Chiesa e pedofilia, lo Stato inesistente. Alcune incongruenze di Zuppi

Quante incongruenze nel piano in 5 punti di mons. Zuppi, nuovo capo della Conferenza episcopale, per prevenire le violenze sui minori e documentare quelle avvenute negli ultimi 20 anni nella Chiesa italiana. Il silenzio, complice, dei media e delle istituzioni laiche

Viviamo in uno strano Paese. Sono passate due settimane dalla controversa conferenza stampa di insediamento del card. Zuppi a capo della Conferenza episcopale italiana (Cei), tutta incentrata – come era facilmente prevedibile – sull’annuncio delle strategie che la Chiesa metterà in campo per combattere, in questo nuovo corso, la diffusione della pedofilia e delle violenze “sessuali” al suo interno e non un giornale, non un talk show, non un telegiornale Rai o privato, in questo lasso di tempo, ha notato e fatto notare ai suoi lettori e ascoltatori l’assordante silenzio, l’inerzia mortale, l’indifferenza totale delle istituzioni italiane riguardo un problema che ci riguarda tutti, laici e non.

Già perché quello di cui si dovrebbe occupare la Cei – da un lato indagando, giudicando, ed eventualmente punendo i sacerdoti responsabili, dall’altro tutelando l’incolumità psicofisica e i diritti dei minori che frequentano chiese, parrocchie, oratori, campi scout e scuole cattoliche – è un crimine feroce compiuto da cittadini italiani adulti nei confronti di cittadini italiani bambini (ma tanto ci sarebbe da dire – e lo faremo presto – anche sulle violenze subite dalle donne in ambito ecclesiastico, stimate in rapporto 3 a 1 rispetto ai casi di pedofilia. Fonte: Oivd-Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne, #Italychurchtoo).

Poiché non lo dice nessuno lo diciamo noi: dov’è la politica? Dov’è la magistratura? Dov’è il garante per l’infanzia? Dove sono gli ipocriti di “e allora Bibbiano”? Dove sono le istituzioni laiche quando Zuppi il 27 maggio – durante una conferenza stampa di fronte a pochi giornalisti italiani e a decine di giornalisti stranieri – rompe con il passato, si smarca dalle reticenze dei suoi predecessori e ammette, finalmente, che all’interno della Chiesa italiana, ebbene sì, c’è un grosso problema? Lo stesso gigantesco, orrendo, inaccettabile problema che riguarda tutte le Chiese del mondo: la presenza di un numero inaccettabile di cacciatori di bambini al suo interno. Intendiamoci, queste non sono parole del card. Zuppi, men che meno l’ammissione è avvenuta in via diretta. Ma, nel momento in cui il nuovo capo dei vescovi presenta alla stampa il piano in 5 punti per prevenire le violenze sui minori e documentare quelle avvenute negli ultimi 20 anni nella Chiesa italiana, ebbene sta “ammettendo”, suo malgrado, che, in primis sa chi e dove andare a cercare e poi che fino a oggi poco o nulla è stato fatto in difesa dei bambini (e tanto, di riflesso, è stato fatto in difesa dei preti che li hanno stuprati).
Ritorna doverosa la domanda: perché indaga la Chiesa e non lo Stato?

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