Cosa accomuna Harry Potter, Twilight e le Sacre Scritture?

Cosa hanno in comune Harry Potter e le Sacre Scritture, oppure il Vangelo e Twilight? Se ne discuterà all’incontro promosso dal Sefir “Scienza e Fede sull’Interpretazione del Reale” area di ricerca interdisciplinare, insieme alla Specializzazione in Teologia Fondamentale della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense mercoledì 15 aprile alle ore 15,30 presso l’aula Paolo VI dell’università pontificia.

“La teologia tra scienza e fantascienza”, questo il tema dell’incontro «organizzato con il desiderio di far dialogare la teologia con un ambito piuttosto inusuale ma che ha a che fare con il modo con cui tante persone si relazionano alla realtà: cioè il genere fantasy, la fantascienza», spiega ad Aleteia don Antonio Sabetta, teologo dell’Università Lateranense e della Lumsa, nonché preside dell’Istituto di Studi Superiori Religiosi “Ecclesia Mater”.

TRACCE DI CRISTIANESIMO
L’iniziativa, prosegue Sabetta, «è un tentativo di ascolto di queste saghe, che talvolta possono essere, se ci è permesso l’azzardo, lette secondo un’espressione di Derrida in Donare la morte; qui riferendosi alla possibilità di pensare i temi cristiani senza l’evento della rivelazione, il filosofo parla della possibilità di un “doppione non dogmatico del dogma”. Da non credente Derrida avverte la riserva di senso che i contenuti della fede cristiana possono costituire per tutti, anche per chi non crede. In categorie forse a noi più familiari si potrebbe parlare di “tracce di cristianesimo anonimo” ricorrendo all’immagine di K. Rahner».

ACCOSTAMENTO POSITIVO
Da un lato questo aspetto «testimonia l’universalità della fede cristiana. Ciò che essa ci trasmette è universale, e può essere fatto proprio da tutti. Sotto questo punto di vista, accostare fede a fantasy lo vedrei come un’operazione positiva, perché non ci può essere estraneità tra fede e ciò che continua a segnare anche oggi il contesto in cui siamo. Ciò che la fede è, riesce ancora ad illuminare di senso le situazioni, pur vivendo in un’epoca definita da C. Taylor “post-secolare” dove spesso sopravvivono i gesti della fede ma muoiono le ragioni che hanno dato loro vita».

IL CASO HARRY POTTER
Tutto questo può essere rilevato, «direi anzi che è evidente», precisa il teologo, nella saga scritta da J.K. Rowling, dove è protagonista il celebre maghetto Harry Potter, “Il ragazzo che sopravvisse”. «E non deve sorprendere se nei libri a parte due citazioni bibliche esplicite poste nel settimo (“l’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte” e “dove si trova il tuo tesoro là sarà anche il tuo cuore”), non ci sono riferimenti espliciti al cristianesimo (ad esempio ci sono le vacanze di Natale ma non si parla mai del Natale); eppure è molto interessante leggere in chiave cristiana le tematiche attraversano la saga».

LE “ARMI” PER ABBATTERE IL MALE
Qui ciò che balza subito agli occhi, sottolinea Sabetta, «è che magia (il fantascientifico) non significa evasione dalla realtà: la magia è potere ma non ti risparmia la fatica della vita e delle decisioni. Certo il tema più evidente è quello della lotta tra bene e male; non c’è una visione dualistica, non ci sono solo buoni e cattivi, ma c’è una dimensione buona e cattiva in ogni uomo che è chiamato ogni giorno a scegliere più che tra bene e male tra ciò che è giusto e ciò che è facile. La tentazione esiste anche nella persona buona (ne è testimonianza il saggio Silente), è sempre presente (la avverte chiaramente anche Harry), nello stesso tempo c’è il male dentro di noi, male che con la sua potenza persuasiva sembra più forte, ma l’uomo sa dia vere le armi per vincere il male, le armi che provengono dall’amore, dall’amicizia, dal sacrificio di sé. Dove si afferma il male si perverte l’umano, perciò la lotta contro il male è per affermare l’uomo e quanto più lo caratterizza».

LA GRANDEZZA DELL’AMORE
Non a caso nella saga la vera debolezza di Voldemort, il male assoluto, è che non ama, non ha amici, non sa abbracciare e chi lo serve lo fa perché lo teme. «Questo disprezzo degli affetti, della loro decisività nella vita, è la sua debolezza di fronte a cui sta la grandezza dell’amore, l’amore della mamma di Harry che evita che la maledizione avada kevadra uccida suo figlio, amore che non è un “caso” della vita ma, come dice Silente, il suo “segreto ultimo”».

