Due passi avanti e uno indietro. Papa Francesco dice sì a ordinare uomini sposati ex anglicani

di Salvatore Izzo Agi

papa preti sposati

“In considerazione della tradizione ed esperienza ecclesiale anglicana, l’Ordinario può presentare al Santo Padre la richiesta di ammissione di uomini sposati all’ordinazione presbiterale nell’Ordinariato, dopo un processo di discernimento basato su criteri oggettivi e le necessità dell’Ordinariato. Tali criteri oggettivi sono determinati dall’Ordinario, dopo aver consultato la Conferenza Episcopale locale, e debbono essere approvati dalla Santa Sede”. Lo stabiliscono le “norme complementari” pubblicate oggi con le quali Papa Francesco ha chiarito alcuni aspetti non ben definiti dalla Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus emanata da Benedetto XVI nel 2009.

“L’Ordinario – precisano le norme complementari firmate dal prefetto della Dottrina della Fede cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer – per ammettere candidati agli Ordini Sacri deve ottenere il consenso del Consiglio di governo” dell’Ordinariato, che rappresenta una diocesi non territoriale analogamente alla Prelatura Personale dell’Opus Dei e agli Ordinariati Militari, e dunque è autonoma rispetto ai vescovi diocesani e alle Conferenze Episcopali.

Il chiarimento di Bergoglio apre concretamente alla possibilità di ordinare sacerdoti degli uomini sposati anche nella Chiesa d’Occidente, un’ipotesi peraltro già prevista dalla Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus ma limitatamente ai seminaristi che si erano convertiti al cattolicesimo prima dell’emanazione della Costituzione Apostolica. La possibilità di ricevere l’ordinazione sacerdotale se già sposati potrà ora essere estesa – valutando caso per caso e con il permesso del Papa – anche a quanti provenienti dalla Comunione Anglicana o nati cattolici da famiglie già anglicane ne facciano richiesta, anche se ovviamente nel 2009 non erano in seminario. Ed è un grandissimo passo in avanti.

Su questo tema, tuttavia, Papa Francesco è notoriamente molto prudente e più volte ha voluto ribadire che egli non modificherà l’attuale norma sul celibato, pur ammettendo che questo potrà farlo in futuro un suo successore, con un cambiamento che nei fatti si sta preparando. “Nella Chiesa cattolica di rito orientale possono farlo, si fa l’opzione celibataria o di sposo prima del diaconato. Per quanto riguarda il rito latino, mi viene alla mente una frase di san Paolo VI: ‘Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato’”, ha detto ad esempio nella conferenza stampa sull’aereo di ritorno da Panama a Roma.

“Questo mi è venuto in mente e voglio dirlo perché è una frase coraggiosa, lo disse nel 1968-1970, in un momento più difficile di quello attuale”, ha spiegato Francesco: “Il pastore deve pensare ai fedeli. La mia decisione è: no al celibato opzionale prima del diaconato. Sono uno chiuso? Forse, ma non sento di mettermi davanti a Dio con questa decisione”.

“Personalmente – ha confidato – penso che il celibato sia un dono per la Chiesa e non sono d’accordo a permettere il celibato opzionale. No. Soltanto rimarrebbe qualche possibilità nei posti lontanissimi, penso alle isole del Pacifico, ma è qualcosa da pensare quando c’è necessità pastorale. Il pastore deve pensare ai fedeli”. La Chiesa dice spesso Francesco procede con due passi in avanti e uno indietro. Con le norme complementari si sono fatti dunque i due passi in avanti, dopo quello indietro della risposta sul volo da Panama.

Le dichiarazioni in controtendenza di Papa Francesco 

“La mia decisione è: no al celibato opzionale prima del diaconato”, ha affermato il Papa durante quel volo pur aggiungendo subito dopo che  “soltanto rimarrebbe qualche possibilità nei posti lontanissimi, penso alle isole del Pacifico, ma è qualcosa da pensare quando c’è necessità pastorale”.

Bergoglio si riferiva all’opzione dei “viri probati”, cioè l’ordinazione di uomini sposati di una certa età e di provata fede che possano celebrare messa dove mancano i preti.

papa preti sposati
 Giuseppe Ciccia/NurPhoto
 Papa Francesco (Afp)

Su questo, Papa Francesco ha detto: “Credo che il tema debba essere aperto in questo senso per i luoghi dove c’è un problema pastorale per la mancanza dei sacerdoti. Non dico che si debba fare, non ci ho riflettuto, non ho pregato sufficientemente su questo. Ma i teologi ne discutono, devono studiare”.

Ed anche nella prima conferenza stampa in aereo, tornando da Rio de Janeiro nel luglio 2013, il Pontefice aveva fatto un significativo riferimento alle tradizioni orientali (tra cui c’è quella dei preti uxorati): “Abbiamo bisogno di questa aria fresca dell’Oriente, di questa luce dell’Oriente. Giovanni Paolo II lo aveva scritto nella sua Lettera. Ma tante volte il luxus dell’Occidente ci fa perdere l’orizzonte”.

