Covid, l’Rt torna sotto la soglia epidemica «Il vaiolo delle scimmie? Nessun allarme»

Nel giorno in cui il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità sancisce ufficialmente la fine dell’ondata estiva di Covid – l’indice di replicazione del virus, l’Rt, è finalmente tornato sotto la soglia epidemica dell’1 – la soddisfazione del professor Francesco Vaia, direttore generale dell’Istituto di Malattie infettive Spallanzani, è per l’arrivo delle (tanto attese) 1.200 dosi di vaccino contro il vaiolo: «Le utilizziamo subito, si parte lunedì. E le successive le useremo per le seconde dosi, a 28 giorni». La distribuzione delle dosi, ieri, è iniziata in tutte le regioni.

Professore, il Covid non la interessa particolarmente in questo momento…

Non è accaduto nulla, in questi ultimi due mesi, che non fosse stato previsto e che non fosse prevedibile. Avevamo visto quello che era successo in Sudafrica prima, in Portogallo poi: a una rapida crescita dei casi ha fatto seguito un’altrettanto rapida decrescita, che stiamo osservando ora. E il Covid è profondamente cambiato: ripeto da tempo che non dovremmo nemmeno più chiamarlo Covid-19, ma Covid-22. Ci troviamo innanzi a un virus diverso, a una malattia diversa, a sintomi diversi. L’infezione solo in rarissimi casi si spinge oltre le vie aeree, i pazienti ricoverati nella maggior parte dei casi non sono gravi, i vaccini ci proteggono e ci proteggeranno sempre più, specie quelli aggiornati che presto avremo. Su questo fronte non vedo particolari problemi.

Su quelli del vaiolo delle scimmie sì?

Nient’affatto, ma bisogna agire. Nel giro di poche ore, non a caso, arriveranno le Linee guida del ministero della Salute alla cui stesura, come Spallanzani, abbiamo contribuito attivamente.

Su cosa si concentreranno?

Sulle fasce di popolazione a potenziale rischio e che occorre, appunto, vaccinare. Si comincerà da chi ha contatti stretti coi contagiati. Potrebbe e dovrebbe essere preso in considerazione il personale sanitario che lavora nei laboratori, a stretto contatto coi campioni da utilizzare. È poi in programma una lavoro in rete sul territorio per coinvolgere tutti nella sensibilizzazione sul tema: per prevenire la malattia occorre agire sugli stili di vita, senza naturalmente fare stigmi di alcun tipo.

Lei da sempre sostiene che il vaiolo delle scimmie non deve preoccuparci. Eppure gli Stati Uniti proprio nelle ultime ore lo hanno dichiarato emergenza sanitaria pubblica, e in Italia i casi sono 545: pochi, ma in costante crescita…

Bene fanno gli Stati Uniti a prendere in seria considerazione il vaiolo delle scimmie e bene l’Oms ha fatto a dichiarare lo stato di attenzione internazionale su questa malattia. In Italia la situazione è e resta tranquilla: la quasi totalità dei casi individuati riguarda uomini adulti e i contagi sono legati a rapporti sessuali promiscui (i casi nelle donne si contano sulle dita di una mano). I sintomi, per lo più lievi, sono prevalentemente dermatologici: sul corpo si presentano delle papule, tipiche della malattie esantematiche, che regrediscono in breve tempo. La malattia è autolimitante: non sono necessarie particolari terapie, tranne l’uso di antipiretici in caso di febbre alta, e non è necessaria la somministrazione di antivirali.

Perché il vaccino allora?

Perché è giusto: dobbiamo proteggere chi ha contatti con i contagiati.

Che autunno ci aspetta sul fronte dei contagi, sia di Covid che di vaiolo delle scimmie?

Ripeto e insisto: gli allarmismi in questa fase sono inutili, oltre che ingiustificati. Certo, ammetto di dover storcere il naso sul discorso dell’areazione nelle scuole, su cui insistiamo come Istituto Spallanzani ormai dal luglio del 2020. Ci siamo resi conto che agire su questo punto di fatto annulla la contagiosità del virus e nulla è stato fatto dalla politica, che avrebbe il compito di agire invece che denunciare, come è tornata a fare in queste ultime ore.

Mentre ultimiamo l’intervista al professor Vaia, le agenzie di stampa diramano le Linee guida dell’Istituto superiore di sanità sulla ripresa delle lezioni, a settembre. La mascherina, come anticipato sulle pagine di “Avvenire” ieri, non saranno più obbligatorie ma restano raccomandate «per i soggetti più fragili e più a rischio di contrarre forme severe di Covid »: qualora la situazione epidemiologica «dovesse peggiorare», si ritornerà a usarle, e al metro obbligatorio di distanziamento. Il ricambio dell’aria nelle classi (il 91% delle quali non ha installato nessun dispositivo dedicato) resta «indispensabile».

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Ieri è iniziata la distribuzione delle dosi di vaccino contro il vaiolo in tutte le regioni Pubbicate anche le Linee guida dell’Iss sulla scuola: le mascherine non sono obbligatorie

Francesco Vaia / Ansa

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