IL SACRIFICIO DEL MAGHETTO
Soprattutto nei capitoli 34esimo e 35esimo dell’ultimo volume, “Harry Potter e i doni della morte”, «viene fuori la grandezza dell’amore, la sua capacità di redimere e salvare. Quell’amore che ultimamente è accettare, abbracciare liberamente la possibilità della morte; ed è questo dono di sé fino in fondo come atto di libertà (Harry accetta di andare incontro al suo destino), questo – come viene esplicitamente detto – essere come un agnello fatto crescere per il macello, che non solo salva Harry, cioè lo preserva dalla morte provocata dalla maledizione senza perdono, ma redime, impedisce ultimamente al male di prevalere. La dialettica fra vita e mondo (intesa in senso giovanneo) si risolve nell’agnello immolato che viene rifiutato (Harry è “l’indesiderato numero uno”) ma salva la storia».

LA LEZIONE DI HEGEL
Silente dirà ad Harry che il vero signore della morte, non è colui che vuol sfuggire alla morte, ma è colui che non scappa di fronte ad essa e che accetta di morire sapendo che nella vita ci sono cose peggiori della morte e in questo sacrificio accettato (Harry è il “prescelto”) avviene un cambiamento, il nuovo inizio della storia. «Mi viene sempre in mente – ricorda Sabetta – quando ripercorro la conclusione della saga, la frase di Hegel nelle sue “Lezioni sulla filosofia della religione”; egli definisce la morte di Cristo la “morte della morte” come a dire che solo il morire, solo l’assunzione in sé del negativo, può vincerne la potenza, può decretare la morte di ciò che fa morire». 

AMICIZIA, RISCHIO, ASCESI
Altri aspetti che di cristiano «hanno molto e sono ben presenti nella saga sono, tanto per citarne alcuni, l’importanza del rischio, il valore dell’amicizia, l’ascesi, su tutti il dolore che forgia al vita, che ti dà occhi che ti permettono di vedere cose che gli altri non vedono, che ti fanno rendere meglio conto della realtà (come accade a Harry e Luna)».

DAL SIGNORE DEGLI ANELLI ALLE CRONACHE DI NARNIA
Harry Potter è uno dei casi più eclatanti dell’attrattiva delle saghe ma vi sono anche altre saghe fantasy che possono essere lette e considerate sullo sfondo della rivelazione biblico-cristiana. «Pensiamo ad esempio – continua ancora il teologo – al caso ancora più sofisticato del “Signore degli anelli“, dove s’impongono temi come la seduzione del potere causata dall’anello magico, il desiderio dell’immortalità, la potenza della tentazione, la lotta onerosa per il bene».  Oppure, «pensiamo anche alle “Cronache di Narnia“, dove per esempio il sacrificio compiuto dal leone che accetta di morire per pagare l’infedeltà che altri hanno commesso alla legge gli consentirà di risorgere».

TWILIGHT E I VALORI DI EDWARD
Pensiamo infine anche alla saga di “Twilight” di cui ultimamente in prospettiva sociologica si è occupato per esempio la professoressa Cecilia Costa evidenziando al suo interno echi evangelici. Ad esempio la rivelazione dell’identità che Edward fa a Bella sembra la riproposizione della trasfigurazione raccontata nel Vangelo: luci, vesti candide, pelle ricoperta di diamanti. Ma soprattutto Edward incarna un mondo fatto di tradizione, dove è evidente il valore di gesti come l’attesa, la pazienza, la rinuncia a ciò che si desidera quando è per il bene dell’altro; valori che a volta noi postmoderni non consideriamo più.

VALORIZZARE LA DIFFERENZA
Tra l’altro un tema presente sia in Twilight che in Harry Potter è la valorizzazione della differenza, della diversità. In Twilight i vampiri buoni sono quelli che non si comportano come gli altri, che accettano la lotta contro il loro istinto naturale impegnandosi a non bere sangue umano per non uccidere persone. In Harry Potter la diversità si manifesta nel fatto che spesso i diversi non incarnano il male e la tenebra: l’amica più intelligente di Harry è Hermione che ha genitori non maghi, Hagrid è un mezzo gigante; per Voldemort, la non purezza (ovvero la differenza che attenta all’unità) è un’ossessione che lo spinge ad uccidere suo padre perché non mago, e dunque qualcuno di cui vergognarsi. Chi compie scelte diverse, non omologate, dice la positività della differenza, come nel caso ad esempio di Sirius Black.

sources: ALETEIA
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