Una grande questione che rischia di essere dimenticata dall’opinione pubblica europea e cancellata dall’agenda politica internazionale: quella relativa al riconoscimento dei diritti del popolo curdo

36539. ROMA-ADISTA. C’è «una grande questione» che «rischia di essere dimenticata dall’opinione pubblica europea e cancellata dall’agenda politica internazionale: quella relativa al riconoscimento dei diritti del popolo curdo». In particolare in Turchia, «nonostante il grande successo ottenuto dagli esponenti del movimento curdo alle elezioni del Parlamento del giugno scorso, permangono lo stato di detenzione e i processi nei confronti di centinaia di esponenti politici e amministratori locali curdi, nonché una sistematica negazione delle istanze di riconoscimento dei diritti culturali e linguistici del popolo curdo».

Questo è l’allarme lanciato dall’appello per la “Pace e i diritti nella regione curda”, presentato il 2 febbraio in una conferenza stampa alla Camera e rivolto all’Unione Europea e all’Italia non solo «perché siano rispettati i diritti civili e politici del popolo curdo e la sua istanza di autonomia democratica», ma per un cessate il fuoco che «ponga fine ad un conflitto senza sbocco» e che porti ad «una soluzione pacifica e complessiva della questione curda che veda la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti». Che «i massimi rappresentanti istituzionali del nostro Paese», è l’auspicio, avviino in questa direzione «ogni passo necessario nei confronti della Turchia» e, insieme, nei confronti dell’Unione Europea, all’interno della quale il Paese attende di essere integrato.

Fra i primi firmatari, citiamo Jean-Léonard Touadi (Pd, Commissione Esteri Camera dei Deputati), Leoluca Orlando (IdV, Commissione Esteri della Camera dei Deputati), Nichi Vendola (presidente della Regione Puglia e di Sel), il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, Moni Ovadia, Luisa Morgantini, p. Alex Zanotelli, Roberto Natale (presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana), Arturo Salerni (Europa Levante), Alessandro Marescotti di PeaceLink), don Albino Bizzotto e Lisa Clark (Beati i Costruttori di Pace). Si può inviare la propria adesione all’indirizzo e-mail: info@europalevante.it.

È un gruppo etnico enorme quello curdo: conta poco meno di 40 milioni di persone, distribuiti fra Turchia (dove sono circa la metà), Iraq, Iran, Siria e Afghanistan, nazioni fra le quali con il Trattato di Losanna del 1923 è stato diviso il territorio che abitava; nazioni che combattono con ferocia, chi più chi meno, ogni irredentismo della popolazione.

L’appello giunge in un momento in cui la violenza nell’enclave turca è in forte crescita, innescata dal bombardamento – effettuato alla fine di gennaio dall’esercito nella zona di confine con l’Iraq – che ha causato la morte di 35 civili curdi “scambiati” per terroristi. Non sono state sufficienti a placare gli animi né le scuse dell’esercito né quelle del premier turco Tayyip Erdogan, che si è detto dispiaciuto per l’accaduto. E mentre gli attivisti civili reclamano un’inchiesta dell’Onu per accertare le responsabilità della strage, il Pkk, il partito che lotta per l’indipendenza curda, ha incitato alla rivolta ottenendo, come prima risposta, che un centinaio di manifestanti a Diyarbakir assaltassero mezzi e uomini delle forze dell’ordine. La polizia ha avuto ragione dei manifestanti, ma il timore è che il Pkk, considerata formazione terroristica da Turchia, Unione Europea e Stati Uniti, non si fermerà. (e. c.)

adista notizie – 14 Febbraio 2012

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