Mancini: credo nei veggenti milioni le persone convertite

Il primo a parlargli della Madonna di Medjugorje fu don Mario Galli, cappellano della Sampdoria. Era il 1983. Quel sacerdote agostiniano della chiesa della Consolazione, nel cuore di Genova, appassionato e devoto, gli raccontava delle apparizioni, dei veggenti e dei messaggi di pace e d’amore che la Beata Vergine consegnava loro ogni giorno affinché li trasmettessero al mondo intero. Don Mario parlava e Roberto Mancini, giovane attaccante della squadra ligure, ascoltava, all’inizio con poca convinzione poi con sempre maggiore interesse fino al giorno in cui, «divina provvidenza», incontrò un caro amico a cui un pellegrinaggio a Medjugorje, e una messa sul Podbrdo, il luogo in cui la Madonna apparve per la prima volta, gli avevano letteralmente cambiato la vita.

Chi era il suo amico?
«Paolo Brosio, il giornalista, ormai praticamente vive lì. Ricordo che mi raccontò della sua conversione nata dalla sofferenza e di come in quel piccolo santuario della Bosnia Erzegovina avesse ritrovato slancio e voglia di credere».
Così decise di andare a verificare con mano?
«Sono sempre stato credente e i racconti di Brosio, ma prima ancora quelli di padre Galli, mi avevano molto colpito. Appena ne ebbi la possibilità decisi di partire, volevo saperne di più».
Che impressione ne ebbe?
«Straordinaria. Portai con me anche la famiglia. Rimanemmo lì tre giorni, ho un ricordo bellissimo: Medjugorje non è un posto che ti lascia indifferente, bisogna andarci per capire».
Anche la sua vita da allora è cambiata come quella di Brosio?
«Il percorso di Paolo è stato diverso, io ho sempre creduto in Dio. Non posso dire che la mia vita sia cambiata come la sua però certamente è migliorata. È un luogo speciale, ti regala serenità e ti fa venire la voglia di pregare. Un momento molto privato ma nello stesso tempo anche di grande condivisione».
Ha saputo che Papa Francesco ha inviato lì un vescovo per acquisire conoscenze più approfondite circa la situazione pastorale e le esigenze dei fedeli?
«Sì, me l’hanno detto. Se il Papa lo ha fatto avrà le sue buone ragioni e non mi permetto neanche solo di azzardare un commento. Da fedele posso parlare delle mie impressioni, di quello che la Madonna di Medjugorje rappresenta per me».
Lei ha assistito alle apparizioni?
«Certo».
E ci crede quando i veggenti dichiarano di vedere la Madonna?
«Li conosco tutti piuttosto bene: Ivan, Jakov, Marija, Mirjana, Vicka e Ivanka. Sì, ci credo, non posso pensare che da anni stiano raccontando sciocchezze al mondo intero. È dal 24 giugno del 1981 che ricevono le apparizioni della Beata Vergine, milioni di persone si sono convertite grazie a loro: non possono mentire fino a questo punto».
Ha incontrato i veggenti personalmente?
«Sì, ho parlato con alcuni di loro singolarmente e ho anche preso parte ad apparizioni private, quelle che i veggenti non sempre condividono con i fedeli. In ogni caso a Medjugorje ormai conosco un po’ tutti, anche se non riesco ad andarci spesso sono sempre in contatto con la gente del posto, ho diversi amici lì».
Amici e tifosi?
«Anche, perché no, Medjugorje è una realtà molto accogliente. Penso a Michele, un giovane bosniaco, fa la guida, accompagna i fedeli in pellegrinaggio nei luoghi della preghiera. E poi c’è suor Cornelia a cui pure sono molto legato».
Chi è suor Cornelia?
«Una donna straordinaria. Gestisce un istituto che accoglie gli orfani della guerra dei Balcani. Oltre cento bambini di ogni età, da pochi mesi fino all’adolescenza. Li accudisce come se fossero figli suoi».

ilmattino.it

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