Qualche riflessione sparsa tra giovani e adulti, tra oggi e futuro, tra fede e vita, tra certezze ed incertezze

di MARCO PAPPALARDO – vinonuovo.it
I giovani sono spesso al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica: da un lato come il futuro della società, dall’altro come coloro che trasgrediscono, senza ideali e senza fede, e spesso quest’ultima opinione è quella che prevale, dimenticandoci come eravamo alla loro età e forse come siamo anche adesso. E i segnali al riguardo sembrano chiari a molti adulti pensando a loro, visto che nei rapporti d’amicizia o di coppia, nel tempo libero, nella sessualità, on line, nel divertirsi, si cerca la trasgressione e la fuga dalla vita di tutti i giorni, quasi per compensare la normalità che appare come un vestito vecchio e fuori moda. I sentimenti e le emozioni forti ed immediate fanno da guida nei rapporti di coppia più che il condividere un progetto, un ideale e, perché no, una fede comune. Non è che tutto ciò sia tanto diverso nel mondo dei grandi!

I cosiddetti valori non sono assenti nelle nuove generazioni, ma spesso sono vissuti in modo soggettivo, sbandierando la libertà di scegliere il modo in cui trasformarli in qualcosa di concreto. Sì, tutto sembra dipendere dalle situazioni, dalle occasioni, dal gruppo, dal “se me la sento di farlo” altalenando tra una scelta e l’altra, tra il giorno e la notte, tra il bene e il male. Chi sarebbe pronto a scommettere su di loro senza riserve? Sondaggi e ricerche sui giovani e il loro rapporto con Dio e con la Chiesa, per esempio, non mancano, ma si rischia sempre di perdersi tra le cifre e percentuali, che davvero poco dicono di ciò che provano e vivono. Il problema non è costituito tanto dal rifiuto della religione, quanto dal modo in cui la fede dichiarata diviene o non diviene fede vissuta; e non c’è età per questo!

La fede è un dono e riusciamo a comprenderne qualcosa solo se rileggiamo la vita sotto questa luce e non attraverso i numeri. Si tratta di riscoprire lo stupore in una società che dà tutto per ovvio e scontato, dove ogni cosa è messa a nudo eccetto il cuore dell’uomo. Proviamo allora a chiudere gli occhi e ripensiamo alla nostra vita, ai momenti in cui qualcosa più grande di noi ci ha toccato il cuore, ci ha preso per i capelli, ci ha fatto innamorare; proviamo a “sognare” come solo chi è giovane sa fare. Persone, avvenimenti, gioie e dolori, letture, incontri, celebrazioni, il creato: ogni cosa può farci stupire se la guardiamo con occhi diversi.

All’improvviso un rumore, una difficoltà, lo studio, il lavoro, il gruppo che non va, la lite a casa, la fidanzata che ti lascia, il futuro, i genitori o gli insegnanti che non capiscono…il sogno svanisce. Sì, i giovani sono anche questo: scanzonati, dubbiosi, incerti, spaventati, offesi, arrabbiati, incompresi, testardi. Li vediamo dovunque immersi nel mare di Internet, esprimersi con ritmi sempre nuovi attraverso la musica, il corpo, i graffiti; tutti linguaggi nuovi e da interpretare che nascondono il forte desiderio di relazioni, la tensione versi i grandi ideali e il voler realizzare i propri sogni. A volte i modi in cui chiedono aiuto sono incomprensibili ai “grandi” e forse anche a qualche giovane-vecchio: domande mute che vengono dalla solitudine, quella sorta di indifferenza che è piuttosto diffidenza verso una società e un mondo adulto che non si fa responsabile del futuro. Sono, però, capaci di risollevarsi, scommettendo ancora una volta in ciò che dà un vero senso alla vita. E forse dovremmo imparare quest’arte da loro!

Non una strada facile, perché i modelli che la società e i media (vecchi e nuovi) propongono sono all’opposto: vendono la felicità effimera, l’apparire travestito dall’essere, il “mordi e fuggi” dei sentimenti e un ateismo a buon mercato. Ed è così che accanto ai miti di sempre (cantanti, calciatori, attori/attrici, ecc.) vi sono i nuovi: influencer, personaggi dei reality, opinionisti generalisti del talk show sono miti e modelli a buon mercato e in abbondanza di ragazzi, adolescenti e giovani, inebriati dal desiderio della fama, dal facile successo e dalla possibilità di avere il portafogli pieno senza troppa fatica.

È difficile per loro avere dei punti fermi e sicuri nella società di oggi sotto l’aspetto della sfera affettiva e sessuale, dell’uso (che spesso è un consumo) dei beni e della stessa giovinezza, mentre cattivi e subdoli maestri ben travestiti trovano in loro un bacino a cui attingere per i propri esperimenti o giochi economici e politici. Non basta parlarne o scriverne, fare convegni e dibattiti. L’uomo del ventunesimo secolo chiede una testimonianza autentica che riempia la vita, che proponga la fede come un’esperienza centrale e determinante, perché carica di una forza singolare di verità che illumina tutta la vita.

Crescere nella fede non è soltanto credere, ma anche voglia di puntare in alto e non accontentarsi delle “mezze misure”. La fede, inoltre, non è un dono da tenere per sé, va vissuta come una responsabilità. Siamo chiamati, giovani e adulti, in prima persona a compiere un’operazione che consiste nell’immergersi nel quotidiano per non perdere nulla e cogliere l’essenziale delle cose, anche se questo spesso “è invisibile agli occhi”.

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