Chi sono e cosa vogliono le donne della Chiesa?

Settecentomila religiose, senza contare le monache contemplative, contro 400 mila sacerdoti: a vedere i numeri, nella Chiesa cattolica di oggi le donne hanno la maggioranza assoluta.

Ma quanto contano, qual è il loro ruolo, quanto la loro voce è ascoltata, la loro presenza determinante nelle scelte che coinvolgono oltre un miliardo di fedeli in tutto il mondo? Domande cui tenta di dare una risposta Maria di Magdala, le donne nella Chiesa, il cortometraggio di Maite Carpio Bulgari, giornalista e documentarista spagnola ma ormai “romanizzata”, una laurea in filosofia e un dottorato di ricerca a Ca’ Foscari.

«In questi anni, per lavoro e per interesse personale, ho seguito molto da vicino la Chiesa, girando altri documentari e video, e mi sono resa conto che il mondo cattolico non parla alle donne, non concede loro abbastanza spazio, non rispecchia la posizione delle donne nella società di oggi e questo fa soffrire le religiose e anche le laiche. E allora ho pensato che era arrivato il momento di lanciare un sasso nello stagno». Ma non si tratta solo del sacerdozio femminile: «Quello è un tema caldo, molto delicato, e molte donne di Chiesa non ritengono che i tempi siano maturi per porlo, altre invece non lo desiderano nemmeno – conferma – Personalmente ritengo che non sarebbe affatto scandaloso vedere una donna prete, vescovo e perché no, anche Papa. Il mondo è cambiato, non è più quello dei tempi di Gesù. Allora, per le condizioni storiche e sociali, sarebbe stato impensabile. Credo invece che i tempi oggi siano maturi, almeno per iniziare a parlarne». Ma non bisogna chiudere tutto il discorso nella diatriba sulle donne prete, per la regista «le donne nella Chiesa sono colte, preparate, in grado di elaborare un pensiero di Dio che colga anche l’aspetto femminile. E non soltanto di dedicarsi all’assistenza e alla preghiera, peraltro aspetto fondamentale del rapporto con l’Altissimo.

In fondo le donne hanno potuto dedicarsi agli studi teologici soltanto dopo il Concilio Vaticano II, cui parteciparono comunque 23 donne.»

Il racconto di Maite, andato in onda su Rai Tre lo scorso dicembre, prende in esame molte figure femminili che nella Chiesa hanno lasciato un segno: da santa Chiara d’Assisi, che seguendo San Francesco fonda nel Duecento l’Ordine delle Clarisse, che ancora oggi sono 20 mila e scelgono di vivere nella povertà assoluta, a un’altra Chiara, Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari: passando per altri luoghi, e altre donne, che a Dio hanno dedicato tutta la loro vita, come le quattro monache che vivono nell’Eremo francescano di Campello, nell’area di Terni, senza acqua corrente, né energia elettrica, o quelle del monastero delle Clarisse di Camerino, che le stesse sorelle hanno aiutato a ricostruire dopo i danni causati dal terremoto del 1997. O, dall’altra parte del mondo, le suore “ribelli” dell’americana Leadership Conference of Women religious, cui aderisce il 60% delle religiose americane, commissariata dal Vaticano nel 2008 per le sue posizioni giudicate troppo spregiudicate su aborto, eutanasia e sacerdozio femminile. E ancora suor Eugenia Bonetti, che combatte da anni la schiavitù femminile, la teologa Marinella Perroni, Flaminia Giovanelli, una delle due donne sottosegretario in Vaticano: un mosaico composito di voci e opinioni per capire dove batte il cuore femminile della Chiesa.

di Ester Palma – corriere.it

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