IL TESTO DEL MONOLOGO DI ANTONIO SCURATI SUL 25 APRILE CANCELLATO DALLA RAI: ECCOLO

I fatti sono ormai noti. Lo scrittore Antonio Scurati, autore della sua famosa trilogia su Mussolini (il primo volume ha anche vinto il Premio Strega) avrebbe dovuto recitare un monologo sul 25 aprile (fortemente critico nei confronti dlla premier Meloni e del suo partito Fratelli d’Italia) nel programma “Chesarà” di Serena Bortone, ma il suo contratto è stato annullato senza spiegazioni plausibili dai vertici Rai e la sua partecipazione di fatto cancellata. Un comunicato di viale Mazzini parlava di un cachet esoso ma il sito di Repubblica, che ha pubblicato per primo il testo, smentisce la versione e mostra un documento in cui si parla di “problemi editoriali”. Il testo Scurati mette in risalto la responsabilità di Mussolini e del fascismo per il delitto Matteotti e la corresponsabiltà degli stessi nelle stragi naziste in Italia, dalle Fosse Ardeatine a Marzabotto. La premier Giorgia Meloni per cercare di sopire le polemiche ha pubblicato il testo sul suo profilo social. Lo postiamo anche noi – non per motivi politici e a prescindere dalla condivisione o meno dei contenuti – ma perché convinti che il rispetto delle opinioni altrui e il dovere di lasciarle esprimere liberamente – anche quando non le si condividono in toto o in parte – siano beni irrinunciabili, minando i quali si mina la democrazia alla base della nostra Carta costituzionale. Di seguito il testo del monologo

di Antonio Scurati

Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.

In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.

Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.

Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?

Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.

Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.

Famiglia Cristiana

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