Sesso in canonica poi le spezza un dito: prete indagato per lesioni

Diocesi di Ravenna – Cervia di Mons. Ghizzoni nella bufera….

Per cinque mesi una 26enne ha vissuto assieme al parroco. La procura
al lavoro sui dettagli del testamento della giovane a favore del don

di Andrea Alberizia

Fino allo scorso 14 dicembre questa storia era solo gossip di paese. Buona per le chiacchiere dei bar a Punta Marina ma non meritava spazio sui giornali. Quel giorno invece è diventata cronaca. Perché, in conseguenza di quanto accaduto il pomeriggio di quel sabato, il prete della località costiera, il 41enne don Alessio Baggetto, è indagato per lesioni personali ai danni di una ragazza a sua volta denunciata dal parroco. Tutto al termine di un litigio fra i due nella canonica della chiesa di San Massimiano. Ma c’è altra cronaca. C’è un magistrato, il sostituto procuratore Daniele Barberini, che vuole chiarire certi aspetti emersi dal torbido rapporto: l’indagine in questi mesi si è mossa incrociando i racconti delle persone coinvolte e delle persone informate sui fatti con alcuni documenti, cartelle cliniche e scambi di sms che coinvolgono anche alte sfere della curia. All’inizio di marzo il parroco, accompagnato dall’avvocato Enrico Maria Saviotti, è stato interrogato.

Il litigio e il dito spezzato
Ma cosa è successo quel 14 dicembre? Nel tardo pomeriggio al pronto soccorso dell’ospedale di Ravenna arriva una 26enne portata dall’ambulanza del 118 che l’ha soccorsa intervenendo in parrocchia a Punta Marina. La richiesta di intervento l’ha fatta al telefono una catechista chiamata dal parroco in canonica: la donna ha trovato la giovane semisvestita e quasi svenuta. La ragazza, che chiameremo Maria, lamenta un dolore alla mano: il referto medico riporterà la frattura del pollice sinistro e la distorsione del rachide. Prognosi trenta giorni. Maria racconta di aver avuto una colluttazione con don Baggetto. Nei giorni successivi lui le manderà un sms chiedendole scusa per averle rotto il dito. Come previsto dalla legge nel caso di lesioni personali con prognosi superiori ai venti giorni viene informata la procura e, come si dice in gergo, la denuncia procede d’ufficio.

La denuncia ai carabinieri e su Facebook
Ad aggiungere dettagli a quella denuncia ci pensa Maria stessa andando dai carabinieri. La ragazza li aveva già chiamati quel pomeriggio parlando sommariamente di un litigio in corso senza però richiedere un intervento. Passato qualche giorno invece si fa venire a prendere dai militari e una volta in caserma snocciola la sua versione. Un racconto che un paio di mesi più tardi diventerà anche un travagliato sfogo inviato a una pagina Facebook incentrata sul cristianesimo: la lettera viene pubblicata, priva di nomi e riferimenti geografici, per poi sparire. Ma sul suo profilo Fb la ragazza ha pubblicato una foto del braccio ingessato attribuendone la responsabilità al parroco.

La versione di Maria
Ai carabinieri racconta che vive in parrocchia a Punta Marina da cinque mesi, condividendo gli spazi della canonica con don Baggetto. Non solo gli spazi: «Cene e pranzi fuori, sesso e dormire insieme. Per me era amore», scrive Maria in quella lettera pubblicata sul social network. «Nessuno doveva sapere niente ma vivevamo come una coppia di fidanzati», ci conferma la 26enne in una lunga conversazione telefonica. Molti ricordano di averli visti a tavola in ristoranti della zona come una coppia qualunque. E in effetti la relazione non la smentisce nessuno, nemmeno in ambienti ecclesiastici. «Volevamo un figlio», aggiunge Maria.

La seconda versione
Poche ore dopo la prima denuncia, Maria torna in caserma accompagnata questa volta dal prete. Si presenta molto confusa e modifica la testimonianza appena resa. Un elemento che ha indotto i carabinieri a dedicare più attenzione alla vicenda.

L’amante del prete?
Se, come racconta Maria, il parroco le avrebbe più volte manifestato l’intenzione di rinunciare ai voti per farsi una famiglia allora come si è arrivati al litigio di dicembre? Lei riteneva che ormai fosse tempo per una decisione definitiva dopo quei mesi clandestini: o prete e quindi fine della relazione o fidanzato e quindi addio all’abito talare. Lui, sempre stando alla versione della giovane, avrebbe scelto una via di mezzo: prete con amante. Da lì il litigio. Lei cerca di colpirlo con una statuetta, lui le piega il braccio dietro la schiena. Poi l’ambulanza e il gesso.

A Punta per conforto
«Una ragazza bisognosa di aiuto», così il prete presentò Maria ai parrocchiani quando l’accolse la scorsa estate. I due si sarebbero visti prima un paio di volte a Roma dove lei viveva. Era stata lei a cercare don Baggetto all’inizio del 2013 quando le morì la madre. In quei momenti difficili la 26enne si ricordò del parroco conosciuto in chat tempo addietro. Lo contattò di nuovo, avendo conservato il suo numero, cercando un conforto nella fede. Tra i parrocchiani non manca chi confida di non aver apprezzato che un prete accogliesse una donna in canonica «ma mica vai dal prete a chiedergli perché».

