Con le esequie di Benedetto XVI Papa Bergoglio si gioca i prossimi anni…

Fonte: https://silerenonpossum.it/con-le-esequie-di-benedetto-xvi-francesco-si-gioca-i-prossimi-anni/
Benedetto XVI: "Non ci sono due Papi, il Papa è uno. Dimissioni? Credo di  aver fatto bene" - Il Fatto Quotidiano
Sono tantissime le persone che in queste ore stanno rendendo omaggio al Santo Padre Emerito Benedetto XVI. Nonostante tutto il racconto propinato anche nelle ultime ore, non solo dai media ma anche qui dentro, le persone che pregano sulla salma di Joseph Ratzinger, sono moltissime e sono giovani. Solo nella giornata di lunedì 02 e martedì 03 gennaio, più di 150 mila persone sono sfilate davanti al Pontefice. Oggi, fino alle ore 12, circa 30 mila.

Centinaia di migliaia di sacerdoti giovani, sono legati alla figura di Benedetto XVI. In queste ore nella Basilica Vaticana si sono viste tutte le talari che in questi anni erano state fatte sparire. Il clero giovane, infatti, è frutto di un pontificato che ha dedicato tutto, sottolineiamo tutto, ai sacerdoti e all’amore per la Chiesa. Molti hanno scelto di intraprendere la vita sacerdotale proprio grazie alla testimonianza di Joseph Ratzinger. Abbiamo già parlato dell’Anno Sacerdotale ma ogni incontro con il Papa era sempre speciale. Anche quando si andava in udienza, Benedetto XVI aveva sempre un sorriso ed una domanda. Ai seminaristi chiedeva: “A che anno sei?”, poi l’invito: “Studiate, pregate”. Gratitudine nelle sue parole. Quando riceveva i presbiteri li invitava alla preghiera, al servizio ai fedeli “che sono sempre ammirati dal nostro ministero”. Era impensabile sentire il Papa dire: “Siate uomini!” oppure “I seminaristi non sono scemi” oppure “Molti sacerdoti guardano la pornografia”. Per citarne solo qualcuna.
Il trattamento riservato a Benedetto XVI
Nonostante ci sia una certa stampa che continua a fare falsa informazione, in queste ore emerge chiaramente il trattamento che è stato riservato a Benedetto XVI in questi anni. Non stupiamoci di ciò che dice la stampa, i livelli sono veramente da asilo. Eva Fernandez (COPE Spagna) ha riferito nelle scorse ore che i carabinieri della Repubblica Italiana sono i “Gendarmi in alta uniforme”. Abbiamo detto tutto.

Francesco ha sempre definito Benedetto XVI, un “nonno”. Proprio da nonno, è stato trattato. Il problema è che “i nipoti” sono anche ingrati. Appena giunta la notizia della morte, a dire il vero ancor prima, è scattato il panico totale. Non si tratta della tristezza e del dolore che ha animato tutti noi di Silere non possum, ma l’atteggiamento di coloro che devono far partire una macchina.

Da subito sono arrivate specifiche indicazioni da Santa Marta: il Vaticano continua ad andare avanti. Cosa significa? Nessuna chiusura, nessuno stop. In sostanza, non è successo nulla. Forse qualcuno non aveva fatto i conti con i dipendenti (laici ma soprattutto i presbiteri e i vescovi) che hanno subito detto: “Se non chiudiamo gli uffici per le esequie, prendiamo permesso tutti”.

Beh, soltanto chi non guarda oltre la punta del proprio naso poteva pensare che non sarebbe andata così. Benedetto XVI aveva un rapporto di dolcezza e stima con i dipendenti, una sincera gratitudine, che ovviamente è sempre rimasta nel cuore e ricambiata. Non erano certo i tempi in cui il Vaticano veniva offerto alla stampa dallo stesso sovrano, come il luogo più corrotto per eccellenza. Qualcuno pensava, forse, che non sarebbe emerso? Non è cosi. Infatti, si è dovuto subito rimediare dicendo che si resterà fermi solo fino alle ore 13. Neppure il tempo della tumulazione, in sostanza.

