Anche i preti potranno sposare: quel che Francesco non dice

ROMA – Gran dibattito nel cortile Italia. Sorpresa, stupore e talvolta sgomento per un Papa che fa niente meno che il Papa. E lo fa con il buon senso, la ragione e la misura. Dice che un gay, un omosessuale, è essere umano come e quanto ogni altro. Dice quindi una sacrosanta ovvietà. Dice che un gay può essere un peccatore come e quanto ogni altro essere umano. E la Chiesa cattolica sta lì per accogliere e perdonare peccatori, così come il suo Dio. Dice di non aver titoli né mandato per “giudicare” un gay perché non c’è nulla da giudicare. Dice Papa Francesco  il sano e il giusto ma soprattutto l’ovvio. Eppure il cortile Italia sobbalza. Ma non si era detto finora che i gay sì, va bene ma proprio proprio come gli altri non sono?

Sì, si era detto e si continua a dire, ma appunto nel cortile Italia e non più da tanto tempo nell’Occidente del mondo. Cortile Italia stupisce e si capisce: non a caso la nostra legislazione in materia di diritti civili, non solo per i gay, è molto più simile a quella dei paese dell’ex Europa dell’Est afflitti da “bigottismo di Stato” di quanto non lo sia rispetto alle leggi spagnole, francesi, portoghesi perfino, per non dire dell’Europa centrale e del Nord. Divorzio, fine vita, omosessualità, fecondazione artificiale, biogenetica…il nostro gruppo di riferimento è composto da Grecia, Turchia, Polonia. Papa Francesco però non vive nel Cortile Italia e quindi dice l’ovvio, ciò che è ovvio per il resto del mondo cristiano sì, cattolico certo, ma civilizzato pure.

Dice cose Papa Francesco più importanti e innovative della sacrosanta ovvietà sui gay, dice per i divorziati risposati la Chiesa cattolica deve trovare una via che li riporti…ai sacramenti? Questo Francesco non lo dice ma il cattolici divorziati e risposati sono tanti, sono vita vera, umanità vera e la Chiesa non può, non deve e ora annuncia di non voler più tenerli fuori e lontani da sé in una dannazione di fatto.

Dice Papa Francesco perfino cose intollerabili oltre che inaudite per Cortile Italia, dice che il problema, anzi il guaio sono le lobby. Qualunque lobby, quella gay in Vaticano se c’è. La lobby, non i gay. La lobby, non i monsignori gay. La lobby è la forma in cui si organizza e consolida il danno collettivo. Cortile Italia finge di non capire o forse non “sente” davvero. Le lobby il guaio nel paese delle lobby? Cortile Italia le lobby le chiama diritti acquisiti oppure diritti sociali, oppure professionalità, oppure presidi sociali. Le lobby sono Cortile Italia: quella degli avvocati, quella degli agricoltori, quella dei dipendenti di aziende pubbliche, quella di ogni professione e attività. I trasportatori, i commercianti, i medici, i politici, gli studenti, i genitori, gli utenti, i consumatori: la regola e il comandamento da noi è organizzarsi in lobby per ottenere così la benedizione e l’acqua santa dei poteri e del denaro pubblico. E Francesco va a dire che la lobby, l’idea stessa di lobby è il guaio? Meglio non aver sentito, Cortile Italia fa il distratto.

Poi ce n’è una che Papa Francesco non dice e cioè che i preti, i suoi preti, potranno sposare. Era un verso di Lucio Dalla, datato “nell’anno che verrà”. Un anno che però non viene per Santa Romana Chiesa che su questo resta muta e ferma. Ci sono stati secoli e secoli in cui la vocazione al sacerdozio era in parte figlia della devozione e della fede, della chiamata e voce divina. E in parte era scelta di una “carriera”, di un ruolo sociale. Carriera sia per i figli dei ricchi che per i poveri. Per i primi un modo concreto di far parte attiva della classe dirigente, per i secondi la possibilità di procurarsi sostentamento in questa vita oltre che benemerenze per la prossima di vita.

Ora invece in tutto il mondo e maggiormente in Occidente, America latina compresa, il sacerdozio è sempre più solo devozione e missione e sempre meno carriera. Come “carriera” non ne vale la pena, le società contemporanee offrono di che sopravvivere e vivere senza bisogno di prendere i voti, di far voto soprattutto di castità e di celibato. Altre Chiese e confessioni cristiane non impongono ai loro sacerdoti il celibato, quella cattolica lo fa. Ed è fuori di dubbio che questo divieto di matrimonio accentui il crollo delle vocazioni sacerdotali ed enfatizzi dal punto di vista statistico la percentuale di omosessuale nei ranghi del clero cattolico. Dicesse un Papa che anche i suoi preti potranno sposare, la Chiesa, almeno quella su questa terra, ne trarrebbe giovamento.

Ma finora nessuno lo fa e ce la fa a dirlo. E’ una delle forme più evidenti e resistenti della sessuofobia che caratterizza, marchia, segna il cristianesimo. Come l’ebraismo e l’islamismo. Qualcosa vorrà dire, qualcosa significherà che i monoteismi, le religioni del Libro e del solo e unico Dio, sono ciascuna a sua modo ma tutte fortemente sessuofobe, terrorizzate dal sesso. Il che non accade ai politeismi, da quelli dell’era classica greco romana a quelli contemporanei a quelli preistorici o quasi. Qualcosa vorrà dire ma chissà cosa. Prima o poi un Francesco lo dirà? No, non sarebbe più un Papa.

di Lucio Fero –

fonte: http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/lucio-fero-opinioni/preti-matrimonio-sposare-papa-francesco-1634180/

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