Speriamo che l’ammodernamento della Chiesa non si riduca a inseguire le mode come i flashmob e le ola

“La Chiesa deve capire il ruolo importante delladonna“: lo ha detto Papa Francesco il 15 agosto salutando i fedeli dalla sua residenza estiva diCastel Gandolfo. Il problema però è quale sia secondo Papa Francesco il ruolo della donna e in cosa si discosti dal ruolo assegnatole dalla Chiesa e dagli altri papi nel corso di una ventina di secoli. Un ruolo, come è noto, subalterno.

La vera novità, per essere tale, dovrebbe avvenire su un terreno decisivo: l’estensione del sacerdozio alle donne e la possibilità per i sacerdoti di sposarsi. Ma l’ordinazione sacerdotale delle donne è stata esclusa in modo molto esplicito anche da Papa Francesco, come ha spiegato ai giornalisti nel suo volo di ritorno dal Brasile il 29 luglio:

“Per quanto riguarda l’ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e ha detto no. Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione definitiva, quella porta è chiusa”.

Ufficialmente il motivo per il quale le donne sono da sempre escluse dal sacerdozio è che Gesù come apostoli aveva solo uomini, nessuna donna. Come dire che poiché Gesù non aveva automobili, occhiali, tv, radio, telefoni e telefonini, chirurghi e non viaggiava in treno né aereo o elicottero, ne debba conseguire che gli ecclesiastici, a partire dal Papa, non possono viaggiare in auto, treno, elicottero e aereo e non possono usare occhiali o essere operati in caso di bisogno. E neppure guardare la tv, ascoltare la radio, usare telefoni e telefonini…

Il no ribadito in aereo è stato accompagnato immediatamente dopo dalle seguenti parole:

“Ma ricordiamo che Maria è più importante degli apostoli vescovi e così la donna nella Chiesa è più importante dei vescovi e dei preti”.

Parole che per non restare tali dovrebbero permettere anche il matrimonio ai sacerdoti, innovazione che, come il sacerdozio femminile, trasformerebbe in fatti concreti, cioè in realtà, “il ruolo importante della donna”, che secondo lo stesso Francesco “la Chiesa deve capire”. Parole quest’ultime che, si noti, stanno a significare che a tutt’oggi si tratta di un ruolo non ancora capito. Oltretutto, il celibato dei preti NON è prescritto in nessuna pagina dei vangeli, neppure in quelli sinottici. Anzi, S. Paolo, che è il vero fondatore della Chiesa, raccomandava che il diacono fosse sposato una sola volta e con una donna virtuosa. Ecco infatti alcuni passi delle sue lettere pastorali:

– prima lettera a Timoteo (3,2-5) “Bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?”

– prima lettera a Timoteo (3,2.12): “Bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta…I diaconi non siano sposati che una sola volta”;

– lettera a Tito (1,6): “Il candidato (=il Presbitero) deve essere irreprensibile, sposato una sola volta”.

– lettera a Tito (1, 6-7ss): “…Perché tu stabilissi presbiteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato: il candidato deve essere irreprensibile, sposato una sola volta, con figli credenti e che non possano essere accusati di dissolutezza o siano insubordinati”.

Lo stesso apostolo Pietro, il cui nome vero era Simone, era sposato, visto quanto c’è scritto nel vangelo di Marco (1,30):

“La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei”.

I problemi sono nati per il malcostume degli ecclesiastici, in particolare dei vescovi, di assegnare ai propri familiari i posti di lavoro e le occupazioni migliori, in un’epoca in cui la Chiesa era di fatto la detentrice di quasi tutto il mondo del lavoro, culturale e materiale, latifondi compresi. Inoltre i beni della Chiesa erano messi seriamente in pericolo a causa dei diritti all’eredità dei figli degli ecclesiastici. Si arriva così, e solo per questi motivi, al I concilio lateranense (1123 d.C.) e al II concilio sempre lateranense (1139 d.C), che prescrivono l’obbligo del celibato ai religiosi di professione. E facendo leva anche su tale obbligo, non condiviso da gran parte del clero e dei fedeli, ci sarà lo scisma della Riforma.

L’obbligo del celibato è sempre più visto come l’origine di vari mali della Chiesa, compresa la piaga della pedofilia e gli abusi sessuali di vario tipo per i quali già durante il Concilio di Trento si dovette tenere una apposita sessione. Ma è all’origine anche di dolori come quello del priore di Bose, don Enzo Bianchi, che in una intervista a Repubblica del 28 luglio ha ammesso di avere sì “passato la vita alla ricerca di Dio”, ma di sentire “oggi il peso di non avere figli”. Da notare che il sacerdote obbligato ufficialmente a non avere figli viene chiamato con il titolo di “padre”, così come le suore, anche loro obbligate al celibato e alla non maternità, godono del titolo di “madre”.

Speriamo che Papa Francesco riesca davvero a rinnovare la Chiesa nella mutante e travagliata realtà del mondo. A suo tempo ci ha tentato il “Papa buono” Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli, convocando un apposito concilio. Il cui contenuto e le cui decisioni sono state però man mano smantellate da Wojtylae Ratzinger.

Gesù non aveva neppure i flashmob e non faceva la ola. Eppure a Rio De Janeiro in presenza di Papa Francesco abbiamo visto il tripudio per il flashmob e la ola di un migliaio di vescovi con tanto di abito talare e vistosa fascia rossa. Speriamo che l’ammodernamento della Chiesa non si riduca a inseguire le mode come i flashmob e le ola.

 

di Pino Nicotri

fonte http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/papa-francesco-celibato-donne-prete-san-1644479/

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