Eppure, molti si sono chiesti: questo cosa c’entra con il fatto che non fosse più regnante? Nulla. Solo la volontà di far finta che nulla sia successo. Solo la volontà di non oscurare la figura di chi regna.

In tutto lo Stato della Città del Vaticano (anche in Nunziature e Zone Extraterritoriali) non ci sarà lutto. Le campane della Basilica Vaticana (e nessun’altra campana) non sono state suonate e le bandiere non sono tirate a mezz’asta. Queste scelte sono il chiaro intento di oscurare la figura di Benedetto XVI perchè nulla ha a che vedere con l’essere regnante oppure no. In uno Stato qualunque, le bandiere vengono messa a mezz’asta per personalità importanti, eventi straordinari di lutto, ecc…Nessuna giustificazione. La scelta del Papa è tanto più vergognosa se guardiamo alla Repubblica Italiana, dove il Governo ha ordinato le bandiere a mezz’asta in segno di lutto per il Papa Emerito.
La traslazione
Anche per quanto riguarda la processione avvenuta la mattina del 02 gennaio, molti cardinali e vescovi sono rimasti amareggiati. Il Pontefice Emerito è stato inserito in un pulmino e portato, al buio, alla Basilica di San Pietro.

A guidare il corteo non c’era né il Papa (figuriamoci), né il Cardinale Vicario per lo Stato della Città del Vaticano, né il Parroco della Basilica. Nessuno. Dietro al feretro del Papa c’erano le persone che lo hanno sempre amato e servito: S.E.R. Mons. Georg Gänswein e le memores. Nessun altro. Ha un senso questo? Neppure a Domodossola per i funerali di chicchessia viene fatta una cosa del genere.

Il giorno precedente sono stati fatti accedere allo Stato, e poi al Monastero, oves et boves, e la mattina non potevano guidare la processione almeno i canonici di San Pietro?

Anche l’arrivo all’ingresso laterale della Basilica è stata una scelta incomprensibile. Il Pontefice non è sceso da letto, figuriamoci. Mauro Gambetti si era appena alzato (basta riascoltare l’audio della celebrazione per capire che era stato tirato giù dal letto da uno dei tanti capo ufficio che ha sistemato con stipendio annesso).

Il Papa Emerito è stato fatto accedere alla Basilica dall’ingresso laterale. Ingresso dal quale entrano anche le bare (chiuse) degli Eminentissimi Signori Cardinali. Ora, non si vuole utilizzare il portone riservato ai pontefici regnanti? Ce ne sono altri. Ha senso fare entrare il feretro di un Pontefice Emerito da un ingresso laterale dove si accede solitamente per andare a cambiarsi in Basilica? Inspiegabile. O meglio, la spiegazione c’è ed è quella che abbiamo spiegato in questi anni: Benedetto doveva sempre essere oscurato.
La falsa informazione
Questo giochetto è stato sfatato dai fedeli in questi giorni. Come ha affermato anche una ex giornalista dell’Ansa che diede anche la notizia delle dimissioni, quando c’erano gli eventi di Benedetto XVI le stime della Gendarmeria e della Prefettura erano sempre al ribasso. C’erano 100 mila persone? Si diceva che fossero 90 mila. Tutt’altra storia avviene oggi. In questi due anni abbiamo più volte dimostrato come i numeri vengono dati in tutti i sensi. Un po’ come Gianni Cardinale riferisce gli ingressi in Basilica: 47 mila al giorno, 47 mila all’anno….Tutto fa brodo.

Molti si sono stupiti della folla che in questi giorni ha pervaso la Piazza e la Basilica. Noi, sinceramente no. Anzi, vorremmo dire: “Preparatevi per i funerali di giovedì”. Bisogna sottolineare che coloro che hanno venerato la salma in queste ore sono giovani. Non si tratta dell’evento organizzato con Blanco e quindi i giovani accorrono per divertirsi. È abbastanza scontato che un giovane vada a quell’evento. Si tratta della morte di un Pontefice della Chiesa Cattolica che tutti si sono impegnati a descrivere come l’arcigno e cattivo bacchettone difensore della fede. La gente, invece, ha compreso chiaramente quella dolcezza e quella incredibile semplicità che lo ha sempre caratterizzato.

