Tetiana e i suoi amici più stretti lavoravano insieme anche prima dell’invasione. «Eravamo guide e facevamo scoprire l’Ucraina ai turisti con passeggiate ed escursioni immersi nella natura». Questo è stato loro molto utile perché sapevano già come organizzare eventi, come spostare le persone sul territorio e a chi chiedere una mano. Ognuno dei volontari mette ciò che può, «circa 10 dollari», per coprire le spese per il cibo, la benzina e i biglietti del bus che servono per spostarsi tra le città colpite. «Abbiamo assistito a scene strazianti – racconta Tetiana –: famiglie alle quali erano stati rapiti i figli e i genitori ci raccontavano come li stessero cercando con la convinzione di trovarli vivi. Noi invece ci guardavano in faccia sapendo che questo in realtà non sarebbe mai successo».

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