Un bau in chiesa non è vietato

Un guaito risuona per un attimo in una domenica d’estate, in una chiesa ticinese durante la celebrazione della messa. Era quello di un cagnolino tenuto amorevolmente in braccio da una signora che lo ha cullato per tutta la funzione religiosa. Don Gian Pietro Ministrini, arciprete di Balerna e vicario foraneo del Mendrisiotto, spiega che «proprio recentemente abbiamo parlato tra confratelli della presenza di animali da compagnia in chiesa per un paio di casi con i quali siamo stati confrontati. Ad un funerale celebrato nella nostra regione era presente il cane del defunto, il quale aveva voluto che nell’annuncio funebre apparisse anche il nome del fedele amico a quattro zampe. Su questo tema non ci sono mai stati pronunciamenti né nel diritto canonico né a livello diocesano. Non esistono disposizioni vincolanti a cui attenersi. Dipende dalla sensibilità del singolo sacerdote. Recentemente un prete non ha accolto la richiesta di due sposi che desideravano affidare al loro cagnolino il compito di portare all’altare gli anelli nuziali. Ho saputo che un nostro prevosto ha interrotto l’omelia invitando i genitori di un bambino che strillava ad uscire con il pargoletto dalla chiesa». Oltre i nostri confini era assurto agli onori della cronaca don Mario Canciani, deceduto nel 2007 a 80 anni, che consentiva l’ingresso nella «sua» chiesa – la monumentale parrocchia di San Giovambattista dei Fiorentini a Roma – a cani, gatti, tartarughe, pesci e uccelli, che salutava con affetto insieme ai loro padroni. Il fatto straordinario delle messe da lui celebrate a pochi passi dal Vaticano era che le bestiole si comportavano benissimo, senza mai disturbare la liturgia, quasi fossero consapevoli del dono ricevuto dal prevosto che fra i suoi parrocchiani annoverava Giulio Andreotti. Ogni 4 ottobre, giorno di San Francesco d’Assisi, sulla piazza in cui si affaccia la chiesa si davano appuntamento decine di amanti dei quattro e due zampe, per quello che era diventato un rito tradizionale: la benedizione per tutti quelli che avevano compreso e applicato il messaggio francescano dell’amore per tutte le creature di Dio. Paolo VI aveva dato ragione a Canciani quando sostenne che gli animali vanno in Paradiso.

28.07.2014 – 05:05

Enrico Giorgetti cdt.ch

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