Laici dopo il Vaticano II

Regno-doc. n.13, 2011, p.419

È dal «superamento dell’atteggiamento critico (…) del mondo moderno da parte dell’autorità ec clesiale» che la «riflessione teologica sui laici» muove i primi passi. Apre così l’intervento del teologo Giacomo Canobbio su «La riflessione teologica sui laici dal Concilio a oggi», che qui anticipiamo in attesa della pubblicazione degli atti, al convegno organizzato dalla Facoltà di diritto canonico della Pontificia università della Santa Croce su «Il fedele laico: realtà e prospettive », il 7-8.4.2011. Cinque sono storicamente i modelli che «continuano a permanere nella mente e nelle pratiche» della vita ecclesiale: dal primo, che intende «la Chiesa come gerarchia, il mondo come terreno di conquista, i laici come longa manus della gerarchia», fino al quinto, che afferma «non più laici ma cristiani», ma rischia tuttavia un livellamento di tutti i fedeli, sminuendo «la presenza della Chiesa nei luoghi di costruzione della vita civile». Per questo è necessario un sesto modello che affidi ai laici il «volto simbolico della Chiesa estroversa», lasciando il compito della «memoria dell’origine» ai ministri ordinati e quello dell’«anticipo dell’eschaton» ai religiosi.

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