Il problema dei figli dei preti e delle donne dei preti… Franzoni scrive a Papa Francesco

Non intendo esaminare qui tutta l’ampia problematica del celibato sacerdotale, cioè l’insieme delle ragioni storiche, bibliche, ecclesiali che oggi ne consigliano, o meno, il mantenimento nella Chiesa cattolica di rito latino. Voglio solo affrontare uno spicchio di tale realtà: il concubinato del clero. Con ciò non intendo affatto dire che tutto il clero sia oggi concubinario: assolutamente no! Tutti conosciamo preti lieti e fedeli al loro celibato e carichi di umanità. Ma certo, per una parte, sia pure limitata, del clero, il problema esiste.
Ricordo un episodio: quando, come “padre” conciliare, ero al Vaticano II, avevo come vicino di banco un vescovo dell’America Latina. Questi rimase molto male quando Paolo VI avocò a sé la questione della legge del celibato nella Chiesa latina, impedendo dunque al Concilio di discuterne liberamente. In tale situazione mi disse: «Caro padre abate, e adesso come faccio, dato che nella mia diocesi tutti i preti sono concubinari? Ero venuto in Concilio proprio per favorire l’abolizione della legge del celibato!».
Già incombente ai tempi di Paolo VI, la questione del celibato si è fatta ancor più grave sotto Giovanni Paolo II. A questo papa imputo come scelta assai temeraria quella di avere impedito, in proposito, un reale dibattito ai vari livelli della Chiesa.
Wojtyla ha talmente insistito sulla “saldatura” tra ministero presbiterale e celibato da occultare l’esperienza dei sacerdoti delle Chiese cattoliche orientali, spesso sposati. Ma, soprattutto, la sua esasperata difesa della legge in atto ha dimenticato un particolare decisivo, che un pastore saggio in alcun modo potrebbe ignorare: il problema dei figli dei preti e delle donne dei preti.
Obbligando i preti latini che, in relazioni clandestine, avessero avuto dei figli ad assumersi apertamente le loro responsabilità, e dunque a sposarsi per essere – coram populo – padri amorosi dei loro figli e sposi affettuosi di donne non più tenute nascoste, si compirebbe un gesto di giustizia. Ribadendo invece astrattamente la legge del celibato, di fatto si esimono questi presbiteri dall’assumersi le loro responsabilità e si permette loro di continuare a trattare le madri dei loro figli come persone senza diritti.
Sono migliaia e migliaia, nel mondo – dalla Germania al Brasile al Congo – i figli dei preti che non hanno diritto di avere una normale famiglia, essendo il loro padre “inesistente”. Una tale situazione lede molti diritti umani, e stringe il cuore. È impressionante che Wojtyla non abbia mai voluto affrontare pubblicamente questo “tabù”, preferendo le certezze dell’istituzione alle dolorose conseguenze derivanti dall’addentrarsi con realismo nelle problematiche concrete della vita, spesso assai complicate.
Tema differente, ma sempre legato al clero, è quello delle violenze sessuali di preti contro minori. La sgradevole impressione che si ha, in proposito, è che Wojtyla abbia affrontato questa piaga tremenda solo quando essa esplose negli Stati Uniti d’America, sul finire degli anni Novanta.

tratto da http://www.noisiamochiesa.org/?p=2745

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