Dieci anni di silenzio in Siria scanditi da 83 morti al giorno

Nello studio le cifre del conflitto: 300mila vittime civili tra il 2011 e lo scorso anno. Sul terreno il caos: raid Usa contro capo di al-Qaeda nel nord, mentre Erdogan è pronto alla caccia ai curdi
I danni della guerra a Nairab, nell’area di Idlib

I danni della guerra a Nairab, nell’area di Idlib – Reuters

Almeno 83 civili sono stati uccisi ogni giorno in Siria dal 2011 al 2021, per un totale di oltre 300mila vittime. È quanto emerge da uno studio dell’Onu. Il dato concerne solamente le persone uccise come risultato diretto di operazioni di guerra e «non include i molti e molti altri civili morti a causa della perdita dell’accesso all’assistenza sanitaria, al cibo, all’acqua potabile e ad altri diritti umani essenziali», ha sottolineato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet.

L’entità delle «vittime civili negli ultimi 10 anni rappresenta l’1,5% della popolazione totale all’inizio del conflitto e solleva serie preoccupazioni per il fallimento delle parti in conflitto a rispettare le norme del diritto internazionale umanitario sulla protezione dei civili». Dal punto di vista militare proseguono invece le violenze, in particolare nel nord del Paese. Il Comando centrale degli Stati Uniti ha affermato in una nota di aver effettuato un raid nella provincia siriana di Idlib che ha preso di mira un alto leader di un gruppo allineato ad al-Qaeda: l’attacco ha avuto come bersaglio Abu Hamzah al-Yemeni, un «leader anziano» di Hurras al-Din, una milizia legata ad al-Qaeda.

Nell’area del nord-est anche gli aerei da guerra turchi intensificano i loro raid contro le posizioni del Pkk e delle Ypg ad Al-Hasaké e nelle campagne di Aleppo. Mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha confermato l’imminente inizio di nuove operazioni militari nelle aree controllate dalle milizie curde. Per il leader di Ankara l’avvio della nuova offensiva – di fatto “legittimata” con il sì a Svezia e Finlandia nella Nato – costituisce una «priorità legata alla sicurezza nazionale».

I colloqui di pace sulla Siria si complicano anche in conseguenza del nuovo scenario internazionale emerso dopo l’offensiva russa contro l’Ucraina. Mosca ha infatti affermato che la Svizzera ha perso il suo status neutrale nel conflitto siriano a causa della sua posizione anti-russa, ma l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Geir Pedersen, ha escluso la possibilità di scegliere come sede dei colloqui in corso del Comitato costituzionale siriano una città diversa da Ginevra.

Avvenire

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