In pellegrinaggio per la pace tra le due Coree

Si è concluso il “Pellegrinaggio di pace 2019” nella zona demilitarizzata tra Corea del Sud e Corea del Nord. Vi hanno preso parte oltre 90 giovani provenienti da 15 Paesi del mondo. Insieme a loro anche otto missionarie, benedettine e salesiane. Al centro dell’iniziativa soprattutto l’auspicio di riunificazione tra i due Paesi

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Da 70 anni, cioè da quando la penisola coreana venne divisa in due a conclusione della guerra, le famiglie del Nord e del Sud della Corea vivono separate. Una situazione dolorosa alla quale i due Paesi, e tutta la comunità internazionale, non sono riusciti a porre rimedio, soprattutto a causa delle resistenze del regime di Pyongyang che ha utilizzato la questione sempre a fini politici per opporsi al sud filoamericano. Ma è importante sperare che la situazione possa risolversi e per questo è essenziale continuare a pregare per la pace nella Regione e in tutto il mondo, affermasuor Giuliana, coreana, missionaria delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Questo l’obiettivo del Pellegrinaggio di pace 2019, conclusosi oggi nella zona demilitarizzata tra le due Coree. Attraverso quest’iniziativa i giovani di tutto il mondo lanciano una forte richiesta ai potenti di tutto il mondo, chiedendo di essere ascoltati.

R. – La riunificazione delle due Coree è un desiderio molto grande che noi abbiamo da oltre 70 anni, da quando c’è la divisone nonostante l’unica lingua e l’unico sangue che ci uniscono. Aumenta sempre questo desiderio verso questo cammino di riunificazione.

Questo pellegrinaggio che cosa vuol dire in più?

R. – Ho contattato recentemente le suore partecipanti a questo pellegrinaggio: loro dicevano che è un’esperienza veramente bella, perché tutti i giovani del mondo in qualche modo, tramite i partecipanti, devono sentire questo desiderio di pace nel mondo e nella penisola coreana. I giovani dicevano che, se siamo veramente fratelli di sangue, non possono esserci altri impedimenti che prolunghino questa divisione. Un’altra impressione di cui mi parlavano è che la pace non è lontana o distante se nel nostro cuore abbiamo questo sentimento, incominciamo a vivere la pace con i più vicini e così espandiamo in tutto il mondo questo nostro sogno. Quindi, i giovani, che vengono anche da altri Paesi, hanno sperimentato quanto sia importante camminare insieme verso la pace per realizzarla in maniera più concreta.

Come fare arrivare questo grido di pace a chi governa?

R. – Speriamo che le voci dei giovani siano più ascoltate e rendano più sensibile l’orecchio di chi guida i Paesi. Tutti hanno visto che i giovani di oggi desiderano questa pace che è un dono più grande, che vogliamo vivere in prima persona. E se i governi non ascoltano, bisognerà continuare …

Come stanno lavorando le Suore Missionarie in quella Regione?

R. – Noi assistiamo i piccoli e i giovani tramite l’educazione come via di evangelizzazione; seguiamo poi la promozione delle donne e delle famiglie, e poi è importante questo cammino verso la pace. I giovani saranno sempre promotori della pace.

vaticannew

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