Il prete spione Nikolaus faceva il doppio gioco per avere i diari di Ciano

di Pietro Spirito

«Se queste mie note vedranno un giorno la luce è perchĂ© io ebbi la precauzione di metterle in salvo prima che i tedeschi, con un basso tranello, si fossero impadroniti della mia persona». Inizia così “l’introduzione” che Galeazzo Ciano scrisse per i suoi diari, quando ancora sperava che le sette agende autografe in cui aveva registrato giorno per giorno, dal 1937 al 1943, tutti i retroscena del regime fascista e dei rapporti di Mussolini con la Germania nazista, potessero risparmiargli la vita. I diari non lo salveranno dal plotone di esecuzione voluto dai repubblichini, ma alimenteranno una delle piĂą intriganti spy story nell’Italia spaccata in due dalla guerra. Venduti agli americani da Edda Mussolini, la moglie di Galeazzo, i diari usciranno a piĂą riprese a cominciare dall’immediato dopoguerra: prima, a puntate, dal 18 giugno al 24 luglio 1945 sul “Chicago Daily News”, poi, nel ’46, in volume a New York per la Doubleday, quindi in Italia nel marzo sempre del ’46 in due volumi per la Rizzoli. PiĂą volte ripubblicati nel tempo (una delle edizioni piĂą importanti è quella curata da Renzo De Felice nel 1980) quelli che per la loro minuziositĂ  rappresentano una fonte storica di primaria importanza vengono ora riproposti dall’editore Castelvecchi in un unico volume: “Galeazzo Ciano – Diario 1937-1943” (pagg. 820, euro 44,00), con un ampio saggio introduttivo di Giuseppe Casarrubea e Mario JosĂ© Cereghino.

Ed è proprio questo saggio a rappresentare la novitĂ  della nuova edizione, perchĂ© i due studiosi hanno scoperto l’estate scorsa alcuni fascicoli conservati negli archivi dell’intelligence americana, aggiungendo così nuovi tasselli all’intricata storia delle agende del genero del Duce. A cominciare dal fatto che uno dei protagonisti dell’affaire, don Giusto Pancino – il sacerdote amico e confessore di Edda Mussolini che fa la spola tra la Repubblica Sociale Italiana e la Svizzera nel biennio 1944-1945, dopo la fucilazione di Ciano a Verona (11 gennaio 1944) – era in realtĂ  una spia al soldo delle Ss con tanto di nome in codice: “Nikolaus”.

Esaminando i rapporti redatti dall’intelligence Usa nell’immediato dopoguerra in Germania e in Italia – carte desecretate dalla Cia nel 2005, tramite il “Nazi War Crimes Disclosure Act” – Casarrubea e Cereghino nel loro saggio “Spy story all’italiana. I servizi d’intelligence tedeschi e americani alla caccia dei diari segreti di Galeazzo Ciano” ricostruiscono nel dettaglio tutta la storia delle agende alle quali miravano sia i nazisti sia gli Alleati. Dall’estate del 1943, la ricerca dei diari da parte degli 007 germanici e statunitensi è infatti al centro di un avvincente intrigo in bianco e nero fatto di tradimenti, colpi bassi, giochi doppi e tripli.

Era già nota l’Operazione Conte, il tentativo nazista di mettere mano ai documenti tra il settembre del 1943 e il gennaio del 1944. Una storia raccontata, tra gli altri, da Giordano Bruno Guerri nella sua monumentale biografia su Ciano pubblicata da Bompiani. Si sapeva inoltre delle trattative segrete avviate in Svizzera da Edda Mussolini con lo spionaggio statunitense, negoziati che si conclusero nella primavera del 1945 con la consegna agli americani di una copia fotografica del diario e con la sua vendita al quotidiano “Chicago Daily News”.

Le novità riguardano ora la ricerca delle sette agende di Galeazzo dopo la fuga in Svizzera di Edda (gennaio 1944), fino al luglio dello stesso anno. Una vera e propria caccia organizzata dallo Sichereitsdienst (Sd), il servizio segreto nazista. Un semestre che i documenti americani dell’Office of Strategic Services (Oss) e dello Special Counter Intelligence (Sci) raccontano ora in modo inedito.

I report top secret statunitensi svelano infatti che don Giusto Pancino (1907-1981) – il sacerdote piĂą volte inviato da Benito Mussolini al convento di Ingenbohl nei Cantoni Elvetici, dove si era rifugiata Edda, per rappacificarsi con la figlia – era un agente dell’intelligence nazista.

La vera missione di “Nikolaus” consisteva nel convincere la vedova di Galeazzo Ciano a non consegnare il diario alla stazione Oss di Berna (diretta all’epoca da Allen Dulles, il futuro capo della Cia). E questo in cambio dell’“assistenza finanziaria tedesca”, secondo gli interrogatori delle spie naziste catturate dagli americani alla fine del conflitto.

Nell’ambito dell’Operazione Roderich (il nome in codice di Edda nelle carte delle SS), si stabilì così “un contatto tra don Pancino e la Contessa Ciano, in Svizzera”. Nei primi mesi del 1944 il sacerdote italiano fu quindi arruolato dagli 007 tedeschi, ovvero dall’Ufficio VI del Rsha, l’Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich. “Nikolaus” doveva impedire che Edda entrasse in contatto con lo spionaggio delle potenze alleate in Svizzera e che i diari finissero sui quotidiani americani e inglesi. Fu così che il sacerdote riuscì a convincere la figlia del Duce a chiudere i documenti in una cassetta di sicurezza del Credit Suisse, a Berna. In quanto ai nazisti, fu raggiunta un’intesa in virtĂą della quale – in cambio di molti soldi – don Pacino avrebbe almeno permesso alle SS di visionare la corrispondenza fra Mussolini e sua figlia. Insomma, il prete faceva il doppio gioco, un po’ con Mussolini un po’ con i nazisti, in una situazione dove le operazioni allestite dai tedeschi per mettere mano ai preziosi diari erano due: una, appunto l’Operazione Roderich, che vedeva quale protagonista il sacerdote “Nikolaus”, mentre l’altra, l’Operazione Felicitas, metteva in campo Hildegard Burkhardt (alias “Frau Felicitas Beetz”), la bella e giovane spia di cui si era innamorato Galeazzo Ciano durante la sua detenzione a Verona. Inviata dai nazisti in Italia proprio per estorcere a Ciano notizie sui diari, senza venir meno al suo compito Frau Beetz aveva avviato una relazione con lui, e nello stesso tempo era diventata amica di Edda, nel tentativo di arrivare alle agende. Hildegard aveva il compito, affermano i report Usa, di “consegnare del denaro” alla vedova Ciano, suggerendole al contempo di “starsene tranquilla per non mettere in pericolo la sua posizione in Svizzera”.

Come andarono a finire le cose l’abbiamo detto: Edda vendette i diari agli americani. Ora i nuovi tasselli inseriti da Casarrubea e Cereghino in questo complesso puzzle rendono ancora più preziosi i manoscritti di Galeazzo, una testimonianza di prima mano sugli anni più bui del Novecento nel nostro Paese.

Il Piccolo

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