Preti sposati per un Chiesa in cammino

Papa Francesco ha tratto fuori la Chiesa dalla paralisi e l’incontro con le famiglie dei preti sposati dell’11 Novembre 2016 è stato un gesto profetico di accoglienza.

“Come diceva Rosmini, nella Chiesa si alternano periodi di ‘stasi’ e periodi di ‘movimento’. Ecco che il periodo di ‘stasi’ si è troppo protratto e, oggi, occorre passare ad un periodo di ‘movimento’: che significa avere una calda espansione evangelizzatrice (evangelizzando se stessi per proporre il Vangelo a tutti), e perciò una capacità di inculturazione nelle nuove forme culturali di oggi, un sapersi mettere in ascolto di tutti i cuori, per discernerne i moti profondi e sinceri da quelli indotti artificialmente e in modo estrinseco, riuscire a valorizzare ogni giusta istanza di soggettivizzazione e, insieme, demistificare ogni egoismo individualistico.

Il compito che papa Francesco ha dato al suo pontificato mi pare, appunto, essere questo: rimettere la Chiesa in cammino, rimetterla in uscita evangelizzatrice, con simpatia e con il sorriso, non in maniera severa e accigliata; ridarle la fiducia di poter essere all’altezza delle necessità spirituali dell’umanità contemporanea, semplicemente facendosi umile strumento dello Spirito” (Fulvio De Giorgi).

I preti sposati sono una grande risorsa per la Chiesa e i Vecovi da ora in avanti non potranno ignorare il gesto di accoglienza di Papa Francesco verso di loro.

“Chi si sente cattolico e non dubita che lo Spirito Santo guida la Chiesa deve allora chiedersi: perché lo Spirito Santo ha voluto papa Francesco? perché ha chiamato al ministero petrino, da un Paese ‘alla fine del mondo’, Jorge Mario Bergoglio? Il ‘sensus Ecclesiae’ del popolo dei fedeli lo capisce benissimo e vuole molto bene al papa. Ma la Chiesa è un Popolo che ha una costituzione gerarchica e carismatica. La gerarchia ha un ruolo preciso ed essenziale: i pastori sono le ‘giunture’ che collegialmente guidano e tengono insieme il Corpo.

Quando Rosmini scrisse Delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa individuò una ‘piaga’ centrale, la piaga del cuore: la disunione dei vescovi. Qualche secolo prima era stato un cappuccino, p. Bonaventura da Recanati, predicatore al papa e alla Curia, ad usare l’immagine della Chiesa-crocifissa e delle Cinque Piaghe. Anche lui indicava la stessa piaga del costato, al cuore della Chiesa: la disunione dei pastori” (Fulvio De Giorgi).

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