“Senza prete” come tre secoli fa. A Beata Giuliana la storia si ripropone. Ma è l’ora dei preti sposati?

“A proposito del trasferimento del parroco e del coadiutore, il responsabile di “Riabitare” Tito Olivato ripercorre la storia della parrocchia dal 1691, quando alla Cascina dei poveri si riconosceva una somma di denaro aggiuntiva per i sacerdoti che celebravano la messa alla domenica
“Senza prete” come tre secoli fa. A Beata Giuliana la storia si ripropone”. Il Movimento Internazionale dei sacerdoti  sposati auspica il reinserimento in servizio dei preti sposati per risolvere il problema!

“Senza prete” come tre secoli fa. A Beata Giuliana la storia si ripropone

«A volte la storia si può riproporre, con dinamiche e scenari differenti». È questa frase che ha dato il la al responsabile della costituenda associazione di Busto Arsizio “Riabitare”, Tito Olivato, per una considerazione non solo storica, ma di estrema attualità a proposito dei due sacerdoti che fra qualche giorno verranno trasferiti lasciando “sola” la comunità di Beata Giuliana.

Si sa che il parroco don Giovanni Fumagalli andrà a Burago e don Gianluca Tognon a Vedano Olona. Che ne sarà di Beata? Ecco che la storia ci viene incontro. «Nel 1691 la famiglia Rauli, una delle più potenti di Busto Arsizio, con un lascito aveva fatto sì che ci fosse un sacerdote a celebrare la messa nell’Oratorio di San Bernardino – racconta Olivato, autore tra l’altro del libro sulla storia della Cascina dei poveri – per evitare ai fedeli spostamenti di chilometri. Così alla Cascina dei poveri per quasi due secoli non c’è mai stato un prete fisso a officiare la messa festiva, però venivano sempre santificate le feste anche se i sacerdoti erano restii a prestare servizio qui per la distanza dal centro e perché poco sicuro data la presenza di briganti e lupi. La cosa continuerà fino alla metà dell’Ottocento, periodo dopo il quale ci sarà l’arrivo del parroco».

Ecco quindi arrivare il parroco. Ironia della sorte, ci si mette anche il cognome a far sorridere: Gallazzi, come si chiamavano praticamente tutti gli abitanti della Cascina. «Sì, arriva il cappellano don Edoardo Gallazzi e da quel momento si succedono con regolarità i sacerdoti. In periodi invece più recenti, nella parrocchia di San Luigi-Beata Giuliana, intorno agli anni Ottanta subentra a don Piero Cozzi, primo parroco, don Pierluigi Zaffaroni (ora a Saronno). L’Oratorio San Bernardino invece non ha più la presenza di nessun religioso e con il tempo cade in rovina. In seguito don Marco Taglioretti che, giovanissimo, a soli 26 anni si ritrova come primo incarico quello di vestire i panni non solo di coadiutore, ma anche di parroco perché don Zaffaroni è colpito da grave malattia. Quindi nel 1998 don Claudio Silva, parroco di una comunità che in quel periodo vede crescere demograficamente sempre più e occupare uno spazio geografico cospicuo».

Già, i numeri. Beata conta 8mila abitanti e un solo sacerdote la dice lunga. Dunque la storia si ripropone. «Verranno preti a celebrare la messa festiva in un rione popolato da 8mila anime? – si chiede – Noi accoglieremo e ci stringeremo accanto ai parroci e sacerdoti che verranno, ma si prevedono tempi lunghi. Una scelta ponderata? Necessaria? Inevitabile? Discutiamone. Da due a zero, diventa psicologicamente oneroso. Ci daremo da fare. L’aspetto che più dobbiamo tenere presente è che la messe è tanta e gli operai arriveranno». Dunque i fedeli, sempre numerosi in una comunità molto viva e attiva, sono pronti a rimboccarsi le maniche e si daranno da fare.

Don Gianluca, poi, aveva sostenuto e caldeggiato fortemente la neonata associazione a favore della Cascina dei poveri. Un anno fa, tutto era partito da lui, quando in un’omelia aveva raccomandato di “salvare la cascina dei poveri”. Da allora i fedeli, coordinati da Tito Olivato e dallo scomparso architetto Alfredo Castiglioni, si erano dati da fare, inserendo il monumento nei “Luoghi del cuore Fai”, raccogliendo firme, scrivendo libri, contattando enti pubblici, coinvolgendo scuole e associazioni e non ultimo organizzando concerti. «Speriamo in un appoggio del nuovo sacerdote – conclude – D’altra parte noi non siamo una monade che viaggia da sé. Siamo in consonanza con la parrocchia».

Tra l’altro il 7 settembre “Riabitare” diventa un’associazione vera e propria con tanto di statuto e atto giuridico. «Il 10 settembre – aggiunge Olivato – avremo la possibilità di far sentire la nostra presenza fuori dalla Cascina dei poveri proprio dove prenderà il via la processione guidata da monsignor Luca Raimondi in occasione della festa patronale. Insomma, ripartiamo dalle origini, da quell’Oratorio dove attualmente si recita il Rosario, si celebrano matrimoni, si organizzano concerti di musica sacra con lo scopo di tenerlo vivo dopo tanti secoli. La storia si ripropone con dinamiche diverse, noi ce la faremo a camminare».

informazioneonline.it

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