La Vergine del triplice Avvento

Lo Spirito e la Chiesa sposa orante invocano: «Vieni, Signore!». E il Signore sposo, che non delude le attese della sua Sposa amata, risponde: «Sì, verrò presto!» (Ap 22,17.20). Cristo risorto con lo Spirito è invocato ogni giorno dai fedeli perché egli venga nel suo popolo e nel mondo. Gesù salvatore è colui che venne (cf Gal 4,4-6), che viene (Ap 1,4.8) e che verrà (Ap 22,12.20). Ma i credenti vanno incontro al Signore accompagnati dalla Madre che sta «al centro della Chiesa in cammino» (Redemptoris Mater = RM 25-37). Questa "compagnia" della «socia del Redentore», quale "Nuova Eva" al fianco del "Nuovo Adamo" (cf Lumen gentium = LG 55-61), è fondamentale, poiché «l’evento Cristo non è compiuto senza Maria» (Alois Müller). Difatti ella è la Vergine del triplice Avvento:

venuta del Signore nel tempo storico della salvezza ("Porta dell’Avvento"),
nascita a Betlemme (Natale-Epifania e accanto al Figlio nella sua vita pubblica),
attesa della venuta finale del Signore nella parusia (anno liturgico quale tempo-spazio sacramentale della salvezza).

Vergine della venuta storica

L’annunciazione alla Vergine inaugura la «pienezza del tempo» (Gal 4,4). Con il suo Fiat si ha il compimento delle promesse salvifiche (RM 11): dalle figure si passa alla realtà, dall’attesa alla piena attuazione storica. In virtù del suo radicale inserimento nel mistero dell’incarnazione del Verbo, ella risulta intimamente collegata con tutta la storia della salvezza: «Il solo nome di Theotokos, Madre di Dio, contiene tutto il mistero della salvezza» (san Giovanni Damasceno).

Coronamento dell’antico Israele e inizio santo del nuovo popolo di Dio, ella appare come un fiore primaverile («La primavera dell’umanità è nascosta» in lei, dichiara Jean Guitton), sbocciato dal tronco vitale di Iesse e frutto sublime della salvezza compiutasi in Israele nella stagione del raccolto. In questo senso l’Avvento è «tempo particolarmente adatto per il culto alla Madre del Signore» (Marialis cultus = MC 4), anche se non va presentato come un "mese di Maria". La Chiesa nelle 4 domeniche e settimane di Avvento celebra la settimana mariana prima di Natale e la domenica mariana prenatalizia (IV di Avvento), e sono vivamente raccomandate le due novene dell’Immacolata e di Natale. Anzi, i credenti sono esortati in Avvento, come sosteneva il card. Joseph Ratzinger, a diventare mariani per fare spazio a Cristo che viene.

Vergine del Natale

L’attesa della venuta del Messia salvatore in Maria coincise con il tempo del parto (nascita storica di Cristo). In lei, «arca della nuova alleanza», il Verbo «ha posto la sua dimora in mezzo a noi». Ella è il Trono della divina Sapienza fatta carne: dal suo grembo verginale il Salvatore si rivela all’umanità. Da più di 2000 anni, come già ai pastori e ai Magi, la Vergine Madre depone tra le mani e nel cuore dei fedeli il suo Figlio divino per l’adorazione. Da qui il noto assioma: In gremio Matris sedet Sapientia Patris (Nel grembo della Madre risiede [Cristo] Sapienza del Padre).

Ma nel contemplare la Figlia di Sion che, dalla Genesi all’Apocalisse, accompagna l’intera trama del disegno salvifico (RM 47), va rilevato che la nascita di Cristo-Capo a Betlemme include la nascita di Cristo-Corpo nella Pasqua-Pentecoste. Maria è madre del "Cristo totale": capo e membra. Ella, che attese la nascita del Salvatore a Betlemme, nel Cenacolo attese pure la venuta dello Spirito che si compì nell’Avvento pentecostale (nascita della Chiesa). La maternità della Vergine verso Cristo-Capo a Betlemme si è estesa e dilatata sul Calvario, alle membra del suo corpo ecclesiale e all’umanità intera. Nella notte di Pasqua, «agnoscit Mater membra quae genuit» (Ildefonso di Toledo): nella Veglia pasquale «la Madre (per prima) ha rivisto le membra da lei generate» a Betlemme, e le membra ricevute il Venerdì santo dal Figlio morente sulla croce. Se a Pasqua ri-nasce il Capo, nascono anche le membra. Lo stesso Spirito che ha operato l’incarnazione del Verbo all’Annunciazione (Lc 1,35), la risurrezione di Cristo capo dell’umanità nuova a Pasqua (Rm 1,1-4), a Pentecoste opera per la nascita della Chiesa, corpo ecclesiale di Cristo (At 1,14). E dopo Pasqua la Vergine rimane nel Cenacolo a Gerusalemme come madre e maestra formatrice della nuova famiglia di Gesù: gli apostoli e i discepoli.

A chi meravigliato chiedesse perché nel mondo "appare" Maria (raramente Gesù e i santi), Hans Urs von Balthasar risponderebbe: «Chi si meraviglia di questo non ha capito chi è veramente Maria». Le apparizioni mariane sono uno dei mezzi di cui la Vergine si serve per adempiere a quella missione di madre nostra che perdura «fino a che le famiglie dei popoli… non siano riunite in un solo popolo di Dio, a gloria della SS.ma e indivisibile Trinità» (LG 69).

Vergine dell’attesa della parusia del Signore

Per la Vergine Madre questa attesa si compì nella sua gloriosa Assunzione (nascita alla vita celeste). La Donna vittoriosa e immacolata della prima creazione (Gen 3,15), riappare nel segno della Donna vestita di sole al compimento della rivelazione (Ap 12,1; RM 11), dove è mostrata regina madre rivestita di gloria immortale alla destra del Figlio, re della gloria celeste (cf Sal 44,10-14).

La Madre del "Cristo totale" sale in cielo per meglio servire da lassù i suoi figli pellegrini sulla terra e prepararli all’incontro finale con il Signore. La Regina del cielo, propizia e soccorritrice, infonde fiducia e speranza: in lei è vinta la paura del futuro, superato l’enigma della morte e disvelata la vocazione dell’uomo.

Contemplando il mistero dell’Assunzione, l’uomo che attende la venuta del Signore nella sua vita personale, può comprendere il piano di Dio relativo all’umanità: dopo Cristo, l’Assunta è la creatura umana che realizza per prima l’ideale escatologico, anticipando la pienezza della felicità, promessa agli eletti mediante la risurrezione dei corpi. Il Vaticano II ricorda che in Maria assunta al cielo, la Chiesa «contempla con gioia… ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere» (Sacrosanctum Concilium 103), e in lei trova un «segno di sicura speranza e di consolazione» (LG 68). Il filosofo Italo Mancini diceva che «questo evento realizza uno dei più antichi sogni dell’uomo: dalla terra alzarsi ai cieli, unire ciò che è in alto con ciò che è in basso, la materia con lo spirito, l’inizio con la fine, l’uomo con Dio».

Nella Vergine del triplice Avvento, le tre dimensioni del tempo si unificano: il passato diviene presente in virtù della celebrazione del Signore, di una vita ascetica e ricca di opere buone; l’oggi è segnato dalla presenza materna di Maria nel cammino verso le realtà ultime; il domani diviene realtà luminosa e densa di speranza certa, poiché la Madre del "Cristo totale" è altresì «la Madre del giorno che non conosce la notte».

Sergio Gaspari in Madre di Dio Dicembre 2008

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