Milingo compie 90 anni: ha poco rappresentato i preti sposati. Le sue uscite mediatiche hanno spesso procurato danni alla causa. Usato da lobby tradizionaliste

Il sito farodiroma.it con un articolo di Salvatore Izzo ricorda i 90 anni di Milingo. Il Vescovo africano è stato associato spesso alla causa dei preti sposati. Il fenomeno “Milingo” è stato usato per alimentare la linea tradizionalista nella Chiesa. Milingo è stato usato da potenti lobby vaticane per gettare scompiglio tra i membri dei vari movimenti e associazioni di preti sposati. In molti casi le uscite mediatiche di Milingo hanno arrecato notevoli danni alla causa dei preti sposati nella Chiesa e nella società (ndr).

Di seguito l’articolo di Izzo:

Ha compiuto 90 anni monsignor Emanuel Milingo, vescovo cattolico incorso in una scomunica nel 2006, al culmine di un percorso complicato e certamente sofferto. Nato il 13 giugno 1930 a MnuKwa, distretto di Chinata (Zambia), nel 1942 Milingo entra nel Seminario Inferiore di Kasina, in Zambia per concludere i suoi studi sei anni più tardi nel Seminario Superiore in Kachebere. Il 31 agosto 1958 viene ordinato prete mentre solo undici anni dopo Paolo VI lo nomina vescovo dell’arcidiocesi di Lusaka, capitale dello Zambia.

Una nomina conseguente a una ottima carriera accademica. Nel 1961 aveva conseguito la laurea in Sociologia Pastorale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma; nel 1963 all’Università di Berlino si era laureato in Educazione e nel ’66, in Kenia, aveva frequentato un corso in Radio comunicazione, acquisendone la specializzazione. Un titolo di studio che gli servì moltissimo nella sua missione di apostolato radiofonico portata avanti per un numero considerevole di anni. E in effetti quello per la comunicazione è sempre stato un chiodo fisso del vescovo africano (tanto che nel 1969, a Dublino, aveva conseguito un diploma in Telecomunicazioni), convinto che le moderne tecnologie non siano altro che un formidabile strumento per diffondere il Verbo.

Chiamato a Roma da Paolo VI nella seconda metà degli anni ’70 in seguito alle forti pressioni dei vescovi dello Zambia che non volevano averlo in patria a causa della forte popolarità che gli veniva dal suo ministero delle guarigioni, da loro visto con sospetto, Giovanni Paolo II lo aveva nominato delegato del dicastero per la pastorale del turismo e delle migrazioni, un incarico ad hoc che gli dava casa e stipendio (per sé e le suore da lui fondate) e la libertà di presiedere in tutta Italia le sue straordinarie liturgie, partecipatissime, che si concludevano con il rito delle guarigioni. Ma la Cei a un certo punto si era messa di traverso e sempre più diocesi gli avevano tolto il permesso di celebrare nelle loro chiese. L’arcivescovo emerito di Lusaka andava comunque avanti forte delle parole di Wojtyla che in privato gli aveva suggerito: “Eccellenza sia prudente ma non troppo”.

Nel 1997 partecipò addirittura al Festival di Sanremo Chi non ricorda la sua Gubudu gubudu, prodotta in Italia da Lucio Dalla?

Un inizio certamente inquietante, che poi lascia il passo a quella world music che fa da ponte a situazioni che evocavano il tribalismo dell’Africa Nera e il famoso film L’esorcista.

Primo vescovo al mondo Milingo partecipa dunque al Festival di Sanremo. Piero Chiambretti lo introduce e lui, in collegamento, canta la mitica Kavundu vundu che, scrive il sito Rock.it, “pare trattare di anziani guerrieri che risorgono dalla morte per tramandare ai giovani l’arte della danza”.

La collaborazione con Lucio Dalla non si ferma qui: nel 1998 l’esorcista colpabora, insieme al giovane cartoonist Mario Verger, a un film autobiografico d’animazione con le musiche dello stesso Dalla arrangiate da Ron. Il mediometraggio di 30 minuti si intitola “Milingo the Spirit of Africa”. Questa sovraesposizione mediatica causò ulteriore isolamento al presule che in realtà faceva un gran bene ai fedeli guarendone le anime esauste e qualche volta i corpi ammalati.

La storia di monsignor Milingo ha poi un punto di svolta, inatteso e sconcertante, quando nel 2001, a 71 anni, sposa a New York Maria Sung, una fisioterapista coreana di 43 anni, in un matrimonio collettivo officiato dallo stesso reverendo Moon. La Santa Sede, gli inflisse la sospensione a divinis, che impedisce di celebrare i sacramenti. Negli anni successivi ci sono stati riavvicinamenti e riallontanamenti dalla Madre Chiesa e dalla moglie, fino al 2006 quando gli arriva la scomunica, seguita nel 2009 dalla dimissione dallo stato clericale per aver ordinato un vescovo in Brasile senza il consenso del Papa.

Oggi vive a Lusaka (dove tutto era iniziato) con la donna che ha sposato nel 2001, la fisioterapista coreana Maria Sung, che ha preso cura della sua vecchiaia, rivelandosi alla fine ben diversa da come l’avevamo dipinta sui giornali esattamente 19 anni fa. E cioè come un agente nemico, infiltrato da una setta, quella di Moon, per portare scompiglio nella Chiesa Cattolica che si ostinava a condannare la politica imperialista degli Usa, con la voce allora ancora possente di Papa Wojtyla.