I commenti di certi soggetti (Alberto Melloni, Andrea Grillo ed altri repressi del momento) che pontificano in tv o sui giornali per quattro spiccioli, ormai non interessano più a nessuno. La gente è stanca di ideologie e di partigianerie. Dire che Benedetto XVI è grande perché si è dimesso, dimostra che forse sarebbe meglio stare al bar a mangiare altri tre o quattro cornetti ma non andare in tv a occupare interi schermi.

Dire che la curia romana è brutta e cattiva, ormai è un Leitmotiv che non ha più nulla da dire. Le analisi vanno fatte con competenza e non si può continuare ad ascoltare gente che non ha mai messo piede in Vaticano e miagola perché vorrebbe qualche incarico. Ora è il momento del silenzio.
I frutti del Pontificato di Benedetto
Sono tantissimi i sacerdoti e i vescovi che da ogni parte del mondo stanno accorrendo a Roma. Moltissimi gli accrediti per concelebrare. Benedetto XVI è stato decisivo per la vita di moltissimi di loro. “La mia vocazione la devo a lui. Mi ha fatto innamorare di Gesù Cristo, questo mi ha portato a dire: lascio tutto ed entro in seminario” ci ha raccontato un sacerdote francese in Piazza San Pietro ieri mattina.

Oggi, infatti, ci mettiamo spesso a ridere quando un sacerdote ordinato nel 2008-2009 viene ancora definito “sacerdote giovane”. Certo, ci si adatta un po’ alla situazione ma è emblematico. Negli anni dal 2005 al 2012, però, le vocazioni sacerdotali e alla vita religiosa sono state molte e se si guarda a questi presbiteri si ha la chiara consapevolezza che è stato fatto un buon lavoro. Si tratta di quei preti che il vergognoso documento dei Superiori e delle Superiore Generali, criticano. Si tratta di persone formate, che hanno chiaro chi è il prete e non cosa deve fare il prete. Il prete non fa, il prete è.

Sono quei sacerdoti che vengono tanto criticati dalla schiera dei martiri sessantottini. La scena è la seguente: il prete sessantottino seduto al tavolo con la pancia che poggia sul tavolo e una polo smanicata lercia, e il prete ordinato nel 2010/2011 che è vestito con la talare, sistemato. Il primo critica l’altro dicendo che guarda troppo alla forma e sembra di essere tornati al 200. Alle Messe celebrate dal primo non va più nessuno, a quelle del secondo la gente accorre.

“Dai loro frutti li riconoscerete” Mt 7,16

Un religioso molto commosso ci ha detto: “Al termine dell’anno sacerdotale ebbi un incontro con lui, mi trasmise serenità e mi disse che se avessi scelto la vita religiosa il Signore mi avrebbe ricompensato. Io avevo paura perché avevo molti progetti in ballo…scelsi di fare una esperienza e poi, giorno dopo giorno, pensando sempre alle sue parole ho trovato la forza e sono andato avanti. Oggi sono felice e faccio esperienza di quella Gioia (scherza imitando l’accento tedesco del Papa) di cui lui sempre ci ha parlato”.

Molte famiglie si sono messe in fila fin dall’alba. Alcune accompagnate dai loro parroci. Quando abbiamo chiesto ad un bambino se ricordava Papa Benedetto XVI, lui con estrema semplicità ha risposto: “No, ma mamma mi ha detto che è un santo”.

Questa Chiesa giovane, che si respira, è la testimonianza che Cristo non abbandona la sua Sposa e le pecore cercano l’odore del buon pastore. Abbiamo spesso sentito parlare di pastori che devono avere l’odore delle pecore, noi in queste ore abbiamo avuto la sensazione che le pecore vogliano sentire il profumo del bello, della santità. La gente cerca, oggi più che mai, punti fermi, terra sicura. La fede, oltre ad essere una ricerca, per loro deve essere un baluardo e Benedetto XVI ha dimostrato di aver seminato tutto questo.

