Parroco dopo la svolta “radicale” interviene sulla protesta contro la pasta scotta. E cita San Paolo

Il 29 aprile scorso scoppiava il caso della “pasta scotta” con tanto di protesta dei profughi in questura: sotto accusa, in particolare, il cibo servito alla mensa “Il Locomotore” in via Eritrea. A un mese di distanza, sulla “pasta scotta” si abbatte un nuovo anatema griffato don Franco Ranza ultimamente particolarmente e diversamente reattivo di fronte agli eventi cittadini ma anche agli accadimenti fuori porta.

Non che il parroco di San Nicolò e San Francesco si sia svegliato ora da un lungo sonno: la sua partecipazione alla vita cittadina non è mai venuta a mancare e le sue prese di posizioni da sempre sono state nette e con ben pochi margini lasciati all’interpretazione. Il fatto è che il parroco conservatore per definizione, il don che nel 2006 e nel 2008 sfilava attraverso le vie del centro piuttosto che tra le panchine del Parco del Popolo chiedendo più sicurezza per la città, al fianco esponenti di An, Forza Italia e Lega Nord, negli ultimi interventi ha virato mettendo in campo aperture coraggiose. Considerato perlomeno il pulpito… o meglio l’altare.

Perché proprio dall’altare di San Nicolò, il 22 maggio scorso, don Ranza celebrò una messa in suffragio di Marco Pannella, alfiere del divorzio e dell’aborto ma soprattuto leader radicale nelle parole e nei fatti. E di fronte alla nostra incredulità, ci rispose come il più illuminato dei sacerdoti riformatori: «Anche i non credenti saranno salvi se saranno retti nella coscienza, che è più forte della legge. Pannella ha cercato di essere coerente con la sua coscienza». E per convincerci rincarò la dose: «Invecchiando si diventa saggi e si scopre la verità. Io mi sento un prete libero in una Chiesa libera. Nei preti la politica è il Padre Nostro».

E a tre giorni dalla messa per Pannella, don Ranza pensò bene di bacchettare una certa Maria Elena Boschi. La sua colpa? Avere pronunciato una frase ad un passo dal blasfemo a proposito del referendum costituzionale: “I partigiani veri votino sì”. Ed è di ieri l’intervento sul caso “pasta scotta” e più in generale sulla questione dei migranti. Don Ranza cita san Paolo (“chi non lavora non mangi”), stigmatizza il comportamento dei profughi (“siete ospiti e non rispettate le leggi del nostro paese”) per poi esprimere la propria teoria (“non è giustizia distributiva e vera giustizia un assistenzialismo sistematico e continuato”). Nuova virata? E se fosse il caso di cambiare metro non ragionando più in termini di passi avanti, indietro o sul posto?

«Cosa ne pensa dell’intervento sui migranti? – ci chiedeva ieri don Ranza -. L’ho buttato giù di getto, perché la questione della pasta scotta mi ha offeso. Ho conosciuto Papa Bergoglio in America Latina e ho ancora negli occhi quei giovani che a Caracas stavano per ore sotto il sole cocente aspettando un panino. E questi si lamentano per la pasta…». Quello stesso Bergoglio che ha invitato le parrocchie ad accogliere almeno una famiglia di migranti ognuna. A San Nicolò, c’è posto per i profughi? «Al momento

no perché le strutture ci sono ma dal terremoto del ’99 sono inagibili – risponde Don Ranza facendosi trovare pronto sul tema -. E in ogni caso resto del parere che per un’accoglienza che funziona servono regole precise. Altrimenti poi ci ritroviamo qui a parlare di pasta scotta…».

Gazzetta di Reggio

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