In ogni caso con le norme pubblicate oggi si potrà riprodurre nei Paesi dove è presente la tradizione anglicana (Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, India, Pakistan, Bangladesh, ma anche in Africa, Australia, Sudamerica e nelle regioni del Pacifico) la situazione che esiste nell’Europa dell’Est e in Ucraina, dove ci sono sacerdoti cattolici di rito latino celibi e sacerdoti cattolici di rito greco sposati, e aspiranti all’uno e all’altro ruolo.

“In un palazzo di Leopoli, in Ucraina, vivono due famiglie cattoliche, una di rito latino, l’altra di rito greco, entrambe hanno un figlio seminarista. I futuri sacerdoti, che da bambini erano compagni di scuola, una sera d’estate, mentre sono in vacanza, escono insieme per bere una birra e conoscono in un pub due ragazze di cui si innamorano. Ma quando tornano a casa e si confidano sul sentimento sbocciato nei loro cuori, e ognuno lo fa ovviamente con i propri genitori e fratelli, la famiglia di rito greco festeggia e l’altra famiglia piange”, raccontò ai suoi confratelli vescovi di tutto il mondo, riunti in Vaticano per il Sinodo, un uomo anziano e saggio, la cui vastissima cultura e profonda umanità erano da tutti riconosciute, il cardinale Lubomyr Husar, l’arcivescovo emerito della chiesa greco-cattolica in Ucraina, scomparso nel 2017 a 84 anni di età.

Con quest’episodio, se non vero almeno verosimile, il porporato voleva sottolineare la difficoltà che indubbiamente esiste, nell’unica Chiesa Cattolica, di comprendersi tra i fedeli delle diverse tradizioni. Eppure, diceva, cattolico vuol dire universale e non si può esserlo se non si rispettano i diversi riti e tradizioni, la cui presenza rende la Chiesa veramente universale.

Le obiezioni contro i preti sposati

L’accettazione di ministri sposati nella Chiesa Cattolica “per alcune persone” rappresenta un problema, aveva ammesso nel 2009 l’allora prefetto della fede, il cardinale Joseph William Levada, presentando la Costituzione Apostolica aggiornata dalle norme del suo successore Ladaria. “Molti sacerdoti cattolici che hanno lasciato la Chiesa cattolica per potersi sposare ora si domanderanno perchè vengono accettati dei ministri sposati”, aveva aggiunto, sottolineando che però quella delle persone provenienti dall’anglicanesimo, “è una questione diversa” e “se viene spiegato le persone capiranno che è un’eccezione”.

Tuttavia le norme pubblicate oggi pongono anche alcuni paletti: “Coloro che erano stati ordinati nella Chiesa Cattolica e in seguito hanno aderito alla Comunione Anglicana, non possono essere ammessi all’esercizio del ministero sacro nell’Ordinariato. I chierici anglicani che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari non possono essere ammessi agli Ordini Sacri nell’Ordinariato”.

Nella Costituzione, come è noto, si stabilisce che “gli Ordinariati personali per anglicani che entrano nella piena comunione con la Chiesa Cattolica vengono eretti dalla Congregazione per la dottrina della fede all’interno dei confini territoriali di una determinata Conferenza episcopale”. Ciascun Ordinariato “gode di personalità giuridica pubblica ed è giuridicamente assimilato ad una diocesi”. Nelle nuove norme si sottolinea inoltre che l’Ordinariato è formato da fedeli laici, chierici e membri di Istituti di vita consacrata o di società di vita Apostolica, originariamente appartenenti alla Comunione Anglicana”. Oppure “da fedeli che ricevono i Sacramenti dell’Iniziazione nella giurisdizione dell’Ordinariato stesso”.

Le nuove norme complementari riguardano anche il caso di una persona battezzata validamente in un’altra comunità ecclesiale, al di fuori della Chiesa cattolica. Quando questa, si ricorda nell’articolo 5, “esprime la volontà di entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica, potrà venire ammessa e appartenere all’Ordinariato nel momento in cui entra nella piena comunione e riceve i sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia”.

In pratica, spiega l’Osservatore Romano, “sono stati accolti alcuni suggerimenti e alcune indicazioni teologiche, di diritto canonico ed ecumeniche, per rendere più consona allo spirito della Costituzione apostolica l’applicazione delle norme. Un aggiornamento resosi necessario dopo un rodaggio temporale, quasi una sorta di ‘tagliando’”.

Nella Chiesa orientale sono ammessi i preti sposati e per essi “il matrimonio è simbolo dell’unione di Cristo con la Chiesa”.  Anche al Concilio Vaticano II un patriarca greco-melchita, Maximos IV, aveva chiesto l’abolizione del celibato sacerdotale, ma Paolo VI proibì che tale argomento fosse posto in discussione.

