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Colpo di scena agostano. Nel segno del rasserenamento. Su un caso veronese che aveva fatto discutere in tutta Italia .Don Marco Campedelli, 58 anni, prete diocesano, continuerà a insegnare religione al liceo Maffei, come fa da 22 anni a questa parte.

Dall’incarico pareva però essere stato sollevato nei mesi scorsi, dopo che aveva contestato i contenuti della lettera al clero che il vescovo uscente Giuseppe Zenti aveva scritto in prossimità del ballottaggio delle elezioni amministrative del 26 giugno. Nella lettera Zenti invitava i preti a sensibilizzare i fedeli su valori da difendere, in politica, come tra gli altri la scuola cattolica, il sociale e «la famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender». Secondo Campedelli, però, come da lui scritto all’agenzia di stampa Adista, di area cattolica progressista, il vescovo tramite «i pastori, doveva guidare verso i pascoli “di destra”, il gregge di fedele laici, non ritenuti evidentemente capaci di un pensiero autonomo».

In sostanza, per Campedelli, anche scrittore e artista, essendo maestro di burattini erede del grande Nino Pozzo – e ha utilizzato quest’arte anche nella catechesi e nelle omelie – le parole di Zenti sarebbero state orientate a favorire il sindaco uscente e candidato del centrodestra Federico Sboarina, che poi al ballottaggio ha perso da quello del centrosinistra Damiano Tommasi. Zenti, peraltro, anche in un’intervista a L’Arena, aveva precisato che il suo appello non era riferito ai candidati, – «entrambi cattolici», aveva detto – e invitato a considerare, però, piuttosto il retroterra culturale delle coalizioni, «senza alcuno schieramento partitico». In ogni caso don Marco veniva dato per questo “licenziato” dall’insegnamento della religione al Maffei. Contro questo provvedimento era montata l’indignazione di ex studenti, insegnanti, presidi, genitori, amici, vicini al prete, già parroco di San Nicolò all’Arena. E c’era stato anche un sit-in in piazza dei Signori a sostegno di don Marco.

Una nota della diocesi, peraltro, attraverso il Servizio dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, anche pubbliche, negò il licenziamento, che comunque non spetta al vescovo ma allo Stato. La vicenda, però, non si era spenta, anzi. Ai primi di luglio, a margine dell’annuncio del nuovo vescovo di Verona Domenico Pompili, Zenti aveva detto che «chi insegna religione deve essere in comunione con il suo vescovo: se non lo è non può insegnare. Per lui prego molto, perché voglio che sia un bravo prete». In quel momento la Curia in una nuova nota si chiedeva ancora se «il suo antagonismo», cioè di Campedelli, «possa oggi configurare ancora la possibilità di una sua riconferma come sacerdote al liceo Maffei» e chiariva che l’idoneità all’insegnamento della religione cattolica è permanente. Già allora, però, per il direttore del Servizio Irc don Domenico Consolini diceva che da allora all’1 settembre – cioè la data in cui un insegnante non di ruolo firma il nuovo contratto annuale, fino al 31 agosto dell’anno successivo – c’erano tutte le condizioni per un colloquio tra Campedelli e il vescovo.

Ora se non un colloquio, un contatto tra i due ci sarebbe stato, nel segno della distensione. Risultato: attraverso il Servizio Irc, la diocesi ha ribadito ora che don Marco è ancora idoneo all’insegnamento. E quindi il ministero ha recepito l’indicazione. Così la scuola ha rinnovato il contratto all’insegnante, al liceo Maffei, per un anno, come si fa nel caso di insegnanti non di ruolo, com’è don Marco. Si chiude dunque un caso che ha infiammato l’opinione pubblica per diversi mesi, dentro e fuori la Chiesa, la scuola e la politica. Don Campedelli resta al Maffei. Zenti, ora amministratore della diocesi fino all’arrivo di Pompili, l’1 ottobre, saluterà la Chiesa veronese l’8 settembre.

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