Don Alessio Baggetto

La malattia e il testamento
Dalla lettera su Facebook emergono anche dettagli personali sul suo stato di salute: «Ho vissuto una lunga storia psichiatrica». A noi racconta di soffrire di un disturbo bipolare. Poi racconta di una grave malattia che scopre dopo essere arrivata a Punta: «Faccio subito testamento verso il don perché sapevo che dovevo morire o almeno non credevo che mi sarei operata». La 26enne non aveva voglia di lottare contro quel male: da poco aveva perso la madre e non le restava nessun altro. Così in un primo momento, spaventata davanti alla malattia, decide di lasciarsi andare. Poi cambia idea: operazione a gennaio scorso andata a buon fine.

Via tutti
Dopo averci convissuto per mesi, Maria e Alessio lasciano la canonica a fine anno. Lui verso Bologna per ritrovare serenità in una casa per esercizi spirituali sui colli emiliani. Se ne va senza troppe spiegazioni. Un addio o un arrivederci? Il gregge di Punta perde all’improvviso il suo pastore e senza una guida è un rincorrersi di voci. Lei parte il 20 dicembre per tornare a Roma, dove ha la casa ereditata dai genitori. Prima un periodo in clinica a Milano.

L’acquisto della casa
Nel Ravennate Maria lascia ricordi amari e un secondo appartamento. Sono andati insieme, la ragazza e il parroco, in un’agenzia immobiliare di Punta per acquistarlo. Ce lo conferma involontariamente il mediatore quando lo contattiamo fingendoci conoscenti di don Baggetto interessati all’acquisto di un immobile vicino al suo: «Ha già accompagnato da noi un’altra persona, una donna». Sta scritto anche in quella lettera su Facebook: «Ho comprato, con i miei risparmi, una casa vicino la chiesa in cui non andai mai ad abitare». Il rogito, che abbiamo consultato, è del 13 settembre: un bilocale al piano terra di una palazzina degli anni Sessanta in via Della Lampara, 75mila euro pagati con tre assegni circolari emessi da una banca di Marina.

L’assemblea all’oratorio
A Punta Marina ancora in tanti si chiedono cosa sia successo. Perché finora nessuno ha spiegato i fatti. Parziali chiarimenti arrivarono il 10 febbraio scorso in una riunione all’oratorio: una settantina di persone radunate per ascoltare don Alberto Graziani, vicario della diocesi. In fondo alla stanza anche noi, nelle vesti di parrocchiani. E quello che don Graziani disse ve lo raccontammo già su R&D del 13 febbraio e su questo sito (vedi tra i correlati). Non disse molto: don Baggetto ha scelto di prendere una pausa di riflessione in accordo con il vescovo. Del litigio, della denuncia, della controdenuncia non si parlò. Di Maria si parlò solo vagamente. Il giorno dopo chiedemmo spiegazioni al vicario presentandoci come giornalisti nella sua parrocchia, quella di San Biagio, siamo stati educatamente accompagnati alla porta.

Al centro monsignor Lorenzo Verucchi, vescovo di Ravenna-Cervia

Baggetto in silenzio, parla il vescovo
Per dovere di cronaca e completezza di informazione avremmo voluto ascoltare anche il racconto di don Baggetto. Ma il parroco da dopo quel litigio è barricato a Villa San Giuseppe, casa per esercizi spirituali gestita da padri gesuiti sui colli bolognesi. In marzo abbiamo telefonato alla struttura chiedendo semplicemente di parlare con don Alessio. Senza dire che eravamo giornalisti ce l’hanno passato. Poi ci siamo presentati al prete e la linea è caduta. Abbiamo immediatamente richiamato e ci è stato detto che don Alessio non era più lì ma era uscito. Alle nostre domande ha poi risposto il vescovo Lorenzo Ghizzoni nei giorni scorsi: «Don Alessio ha avuto un momento di disorientamento. L’ho chiamato il giorno dopo aver saputo, dopo tre giorni ci siamo visti e ha deciso di interrompere ogni tipo di relazione che ci poteva essere. Questo ha provocato le reazioni di lei che è una persona veramente molto in difficoltà, non bisogna infierire. Certe vicende bisognerebbe che non andassero sui giornali, cerchiamo di aiutare le persone».

Un anno difficile
Il primo anno alla guida della diocesi di Ravenna-Cervia ha messo monsignor Ghizzoni di fronte a più di un caso spinoso che ha riguardato i parroci. Il più clamoroso è ovviamente quello di Casalborsetti dove don Giovanni Desio, dopo essere finito nel canale guidando ubriaco un suv da 35mila euro, è stato arrestato con l’accusa di atti sessuali con minori (vedi tra i correlati). Controversa la vicenda di don Giansandro Ravagna. A metà novembre del 2013 un 36enne lavapiatti camerunese ha patteggiato tre anni e mezzo di carcere per un ricatto a luci rosse ai danni dell’81enne Ravagna che aveva denunciato il tentativo di estorcergli denaro sotto la minaccia di divulgare filmati dal contenuto scabroso, in realtà mai trovati. Don Ravagna però, interrogato dal pm, aveva ammesso di temere che l’uomo avesse una telecamera nascosta in quell’occasione in cui lo fece spogliare per dare un sopporto al giovane che lamentava difficoltà riproduttive. C’è poi il caso di San Romualdo dove i parrocchiani hanno raccolto firme per cacciare don Casimiro Kosciuk. Il caso di Ponte Nuovo dove l’auto del parroco è stata bruciata in circostanze non del tutto chiarite.

ravennaedintorni.it

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