Una realtà significativa, non solo nei riti orientali. L’attesa delle decisioni del Sinodo dell’Amazzonia

Le statistiche non precisano il loro numero, ma si calcola che nella Chiesa cattolica i preti sposati regolarmente ammessi a celebrare si avvicinino ai 4 mila. Su un totale, in tutto il mondo, di 260 mila preti diocesani. La gran parte di questo preti sposati sono di rito orientale. Nella sola Ucraina, ad esempio, se ne contano circa 1.800. Anche in Italia ci sono infatti le diocesi di rito greco albanese in Calabria (a Lungro) e in Sicilia (a Piana degli Albanesi) che hanno clero sia celibe che sposato.

papa preti sposati
 Ucraina, chiesa grecocattolica (Yuri Dyachyshyn/AFP)

Infine c’è il caso della Slovacchia e della Repubblica Ceca dove  negli anni del regime comunista la Chiesa cattolica clandestina si era dotata di numerosi preti e vescovi sposati di rito altino che sono stati fatti passare negli ani ‘90 al rito orientale mentre ai vescovi con moglie e figli è stato chiesto di limitarsi a svolgere le funzioni di semplici preti, così come i vescovi anglicani passati al cattolicesimo vengono riammessi al ministero come semplici sacerdoti conservando in qualche caso la potestà di ordinario, cioè di capo della diocesi, pur non potendo ordinare preti e vescovi.

Completa il mosaico di una diversità di tradizioni in merito al celibato dei preti cattolici la situazione dell’America Latina, dove in Chiapas e Amazzonia la vita della Chiesa e affidata a ministri sposati (ma non ancora ordinati preti).

Papa Francesco ha recentemente annunciato ai vescovi del Perù la sua intenzione di convocare un Sinodo dell’Amazzonia che, sottolinea il blog specializzato Terre d’America, “non potrebbe eludere è quello dei ministri ordinati locali, sposati o meno, abilitati ad impartire i sacramenti e guidare le comunità”. Una indicazione che già può essere acquisita è che debbano essere identificati direttamente dalla loro comunità e affiancati dai vescovi. Si tratta di una strada che va imboccata con convinzione da cui dipende una presenza capillare dei sacramenti e dell’insegnamento cristiano.

Una maniera diretta di affrontate anche l’invadenza sempre più massiccia degli evangelici neo-pentecostali. Don José Albuquerque de Araújo, vescovo di Manaus (Stato di Amazonas), ha affermato in proposito che “il pastore evangelico ha una sua famiglia ed è vicino alla persona in difficoltà nella situazioni più periferiche, è subito al suo fianco se sorge qualche problema”. Un punto di forza che secondo il vescovo deve essere imitato: “In certi luoghi, aspettare che siano le persone a cercarci è un metodo che non funziona”.

Secondo il presule, “dar forza ed autonomia ai ministri ordinati locali certamente sarebbe d’aiuto in questo processo, renderebbe la Chiesa più dinamica e ‘in uscita’, come vuole Papa Francesco”.

Il quale, del resto, in quella risposta data nel volo di rientro da Panama aveva detto anche: “C’è un libro di padre Lobinger (il Vescovo Fritz Lobinger,Preti per domani, ndr), è interessante: padre Lobinger, ha detto che “La Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia la fa la Chiesa” Ma dove non c’è Eucaristia, nelle comunità come nelle Isole del Pacifico o in Amazzonia, forse lì… in tanti posti… dice Lobinger: chi fa l’Eucaristia? In quelle comunità i ‘direttori’, diciamo, gli organizzatori di quelle comunità sono diaconi o suore o laici, direttamente.

E Lobinger dice: si può ordinare un anziano, sposato – è la sua tesi – si potrebbe ordinare un anziano sposato, ma soltanto che eserciti il munus sanctificandi, cioè che celebri la messa, che amministri il sacramento della Riconciliazione e dia l’Unzione degli infermi. L’ordinazione sacerdotale dà i tre muneraregendi – governare, il pastore –; docendi – insegnare – e sanctificandi. Questo viene con l’ordinazione. Il vescovo darebbe soltanto le facoltà per il munussanctificandi: questa è la tesi. il libro è interessante. Forse questo può aiutare a pensare al problema. Io credo che il problema dev’essere aperto in questo senso, dove c’è problema pastorale, per la mancanza di sacerdoti. Non dico che si debba fare, perché non ho riflettuto, non ho pregato sufficientemente su questo. Ma i teologi devono studiare. Un esempio è il padre Lobinger… lui era un fidei donum, in Sud Africa… è già anziano. Faccio questo esempio per significare i punti dove si devono fare. Parlavo con un officiale della Segreteria di Stato di un vescovo, che ha dovuto lavorare in un Paese comunista all’inizio della rivoluzione; quando hanno visto come andava quella rivoluzione – negli anni Cinquanta, più o meno – i vescovi hanno ordinato di nascosto dei contadini, bravi, religiosi. Poi, passata la crisi, trent’anni dopo, la cosa si è risolta. E lui mi diceva l’emozione che aveva avuto quando, in una concelebrazione, vedeva questi contadini, con le mani da contadino, mettersi il camice per concelebrare con i vescovi. Nella storia della Chiesa, questo è accaduto. E’ una cosa da studiare, da ripensare, e da pregare”.

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