Prete vedovo tradizionalista contro la giusta causa dei preti sposati

Don Andrea Giordano, 57 anni, prete e geometra, segue ancora alcuni cantieri

La Stampa (edizione di Biella) pubblica online la storia di Andrea Giordano prete tradizionalista (vedovo e successivamente ordinato).

Don Andrea Giordano segue i cantieri ma tralascia i figli per il ministero e si fa paladino della difesa ad oltranza del celibato ecclesiastico. Per il movimento dei sacerdoti lavoratori sposati don Giordano riflette una mentalità teologica diffusa di chiusure verso la giusta riforma della Chiesa Cattolica che dovrà necessariamente aprirsi ai preti sposati.

Per i sacerdoti sposati della nostra associazione è possibile conciliare senza ostacoli le due vocazioni. L’ex vescovo di Piana degli Albanesi che ha bella sua diocesi preti celibi e preti sposati affermò qualche anno fa che i preti sposati sono i suoi preti migliori” (ndr).

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“Io, sacerdote con tre figli, dico no ai preti sposati”
Biella, la vocazione di don Andrea dopo la morte della moglie: “Ai ragazzi ho spiegato: non andremo più in vacanza in Sardegna”

31/03/2016
DANIELE PASQUARELLI – La Stampa
BIELLA
Padre di tre figli, professione geometra e da 4 anni sacerdote «incardinato» nella diocesi di Biella. Una vocazione nata dopo la morte della moglie, nel ’99 per un tumore. «Ma la mia non è stata una scelta egoistica, un modo per superare o compensare la tragedia. Io non sono mai stato addolorato per la perdita di Anna. Ho ricevuto tanto. E tanto adesso devo dare».

Don Andrea Giordano, 57 anni, vive in un alloggio del quartiere Pavignano. Un prete lavoratore e genitore, più don Milani che Sant’Agostino. «Quanti siamo in Italia? Non molti credo. Ma in realtà non sono mai riuscito a saperlo». Veste sempre l’abito talare, anche nel suo studio di via Italia e nei cantieri che ancora segue: «Pochi e sempre meno, adesso una nuova stalla a Pollone». Uno dei suoi figli, Nicolò, 27 anni, gestisce il Magnino, tra i bar più conosciuti e frequentati dell’isola pedonale di via Italia. Pietro e Filippo, gemelli, 24 anni, ancora studiano all’università, Scienze Politiche e Filosofia. «Come l’hanno presa? Mi hanno solo raccomandato il rispetto della fedeltà. Poi la nostra famiglia è sempre stata vicina alla chiesa e con alcuni sacerdoti c’era uno stretto rapporto. Così quando il vescovo chiese loro cosa pensassero della mia scelta, risposero con una battuta: “In casa abbiamo sempre avuto a che fare con i preti. Uno in più non sarà un problema’’».

Tutto facile? Niente affatto. «Dopo la morte di Anna non ho voluto rinunciare al mio ruolo di padre. Ho detto ai miei figli: non andremo più in vacanza in Sardegna, imparate l’inglese a scuola perché non riusciremo a permetterci studi in Inghilterra. Però vi preparerò il pranzo e non andrete alle mensa, uscirò prima dallo studio e avremo più tempo per stare insieme». Se conciliare la vedovanza con la famiglia è stato difficile, ancora di più è stato rispondere alla vocazione. «Avevo qualcosa dentro da tempo – spiega -. Quando lo dissi all’allora vescovo Massimo Giustetti, mi rispose: persegui il tuo sogno. Nel 2000 sono entrato in seminario e ho seguito un percorso facilitato, studiavo la sera e nei fine settimana. Sono stati 12 anni durissimi, la fratellanza è una bella parola che molti dei miei confratelli non conoscono. Per certi versi, è stato un periodo di persecuzione, sono stato anche controllato perché credevano avessi rapporti con altre donne. Quando terminai gli esami, l’attuale vescovo Mana mi disse: “Siamo già così avanti? Non ci avrei scommesso 100 lire”».

Don Andrea si sente ancora «sposato»: «Vivo il tempo che mi separa dalla ricongiunzione con Anna». Ma non sostiene l’apertura della Chiesa ai preti sposati: «Non si può, la vita di un sacerdote deve essere libera da impegni che possano diventare un ostacolo al servizio quotidiano come seguire una parrocchia. Io stesso non posso farlo. Avendo tre figli, proposi di dare un aiuto ai parroci. Sono un geometra, potevo occuparmi anche degli aspetti più burocratici della diocesi. Invece come primo incarico venni spedito a fare l’amministratore della parrocchia di Campiglia che insiste su 3 comuni, ha 19 tra chiese e cappelle, un asilo e un cimitero».

L’esperienza in valle Cervo durò pochissimo. Oggi don Andrea celebra messa dal lunedì al mercoledì nella cappella della clinica Vialarda, il sabato e la domenica a Borriana, Ponderano e rimedia all’assenza dei parroci che lo chiamano. Ma soprattutto è diventato il prete di www.chiesacontrocorrente.it, un blog con 18 mila contatti quotidiani, una penna come la frusta di Gesù nel tempio e scritti che combattono il potere temporale di una chiesa, anche biellese «più vicina al denaro e alla bella vita che ai dettami del Vangelo». Una sorta di autogestione, perché da due anni non ha più rapporti «con loro», cioè il vescovo e i tre vicari. «Lo sa che a Milano ne hanno uno solo in più?».

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