Preti sposati preti per i domani: nuovi modelli per nuovi tempi della Chiesa

Vatican Insider propone una recensione del libro di Lobinger dal titolo “Preti per domani. Nuovi modelli per nuovi tempi”. Esistono già formati e pronti a rientrare in servizio nella Chiesa i preti sposati che spesso sono esiliati dal dibattito, ma che sono una grande risorsa per la Chiesa.

Roma, 03/02/2019 (informazione.it – comunicati stampa) Di seguito l’articolo di Vatican Insider:

“Era accaduto anche sei anni fa e precisamente domenica 17 marzo 2013 quando, al primo Angelus del suo pontificato Papa Francesco aveva citato «un libro che mi ha fatto molto bene» riferendosi all’ultimo testo pubblicato dal cardinale Kasper per i tipi di Queriniana e dedicato alla «misericordia, chiave della vita cristiana», un tema che sappiamo molto caro a Jorge Mario Bergoglio che vi ha intitolato un anno giubilare.

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E ha destato curiosità, oltre che la soddisfazione dell’editore – in questo caso l’Editrice Missionaria di Bologna – il cenno del Papa ad un altro libro registrato nel corso della conferenza stampa sul volo di ritorno dalla Gmg di Panama domenica 27 gennaio: un breve saggio di Fritz Lobinger dal titolo “Preti per domani. Nuovi modelli per nuovi tempi”. Nato in Germania nel 1929, l’autore è stato ordinato prete della diocesi di Ratisbona nel 1955 e dal 1956 vive in Sudafrica come missionario fidei donum. Dopo aver conseguito un dottorato in missiologia, ha ricoperto per 17 anni un incarico all’Istituto missiologico Lumko, dove ha pubblicato una serie di materiali formativi per i leader laici e ha tenuto corsi in Asia e Africa, dal 1988 al 2004 è stato vescovo di Aliwal in Sudafrica.
Solo una differenza: se il testo citato nel 2013 era stato donato direttamente dall’autore, il cardinale teologo tedesco, nel corso del Conclave (Bergoglio e Kasper alloggiavano in stanze adiacenti), questa volta il libro è stato fatto conoscere al Papa dal vescovo Erwin Kräutler, nato nel Voralberg in Austria nel 1939, da 50 anni missionario in America Latina e per 35 vescovo della diocesi più vasta del Brasile (più estesa dell’Italia), quella di Altamira-Xingu, sempre in prima linea nella difesa delle popolazioni locali minacciate dalla deforestazione lungo il Rio delle Amazzoni e uno dei collaboratori per l’enciclica Laudato si’. A dichiararlo in un’intervista è stato lo stesso Kräutler perché lo riteneva un prezioso sussidio per la riflessione sulla grave carenza di preti nelle terre di missione e «interessante» è stato definito da Francesco sul volo verso Roma.
Uno scritto che non si può dire fresco di stampa – pubblicato nel 2003 in tedesco dalla Schwabenverlag di Ostfildern e in inglese per i tipi della Claretian Publications di Chicago, è uscito in italiano per la Emi nel 2009 – ma che evidentemente, dalle parole del Pontefice, mostra ancora oggi tutta la sua attualità, come del resto conferma il tema trattato.
Si tratta infatti di una proposta originale per venire incontro ad una situazione che si sta manifestando in molte parti della Chiesa dove la carenza di vocazioni sacerdotali ha portato ad avere un prete in servizio su più parrocchie, un evento che conduce l’interessato a situazioni di stress incontrollato e all’insoddisfazione di tanti fedeli abituati ad avere un parroco in ogni parrocchia (a livello europeo, anche in ogni piccolo e remoto paese di periferia).
Il testo propone la costituzione di «gruppi parrocchiali» e l’ordinazione dei «preti di comunità» come il punto di partenza più facile e sicuro nella convinzione di offrire la migliore, e in alcuni casi, l’unica risposta al numero insufficiente di sacerdoti. La motivazione di questo suggerimento, punto di partenza per l’ordinazione di leader laici è spiegata con numerosi esempi di realtà concreta a livello dei diversi continenti.
La proposta è avvalorata anche dal pastoralista austriaco Paul M. Zulehner che firma insieme a Lobinger il primo capitolo (che era stato pubblicato nel febbraio 2003 dalla rivista inglese The Tablet). Secondo gli autori sarebbero tre le soluzioni finora proposte e, almeno in parte attuate, per ovviare alla carenza di preti: una “tradizionale” che si affida alla preghiera, ma nella speranza di “importare” per intanto preti da Paesi con vocazioni più numerose; una “riformista” che vorrebbe allargare l’ammissione al sacerdozio, cambiando le regole (abolizione del celibato obbligatorio, ordinazione di uomini sposati e introduzione del sacerdozio femminile) e quella “pragmatica”: una sorta di “operazione holding” dove sempre più compiti che spettavano tradizionalmente ai preti verrebbero svolti da diaconi e laici, in alcune realtà volontari, in altre stipendiati a tempo pieno. E nel frattempo, col diminuire del clero, le parrocchie vengono allargate o riunite in gruppi sovraparrocchiali (pensiamo alle unità pastorali).