“Hanno sempre detto che parlava complicato, che era troppo teologo, io partecipai a molte udienze generali dove lui parlava dei santi. Quelle udienze sono magnifiche, vanno rilette. Era semplicissimo. Spiegava ai semplici chi erano i santi. Dov’è la complessità?”, dice un frate francescano mentre usciamo dall’arco delle campane.

Oggi, quindi, abbiamo la più grande testimonianza che, i giornalisti prima e i commentatori ideologizzati poi, in questi anni hanno fatto terra bruciata a Benedetto XVI. Le persone hanno scelto ben altra via. Si tratta di fedeli semplici che hanno sempre compreso che Joseph Ratzinger ad un certo momento ha scelto di rinunciare al ministero petrino e di ritirarsi a vita privata. Arrivato Papa Francesco lo hanno accolto come hanno fatto con tutti i Pontefici della storia e a lui oggi danno obbedienza.

Allo stesso tempo ne riconoscono limiti e pregi, riconoscono che fra i due pontefici vi erano delle divergenze: di tipo caratteriale, preparazione teologica, visione ecclesiale e quant’altro. Nella più totale libertà lo riconoscono e non ne fanno un dramma perché sono certi che “Dio non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa la sua consolazione, la sua luce, il suo amore” (cfr. Ultima Udienza Generale di Benedetto XVI)

Preoccupazione per ciò che verrà
Le scelte che sono state compiute in queste ore hanno infastidito diverse persone. La Basilica Vaticana è stata gestita da Ettore Valzania, fedelissimo uomo di Mauro Gambetti sistemato con stipendi da capogiro.

Il signorotto si è presentato alle autorità ecclesiastiche e degli Stati esteri con dei jeans. Qualche vescovo ha chiesto se con tutti i soldi che gli diamo non sia riuscito a comprarsi un abito. “Se necessario possiamo fare una colletta”, ha detto un ecclesiastico.

Il livello è chiaramente quello della sagra della porchetta. Il problema qui è che si perde di credibilità alla grande. Mauro Gambetti, intanto, ieri è stato chiamato a rapporto da Francesco che lo sta tenendo sotto controllo.
I fedeli, in Basilica, in queste ore vengono fatti scorrere come se fossero davanti al luogo di un incidente e dovessero far andare avanti il traffico. Manca solo qualche spirito libero a dire: “Non c’è nulla da vedere” e saremmo a posto.

Nessuna possibilità di pregare, raccogliersi, fare un segno di croce. Nulla. Fin dal primo momento abbiamo chiesto che venissero fatti due ingressi: uno riservato ai chierici ed uno per i laici. “Se vabbè, siamo mica cattolici”, qualcuno ha detto. Figuriamoci. Nello spazio riservato alla preghiera non venivano fatti entrare i preti. O meglio, se eri amico dell’amico sì, sennò fatti tuoi.

Qualche nuovo soggetto giovane portato da Mauro Gambetti ha detto: “Qui è riservato ai dipendenti vaticani”. Ad altri sacerdoti, invece, è stato detto: “No, qui solo i Capi di Stato”. E via così, ognuno diceva la sua. Nel frattempo, in quello spazio riservato è entrato chiunque, tranne chi voleva pregare. Laici con bambini a schiamazzare attorno al Papa, i preti dovevano scorrere e non creare intralcio. Il risultato è questo.

Anche all’ingresso della Basilica, Ettore Valzania ha dato il meglio di sé. Del resto, il diploma da odontotecnico ti da la capacità massima di gestire 32 elementi, non 200 mila persone.

Davanti al locale guardaroba si è creato un imbuto senza alcun senso. La gente si stringeva, si stringeva per passare da un gazebo lasciato lì ma che non aveva alcuna utilità.
In basilica, poi, si è visto di tutto. La mattina di lunedì i fedeli hanno fatto visita alla salma di Sua Santità con il martello pneumatico che era in azione giù nelle grotte. Perché? Perché Ettore Valzania e Mauro Gambetti non hanno fatto sistemare l’ex tomba di San Giovanni Paolo II prima che arrivassero i fedeli o, comunque, nelle ore in cui la basilica è rimasta chiusa.

