Riecheggiando il Watergate, il Vaticano affronta il dilemma dei “minuti mancanti”

(Traduzione di lavoro di A. P. – Google). (John Allen – Crux) In mezzo allo scandalo Watergate degli anni ’70, solo diciotto minuti e mezzo di nastro mancante sulle registrazioni segrete delle conversazioni della Casa Bianca rilasciate per ordine del tribunale sono stati sufficienti per aiutare a far cadere la presidenza Nixon, convincendo molti americani che c’era uno sforzo consapevole per prevenire la piena verità venga alla luce. Ora che il Vaticano affronta la propria controversia sui “minuti mancanti” riguardo alle registrazioni sensibili prodotte sotto citazione – e, dato che le parti mancanti potrebbero essere fino a due ore, molto più dell’originale Watergate – resta da vedere se queste omissioni hanno lo stesso impatto devastante.Le registrazioni in questione fanno parte del “processo del secolo” del Vaticano, un’accusa tentacolare di dieci persone, tra cui, per la prima volta, un cardinale e una manciata di entità aziendali per varie forme di appropriazione indebita, estorsione e frode. La maggior parte delle accuse è incentrata su un affare immobiliare da 400 milioni di dollari eseguito dalla Segreteria di Stato per acquistare un pezzo di proprietà nell’esclusivo quartiere londinese di Chelsea.
Quando all’inizio di luglio sono state annunciate le incriminazioni contro il cardinale italiano Angelo Becciu, già sostituto della Segreteria di Stato e quindi effettivamente capo di gabinetto del papa, e gli altri, i pubblici ministeri vaticani hanno presentato trascrizioni scritte degli interrogatori di vari imputati e testimoni, ma non le registrazioni effettive degli interrogatori che erano state audio o videoregistrate.
Gli avvocati difensori – e, visto che gli imputati potrebbero praticamente schierare una squadra di calcio, ce ne sono un sacco – hanno subito chiesto che venissero consegnate anche quelle registrazioni. L’interesse si è concentrato principalmente sulle registrazioni del testimone chiave dei pubblici ministeri, l’italiano monsignor Alberto Perlasca, che era stato uno dei primi promotori dell’accordo di Londra come capo dell’ufficio affari finanziari della Segreteria di Stato, ma che è uscito prima della ricaduta collaborando per ribaltare i suoi ex colleghi e fornire prove dello stato.
Il tribunale vaticano ha ordinato che i nastri fossero prodotti durante un’udienza a luglio, ma all’inizio di agosto i pubblici ministeri hanno sfidato quell’ordine citando problemi di privacy e mancanza di consenso da parte dei protagonisti. Durante un’altra udienza il mese scorso il tribunale ha respinto tale argomento, stabilendo che se i pubblici ministeri includono qualcosa in un atto d’accusa come prova a sostegno, allora, per definizione, è un atto pubblico e non si applica alcuna aspettativa di privacy.
Giovedì, i pubblici ministeri vaticani, conosciuti formalmente come Promotore di Giustizia, hanno finalmente consegnato i nastri sotto forma di 52 DVD separati. Non sappiamo ancora se contengano sorprese, perché solo ora gli avvocati difensori le stanno studiando attentamente, ma c’era una sorpresa nella documentazione tecnica che accompagnava le registrazioni: un elenco di dieci “omissioni attraverso diapositive [inserite in] audio- registrazioni video” e un altro elenco di 28 “omissioni per effetto sonoro di registrazioni audio”
In altre parole, è un elenco di 38 luoghi durante le circa 100 ore di registrazioni in cui i pubblici ministeri hanno scelto di omettere qualcosa. Difficile dire esattamente quanto materiale sia stato omesso, dal momento che la tabella fornita dai pm indica dove arrivano i tagli ma non quanto durano. L’agenzia di stampa italiana Adnkronos ha stimato che si tratta di circa il due per cento del contenuto totale – che, dato il totale, sarebbe di circa due ore.
Nessuna ragione è stata fornita per le omissioni se non per “interessi investigativi”.
Com’era prevedibile, gli avvocati della difesa stanno gridando allo scandalo. In uno sviluppo che raramente si vede in queste procedure, i legali di tutti e dieci gli imputati hanno presentato un’obiezione congiunta al tribunale esprimendo “viva preoccupazione” e insistendo che fossero fornite le versioni non epurate al fine di creare le condizioni per una “corretta amministrazione della giustizia”. ”
In assenza di una spiegazione soddisfacente, sono abbondate le teorie su cosa c’è in quei minuti mancanti. Alcuni sui media italiani hanno ipotizzato che siano riferimenti espliciti a Papa Francesco e a ciò che sapeva e quando lo sapeva. Altri si chiedono se i pezzi modificati catturano gendarmi vaticani o pubblici ministeri che minacciano testimoni, forse in particolare Perlasca, se non collaborano, il che potrebbe suggerire che la testimonianza è stata estorta.
Una differenza rilevante con lo scandalo Watergate è che con i nastri di Nixon, quei 18 minuti e mezzo sono stati cancellati e non potrebbero mai essere recuperati. In questo caso, presumibilmente, il contenuto mancante è ancora nelle registrazioni originali e potrebbe, in teoria, essere ancora prodotto.
La prossima udienza del processo è fissata per il 17 novembre e vedremo cosa accadrà quando il collegio di tre giudici, guidato dal veterano giurista italiano Giuseppe Pignatone, accoglierà l’appello della difesa.
Eppure, nella corte dell’opinione popolare, è probabilmente giusto dire che i pubblici ministeri si trovano ad affrontare uno “scarto di credibilità” sempre più ampio. Questo processo doveva essere un coronamento delle riforme finanziarie adottate sotto papa Francesco, i cui capisaldi dovrebbero essere la trasparenza e la responsabilità.
Invece, stanno crescendo le impressioni che questo possa essere semplicemente un processo farsa, ovvero un po’ di teatro progettato per dare la colpa del fallimento a un gruppo di capri espiatori accuratamente selezionati, impedendo che emerga qualcosa di imbarazzante o contraddittorio con la narrativa scelta.
Papa Francesco ha reso possibile tutto questo esercizio emanando una serie di rescritti invocando la sua autorità esecutiva per modificare, o sospendere, alcune regole di procedura. Resta da vedere se il pontefice ora attingerà a quella stessa autorità e ordinerà ai suoi pubblici ministeri di dire la verità.
Il Sismografo
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