Zulehner e Lobinger ne propongono invece un’altra: la soluzione di comunità, basata su una visione di Chiesa in linea col Vaticano II. Laddove la presenza dei preti è sempre stata ampia i fedeli sono diventati perlopiù passivi, quasi fruitori di servizi, come la celebrazione della messa e dei sacramenti, senza un vero e proprio coinvolgimento, né assunzione di responsabilità che derivano dal sacerdozio comune, delegando di fatto la gestione al clero. Nella nuova prospettiva si propone di introdurre un nuovo tipo di prete che si affianchi a quelli attuali e per far questo si prende ispirazione da san Paolo nelle cui Lettere emergono due figure distinte: il «prete missionario», come l’Apostolo stesso, che fonda comunità e si tiene in contatto con esse, e i «presbiteri di Corinto», responsabili della comunità e della celebrazione dell’eucaristia; di qui la denominazione degli autori di «preti paolini» e «preti corinzi».
I primi, nella convinzione degli autori, continueranno ad esistere secondo le modalità attuali, maschi formati nei seminari residenziali (nonostante molti cattolici siano convinti che prima o poi il campo verrà allargato alle donne), mentre i secondi, perlopiù uomini sposati e con già un lavoro, opereranno part-time, ordinati per una specifica comunità che si farà carico della loro formazione e conferirà la qualifica di «consolidati» o «probati». In tal modo non verrebbe messa in discussione la regola del celibato obbligatorio che resterebbe valida per i preti paolini, mentre quanti, pur svolgendo una professione civile, vorranno impegnarsi come membri attivi nella propria comunità, potranno diventare preti corinzi.
Sul tema dei “viri probati” si era discusso ampiamente anche nel Sinodo del 1971 senza però giungere ad una soluzione, ma il termine veniva riferito a coloro che avevano reso «buona testimonianza di vita familiare e professione esemplare», questa volta il concetto si allarga invece alla comunità (un po’ come accade per il diaconato permanente): sono le comunità che formulano la richiesta ad alcune persone che considerano «probate» nel servizio. E per Zulehner e Lobinger «i tempi sono maturi» per riaprire il dibattito.
Il testo analizza i pro e contro, rispondendo alle numerose obiezioni che la proposta incontra nelle diverse realtà: il rischio di avere due categorie di preti, una di serie A e una di serie B, il rischio del clericalismo cui incorrerebbero i preti corinzi, il rischio che alla lunga venga a mancare l’ideale del sacerdozio celibatario e si finisca per ricorrere solo al secondo modello, la difficoltà di avere comunità mature che accettino questa soluzione, l’interrogativo circa i rapporti tra i due tipi di preti e quelli con i vescovi e molto di più.
Non ultime le enormi differenze tra le diverse realtà delle chiese del Nord e le giovani del Sud, dove il concetto di comunità è assai più vivo e operante: uno è il caso di realtà di missione con 50-100 mila cattolici per parrocchia e due soli preti, altro è quello di decine di parrocchie in una valle europea affidate ad un prete con al massimo un collaboratore o ancora una grande parrocchia cittadina con 9-10 mila fedeli dove un unico prete è costretto alla moltiplicazione delle messe ogni finesettimana. Per tale motivo vengono quindi presentate situazioni diversificate, tutte però accomunate dalla possibilità di ordinare alcuni preti corinzi o preti di comunità, evidenziandone i risvolti positivi per i fedeli. «Si spera che cominci presto un dialogo tra le vecchie e le nuove chiese che dovranno sforzarsi di comprendersi a vicenda nelle rispettive situazioni al fine di giungere ad una soluzione accettabile per tutti» scrive Lobinger.
Senza dubbio un libro che si presenta, come ha detto Papa Bergoglio, «interessante» quando si va ad analizzare la questione dell’attuale crisi del sacerdozio. Una soluzione, quella proposta che avrebbe tutta l’intenzione di costituire non solo la risposta ad una emergenza, bensì un’attualizzazione piena del Vaticano II, per esempio nel superamento del binomio clero-laici nell’ottica della piena e reciproca corresponsabilità e nell’acquisizione di un contesto profondamente mutato (Chiesa non più realtà diffusa a livello sociale con preti quasi pubblici funzionari, bensì minoranza di Popolo di Dio in una situazione di diaspora).
«La soluzione che proponiamo – scrivono Zulehner e Lobinger – appartiene alle più antiche tradizioni della Chiesa delle origini. Ritornando ad essa, possiamo dare nuovo rilievo al vecchio compito die preti di costruire le comunità, infondendo nuova vita nella Chiesa».
“Preti per domani. Nuovi modelli per nuovi tempi” di Fitz Lobinger – Paul M. Zulehner – Editrice Missionaria Italiana 2009, pp. 112, € 10

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