Il vescovo di Rieti chiede “Messe della pioggia” e piovono critiche

Non è la “danza della pioggia”; ma ci si avvicina parecchio l’iniziativa voluta dal vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili di organizzare “messe della pioggia” in tutte le chiese della diocesi. L’estate eccezionalmente rovente, con i problemi legati alla siccità e agli incendi che hanno mandato in fumo ettari di vegetazione boschiva, ha fatto pensare al vescovo fosse necessario un intervento divino. Di qui l’idea di un appello ai presbiteri diocesani affinché celebrino messe ‘ad petendam pluviam’: «La preghiera, affinché il Signore conceda la benedizione della pioggia in questo periodo gravato dal flagello della siccità – spiega la diocesi attraverso il sito del settimanale diocesano Frontiere (frontierarieti.com, 29/8) – può essere recitata dai fedeli anche fuori dalla messa, privatamente o in gruppo».
Si tratta di pratiche non nuove nella tradizione cattolica e in generale nella devozione religiosa, dove non e raro che si imbattersi in riti, preghiere, invocazioni con le quali si chiede a dio il dono della pioggia o di un buon raccolto. Molte di queste preghiere sono rimaste nei formulari e nelle tradizioni di molte comunità, soprattutto nei contesto rurali. Si tratta pero di una “pietas” popolare dietro cui emerge una visione teologica d’antan, non facilmente assimilabile all’immagine di Dio veicolata dalla Chiesa nel post Concilio. Contro l’iniziativa del vescovo di Rieti non hanno quindi tardato a “piovere” critiche. In particolare e don Aldo Antonelli, già parroco di Antrosano (Aq) e prete nella diocesi di Avezzano (limitrofa a quella di Rieti) ad intervenire con una lettera aperta a mons. Pompili nella quale dichiara che, se fosse prete diocesano a Rieti, senz’altro disobbedirebbe all’appello lanciato dal vescovo: “Molto probabilmente – spiega don Aldo rivolgendosi a mons. Pompili – il nostro Dio, non e lo stesso Dio non credo nel dio in cui tu credi». «l mio Dio non fa il meteorologo, non è un sismologo, non muove il mondo come il burattinaio muove i suoi burattini. Il mio Dio non è un deus ex machina che viene in supporto all’irresponsabilità dell’uomo! Credo invece nel Dio che abita la coscienza dell’uomo e la interpella nella sua consapevolezza e responsabilità. Mancando questa non ci sono dei che tengano. Nemmeno il tuo dio!».
Valerio Gigante

(Adista 9 settembre 2017)

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