Io prete, marito, papà: vi spiego perchè è giusto

Ciao carissimi. Rieccomi a voi, perché vi avevo promesso che vi avrei scritto qualcosa in più su ciò che penso della situazione di tanti sacerdoti che hanno fatto una scelta di vita simile alla mia. 
Un mio caro amico prete mi ha scritto che rischio di provocare maggiore confusione nel cuore della gente che non ha certe conoscenze e che il sacerdote è chiamato a vivere da celibe per imitare Cristo
La mia intenzione non è di confondere le idee delle persone! Credo molto nella capacità di riflessione delle persone e ritengo che sia giusto far conoscere loro delle realtà su cui spesso la gerarchia della Chiesa fa silenzio…Solo nella verità ci può essere autentica libertà!
Io rispetto molto il valore del celibato sacerdotale sia per il suo significato, sia per la sua efficacia dal punto di vista pastorale…Penso che la Chiesa debba custodire gelosamente questo valore, ma non lo ritengo esclusivo, perché ci sono anche altri modi di servire il Signore, sapendo che il sacramento del sacerdozio non esclude di per sé il sacramento del matrimonio. E questo non sono io ad affermarlo, ma lo afferma la Sacra Scrittura e la tradizione della Chiesa.
San Paolo, nelle lettere a Timoteo e a Tito, parla del vescovo, del presbitero e del diacono, dicendo che devono essere sposati una sola volta e dare prova di ben dirigere le loro famiglie (1Tim 3,2-12; Tit 1,6). Nella Chiesa dei primi secoli, i sacerdoti erano uomini sposati e con figli. Poi, con il concilio di Elvira nell’anno 306, fu introdotta la disciplina del celibato ecclesiastico. Questa regola, però, non è stata seguita dai nostri fratelli Ortodossi e tanto meno dai nostri fratelli Anglicani, di origini più recenti…Eppure anche questi nostri fratelli hanno la nostra stessa fede e si ispirano allo stesso Vangelo! Ma c’è di più, una realtà che pochissimi cattolici conoscono…Anche nella nostra Chiesa Cattolica c’è tanta varietà! I sacerdoti cattolici di rito latino sono tenuti all’obbligo del celibato. Mentre ci sono altri sacerdoti cattolici, di rito orientale, che possono scegliere se rimanere celibi o sposarsi prima di essere ordinati. Si tratta di sacerdoti che sono cattolici e quindi legati al Papa, ma hanno una tradizione liturgica e canonica diversa, che Roma rispetta. Se, per esempio, andate alla chiesa della “bocca della verità” a Roma, troverete i sacerdoti cattolici melchiti, originari della Siria, che possono sposarsi. Se andate a Piana degli Albanesi, vicino Palermo, troverete i sacerdoti cattolici uniati che celebrano la Messa, mentre le loro mogli e i loro figli sono seduti tra i banchi della chiesa! E gli esempi potrebbero moltiplicarsi…Allora mi chiedo: se Roma riconosce a questi sacerdoti la possibilità di avere una famiglia, vuol dire che questo è possibile, che non è contro il Vangelo? Ma se questi sacerdoti hanno il permesso, perché non possiamo riceverlo anche noi, sacerdoti di rito latino?
Quando Papa Benedetto XVI ha accolto i sacerdoti e i vescovi anglicani che hanno chiesto di diventare cattolici, lo ha fatto permettendo loro di continuare a vivere con le loro mogli e i loro figli…Ma allora perché i nostri preti non ci mettono al corrente di tutte queste cose? Perché tacere? Quali paure ci bloccano?
Qualcuno sostiene che se anche ai sacerdoti di rito latino venisse dato il permesso di sposarsi, la gente ne sarebbe scandalizzata! Ma dai, finiamola con queste storie…Chi sarebbe scandalizzato? Forse coloro che, prigionieri del formalismo legalista, vivono la fede come un adempimento dei canoni del codice di diritto canonico, invece che come ricerca della risposta d’Amore più coerente da dare all’Amore di Dio! Nel passato, anche un diacono sposato avrebbe potuto scandalizzare, eppure oggi è normale per i fedeli vedere all’altare dei diaconi permanenti con moglie e figli. E permettetemi una confidenza…Vivendo come missionario in Madagascar, vi assicuro che ho visto la maggior parte dei vescovi e dei preti locali tranquillamente legati a donne con cui hanno avuto dei figli, e la gente considera tutto ciò estremamente normale, ma vorrebbe che questo non venisse fatto in maniera clandestina, bensì alla luce del sole, come avviene per ogni buon marito e buon padre di famiglia. Oggi, mia nipote di 12 anni continua a chiedermi quand’è che riceverò il permesso di confessarla e molti miei amici desiderano che io ritorni a celebrare l’Eucarestia con loro, pur sapendo quale sia il mio nuovo stato di vita…Tutti continuano a chiamarmi “Don Leonardo”, compresa mia moglie…Ma allora chi è che si scandalizzerebbe se i preti potessero sposarsi?
E’ arrivato il tempo di abbandonare certe visioni distorte della sessualità, questo grande dono del Creatore…E’ giunto il tempo di smetterla di soffocare l’anelito del cuore umano a servire il Signore in una maggiore completezza, quella della vita familiare e del ministero sacerdotale a favore di una comunità…E’ il momento di ricordarsi che Dio si è incarnato è che tutto il bello della nostra umanità non può che immergerci nel suo cuore, se lo viviamo con autenticità.
Non è vero che un prete sposato non svolgerebbe bene il suo servizio…Sì, dovrebbe farlo in maniera diversa e tenendo conto di un certo equilibrio da mantenere tra i suoi impegni, ma non sarebbe da meno di un sacerdote celibe. Un mio amico francese mi ha scritto: “Ora sei diventato papà…e chi meglio di un padre potrebbe comunicare al mondo l’Amore del nostro Padre celeste!”.

Leonardo Mero

lavocedimanduria.it

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