Anche sulla chiusura della Basilica ci sarebbe molto da dire. Perché lasciare orari così limitati? Se fosse stata aperta per più tempo, più ore al giorno, il flusso sarebbe stato certamente più sereno e ci sarebbe stato tempo per pregare. Nulla. Anche i Musei resteranno chiusi mezza giornata giovedì mattina: bisogna fatturare.

Del resto, perché omaggiare un Pontefice che a Mauro Gambetti non diede nulla? Guai a noi. Qualche “sventurato” (diciamo così per non essere volgari), ha anche detto che Gambetti ha baciato “con devozione” le mani di Benedetto XVI. Devozione. Guardate il video e vedrete quanta devozione. Devozione è ben altra cosa.

Papa Francesco si gioca tutto
Se è vero che c’è chi ha fatto una vera e propria guerra contro Benedetto XVI, è anche vero che c’è chi lo ha strumentalizzato a suo uso e consumo. Fra questi troviamo i “non canonisti” dell’ultima ora e che disquisiscono sulla validità o invalidità dell’elezione, della rinuncia e altre idiozie varie.

Del resto, se esistono corsi di laurea in una materia un motivo ci sarà. Non vorremo mica credere, come fa Romano Vaccarella, che basta un esame dato all’università italiana per capirci qualcosa in diritto canonico.

Appurato che il Papa regnante è validamente eletto e serenamente regna, bisogna dire che Bergoglio si gioca tutto in queste e nelle prossime ore. Per “si gioca tutto” intendiamo che quell’unità dipende molto dai suoi movimenti.

La scelta di fare l’udienza generale oggi, nonostante ci sia la salma di Benedetto XVI in Basilica, non è certo la migliore che potesse fare. Come al solito Papa Francesco si muove come un elefante in una cristalleria e dimentica che su un terreno pieno di mine, ovunque metti i piedi rischi di saltare in aria. Visto che siamo consapevoli che molte persone hanno addirittura scelto di uscire dall’ovile di Cristo pur di rinnegare il suo pontificato, ha senso mettere in atto delle scelte che dividono piuttosto che unire? Se si pensa alla salus animarum, no. Se si pensa al proprio ego personale, sì. Il problema è che il giudizio di Dio sarà sulla prima e non sulla seconda.

In queste ore le scelte sono state una peggiore dell’altra. Si è prestato attenzione a delle sciocchezze e non a cose serie.

Le litanie nel rito funebre? “No, perché sennò sembra che fosse regnante”. Va bene.

Allora non facciamo celebrare il decano sennò sembra che fosse regnante? “Eh no, celebra lui perché il Papa non riesce”. Ottimo, logico sì.

Il Cardinale Giovanni Battista Re, peraltro, ha riscoperto un nuovo ruolo nella liturgia. Anche questo è una di quelle novità da rito delle esequie del Papa Emerito. Creato ad hoc. Si tratta del “Cardinale all’altare”.
Una volta c’era il celebrante, il concelebrante, il diacono, il suddiacono, ecc… Oggi appare il Cardinale all’altare. Qualche porporato si è chiesto se per caso verrà inserito come ruolo nel bollettino quotidiano. Vedremo.

Grande attenzione è rivolta all’omelia di Papa Francesco per le esequie del Santo Padre Emerito Benedetto XVI. In questi anni, infatti, Bergoglio ha citato poco e mal volentieri Benedetto XVI nonostante la portata dei suoi scritti. Lo ha sempre definito: “Nonno nella fede” e quant’altro. Termini e appellativi che se non suonano offensivi sono almeno riduttivi di un uomo che ha segnato la storia, la teologia e la filosofia del Novecento. Anche questa mattina le uniche cose che Francesco ha saputo dire sul predecessore sono: “è stato un grande maestro di catechesi”. Domenica durante l’Angelus ha fatto pubblicità ad un programma televisivo, piuttosto che parlare del Papa. Si è limitato a dire: “Preghiamo per lui”.

Se nell’omelia di giovedì 05 gennaio, Francesco non si farà aiutare da qualcuno per tratteggiare il profilo di un uomo che è stato un martire della Verità, martire della Chiesa, un fine maestro e dottore, il rischio di uno scisma, di una fuoriuscita di massa, sarà davvero molto alto.

Silere non possum

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