Un teorema che si poggiava su qualcosa di vero (la setta Moon era in effetti la mente di quell’operazione mediatica) ma non teneva conto degli umanissimi sentimenti dei due protagonisti. E questo aspetto affettivo non lo avevamo colto noi cronisti (ammassati per settimane nella hall dell’hotel di piazza Cavour che era il quartier generale di Maria Sung e dei pastori della congregazione di Moon che la sponsorizzava) e tanto meno il Vaticano che, San Giovanni Paolo II escluso, ha sempre contrastato il bizzarro prelato guaritore africano.

Dal 2001 al 2006 furono gli anni del tira e molla, in cui il cardinale Tarcisio Bertone, che seguì personalmente il caso (pasticciandolo non poco) affidò Milingo ai Focolarini, sante persone che con un presule carismatico e senza freni inibitori erano condannati a impazzire. A Zagarolo dove era tornato a officiare dopo una suggestiva nuova prima messa all’abazia di Montecassino, Milingo era raggiunto da innumerevoli fedeli e amici. Tra questi anche il cantautore Samuele Bersani che gli dedicò una canzone intitolata proprio Milingo, inserita nella sua raccolta Che vita! del 2002. “L’irritazione del Vaticano è già scesa e fra un po’ finirà, ho dovuto promettere di fare il bravo
per sempre da qui all’eternità. Ora dormo su un letto di ceci, per punire i momenti felici. Dallo psicologo che mi ha in consegna mi aspetto la mia unica terapia”, gli aveva confidato il vescovo.

Gli era amico anche Piero Pelù che a suo tempo dichiarò: “Io credo che una figura fondamentale in questo cambiamento di rotta del mondo cattolico sia quella del vescovo Milingo, un grande, lo dico con certezza. Lui la musica la vive, la comprende, la suona, perché non è un europeo, ed ha più carte di un qualsiasi eccelsiastico cresciuto nel nostro continente. Gli africani sono molto più portati alle sinergie alle contaminazioni, e quindi Milingo anche artisticamente si permette di fare dei dischi pazzeschi, che uno non si aspetterebbe da un’eminenza come lui”.

Restano di quegli anni – come una testimonianza commovente – le sue parole per Maria Sung: “Ti amo come una sorella, continuerò a pregare per te per tutta la mia vita. Il Signore ti benedica”. Maria quel giorno soffrì l’abbandono del marito mentre noi cronisti pensavamo recitasse: guardava Milingo con con gli occhi fissi al piccolo schermo e il viso marmoreo, facendo sempre no col capo.

Ecco il testo integrale della lettera, datata 11 agosto 2001, che secondo Milingo qualcuno avrebbe impedito a Maria Sung di ricevere: “Alla mia sorella Maria Sung pace in Cristo. La mia madre chiesa cattolica mi ha chiamato a ritornare nel suo ovile. Alcuni prelati mi hanno parlato in nome di Gesù per aiutarmi a capire la grande responsabilità che ho nella Chiesa. Le persone che mi cercano e aspettano sono molte. Più di queste sono sopratutto le congregazioni fondate da me stesso che attendono la mia guida spirituale. Le parole del Santo Padre mi hanno commosso: ‘in nome di Gesù Cristo ritorna nella Chiesa cattolica’. Il mio vivo desiderio è quindi obbedire al Santo Padre e sottomettermi alle leggi della Santa Madre Chiesa. Io ti amo come sorella. Continuerò a pregare per te per tutta la mia vita, il Signore ti benedica”.

Come è noto Milingo fu poi nuovamente travolto dalla passione per la sua Maria Sung e la setta Moon ne approfittò per metterlo alla testa di una scismatica chiesa di preti sposati, che lui avrebbe potuto ordinare vescovi. Cosa che a quanto sembra fece in un solo caso.

La morte nel 2012 del reverendo coreano Moon, intimo dei Bush alla Casa Bianca, lo ha poi provvidenzialmente liberato di quel ruolo ingrato da antipapa.

E siamo ad oggi: Milingo è tornato a Lusaka con la sua signora e vive con la modesta pensione da ex dignitario vaticano che Papa Ratzinger ha voluto comunque che gli fosse mantenuta.

Proprio Benedetto XVI nel decreto di scomunica riprodotto qui sotto gli ha anche dato atto di aver fatto un gran bene nella sua lunga attività apostolica. E chi scrive chiede oggi personalmente perdono a lui e Maria Sung per averli criticati con ingiusta acrimonia all’epoca dei fatti in molti articoli. Non solo: con sincerità questo giornale on line si rivolge a Papa Francesco perché tolga la scomunica a Milingo e gli dia il suo perdono. Sarebbe un gesto di grande misericordia, il valore che il pontificato attuale mette al primo posto

Traghettilines BOMPIANI 1+1 Abbonanti ad un 2024 di divertimento - Mirabilandia Pittarello - Saldi fino al -70% Frigo vuoto e voglia di vino? Te lo consegniamo in 30 minuti alla temperatura perfetta! Duowatt - Banner generici con logo Tekworld.it Bus Terravision Aeroporto Milano Malpensa Plus Hostels Transavia 2021 Radical Storage Bus notturno Fiumicino Aruba Fibra veloce Hosting Aruba - Scopri di più