Preti sposati orientali non possono seguire i fedeli; discriminazioni anche per i preti sposati cattolici romani

Sacerdoti di rito orientale (spesso sposati, come previsto anche dalla Chiesa Cattolica) non trovano piena accoglienza nei paesi dell’Europa Occidentale dove vorrebbero seguire i loro fedeli che arrivano come immigrati con una pastorale che  rispetti appunto le tradizioni orientali secondo “il principio dell’integrazione, non dell’assimilazione”. Questo problema è ricordato in una dichiarazione dei vescovi delle Chiese orientali cattoliche in Europa, riuniti a Fatima (Portogallo) dal 20 al 23 ottobre per il loro incontro annuale, che parla delle “sfide della cura pastorale dei fedeli cattolici orientali che migrano verso Paesi occidentali e, spesso, verso luoghi dove sono sprovvisti di pastori propri”. All’incontro a Fatima, promosso dal Ccee, il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa era rappresentato  dal suo presidente, il cardinale Angelo Bagnasco.

“Nei nostri lavori ci siamo lasciati ispirare e guidare dalla Parola di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che ha conosciuto personalmente l’esperienza straziante di chi è costretto a lasciare la propria terra in cerca di nuovi orizzonti”. L’odierno fenomeno migratorio “rappresenta un’opportunità per la Chiesa, perché apre al dono dell’accoglienza”. I vescovi hanno espresso gratitudine ai pastori locali e alle comunità parrocchiali della Chiesa latina in questi Paesi “per la loro premura paterna e l’accoglienza dei nostri fedeli, appartenenti alle Chiese orientali cattoliche”.

“Noi, vescovi orientali cattolici d’Europa, siamo consapevoli della nostra responsabilità nei confronti dei fedeli che si trovano fuori dai confini della loro Chiesa madre. Vogliamo sostenere e confermare ognuno di loro e le loro famiglie. Siamo particolarmente attenti alle famiglie che sono divise a causa delle migrazioni per ribadire la bellezza della famiglia e quanto essa sia fondamentale per l´umanità”.

“Con questo messaggio vogliamo dichiarare la nostra disponibilità e il desiderio di cooperare più strettamente con i pastori latini per provvedere una cura pastorale sempre più adeguata ai nostri fedeli che si trovano nella loro giurisdizione, come pure per sostenere la formazione e la sensibilizzazione del clero latino nei confronti delle tradizioni orientali”. Inoltre: “Vogliamo affermare che il nostro impegno e la cura pastorale dei fedeli si basa sul principio dell’integrazione, non dell’assimilazione. Abbiamo a cuore che i nostri fedeli, organizzati nei loro centri pastorali, siano ben integrati nella Chiesa locale del Paese d’accoglienza, certi che le tradizioni orientali cristiane sono un dono anche per le comunità latine”. Tuttavia, “anche le tradizioni orientali incontrano la grande sfida del secolarismo, che vuole snaturare la vita cristiana. Perciò, lo sforzo per incarnare il Vangelo nella cultura dei nostri popoli, spesso prigionieri del presente, ci aiuterà a rendere più viva la percezione di far parte di una storia che ci precede e che ci segue”.

farodiroma.it

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