Muccino vs. Pasolini. Una poesia di don Giuseppe Serrone

Don Giuseppe Serrone interviene sul caso Muccino-Pasolini.

Don Giuseppe Serrone è stato per 10 anni parroco di Chia (ultima residenza di Pier Paolo Pasolini. “Non era il caso che Muccino intervenisse su Pasolini… Non si giudica un artista…” ha dichiarato il fondatore dell’associazione sacerdoti lavoratori sposati, che nel 2005 dopo le sue dimissioni da Parroco era stato intervistato da Marco Scataglini (Repubblica Viaggi http://www.repubblica.it/viaggi/2005/06/09/news/il_rifugio_di_pasolini-117032717/) :

“A Chia, Pasolini ha lasciato un ottimo ricordo.

Si recava spesso nelle case della gente, si intratteneva con loro, era gentile e disponibile. Fece molto per il paese, creò una squadra di calcio per i più giovani, istituì un premio per chi lo abbelliva…”. A raccontare lo scrittore-regista nei suoi aspetti quotidiani, magari minimi, ma proprio per questo più veri è Giuseppe Serrone.

Lui non ha mai incontrato di persona Pasolini, ma la passione per questo luogo, che pare attrarre personaggi al di fuori degli schemi, li unisce al di là del tempo e dello spazio: “Quando arrivai a Chia sapevo ben poco di Pier Paolo… In realtà l’ho scoperto grazie ai racconti della gente, che tratteggiavano una personalità affabile e gentile, che mi ha subito incuriosito”.

Giuseppe è stato parroco di Chia dal 1991 al 2001 ed è un prete dalle idee chiare, in grado di fare scelte impegnative come quella, tre anni fa, di metter su famiglia, di sposarsi e cambiare vita. “Non è stato facile, e proprio per aiutare i sacerdoti che come me hanno deciso di violare l’imposizione del celibato, ho fondato l’Associazione Sacerdoti Lavoratori Sposati…”, racconta

Giuseppe Serrone ha scritto tra l’altro (sul Viale della Torre di Chia…) un testo di omaggio nell’anniversario della morte di Pasolini dal titolo “E la luna t’accompagna”: 

“Una strada: le radici che non avevano alberi sono le vere strade di un bosco. La luna dava spazio a una stella e il vento, respirando tra le foglie l’accarezzava e formava un triangolo senza base aperto verso l’infinito e la luna ti accompagna. Pietre e pietre: il tempo rovina le cose e il rumore dell’acqua riporta la melodia delle cose e il passo d’un uomo solo, sfiora la strada di radici. Pier Paolo come il candore di una foglia la tua penna scrive e il tuo occhio immagina scene di storie passate, tra rami e rami secchi, tra felci e querce, le fessure dei muri, le buche di un masso, trapassi irrequieti di ore proibite! 

Che cosa è il bene o il male? Forse la strada di un poeta o un artista o un regista si perde tra sogni e profeti di un tocco di blu! 

T’accompagna la luna, Pier Paolo, e come la stella ricevi la luce da storie mai scritte o frasi non dette racchiuse tra un ago e la freccia veloce, la mano d’un re, tradito e rinato.”

Alla fine ha chiuso tutto, Gabriele Muccino, ora come ora negli States ma diventato virale tra i social d’Italia grazie alla sua clamorosa sfuriata contro il Pier Paolo Pasolini regista. Un’invettiva difesa con le unghie e con i denti e replicata almeno 3 volte in 24 ore, dal regista romano, prima di mollare gli ormeggi e cancellare la propria pagina Facebook. Perché da qui erano partite le sue sciabolate e qui, neanche a dirlo, si era consumato uno scontro tra cinefili incalliti, tutti pronti a criticare, per non dire massacrare, Muccino senior. Che no, non l’ha presa tanto bene. Nell’ultimo post notturno prima di eclissarsi, Gabriele aveva così ‘messo un punto’ la vicenda:

“Tutti in fila… uno due, uno due… e chi non la pensa come voi, olio di ricino. Ma per favorepopolo di Facebook che insulta prima ancora di leggere e cercare di comprendere quello che io ho veramente scritto e non ha mai voluto l’ambizione di trovare consenso o condivisione ma solo di essere raccontato. E’ ancora un nostro diritto dire cosa pensiamo? A quanto pare no. Meglio dare del mediocre, dell’arrogante, della nullità, insulti a destra a manca, una sassaiola da vandalismo intellettuale contro colui che ha osato dire che forse la Terra non era al centro dell’Universo. Non mi scalfisce ciò che leggo ma il giudizio che esce fuori con tanta rabbia e violenza. Il giudizio che inconsapevolmente date di voi stessi e della violenza che esternate e che non era affatto presente in quanto da me scritto”.

Poi, come detto, il buio, perché al mattino la pagina social del regista è scomparsa. Di nuovo. Una polemica ‘cinefila’ che ha ovviamente suscitato reazioni anche tra i colleghi di Muccino, come quella di Paolo Virzì, regista de Il Capitale Umano, che ha così ricordato l’immenso PPP:

“Pasolini è gigantesco. Accattone è un capolavoro che non mi stanco mai di vedere, quasi esilarante nelle parole del protagonista ad inizio film. Oppure come si fa a non adorare la gioia nell’osservare la natività nel Vangelo secondo Matteo? Pasolini ha avuto una felicità d’ispirazione, poi ha fatto film più angosciosi unendo diversi tragitti di stile in una carriera cristallina. E’ stato sicuramente discontinuo ma vivo. Di certo mai amatoriale”.

Una presa di posizione netta che è diventata ancor più inequivocabile con Ninetto Davoli, attore feticcio del Pasolini cinematografico, che ha così replicato a Muccino via FQMagazine:

“Muccino dice un sacco di stupidaggini. Pier Paolo usava volutamente la macchina da presa in quel modo per essere il più veritiero e realistico possibile. C’era immensa consapevolezza in quello che faceva da regista sul set”. “Scrivetelo pure. Quelle che dice Muccino sono tutte immense sciocchezze. E’ l’unico al mondo che dice queste stupidaggini. Perché dividere Pasolini in regista, scrittore, poeta? Pier Paolo era un unicum. Sapeva fare tutto, dal poco faceva uscire tantissimo. Se Muccino che fa il regista non lo capisce allora siamo messi bene. Avevo una piccola stima per lui, ora si è ‘ammosciata’ completamente”.

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