Pedofilia, prete arrestato a Brindisi: abusi su un bimbo di 10 anni, quarto caso in città

da repubblica.it (Bari)

Un parroco brindisino, Francesco Caramia, di 42 anni, nato a Mesagne (Brindisi) è stato arrestato e condotto in carcere con l’accusa di atti sessuali continuati e pluriaggravati su un bambino di 10 anni. I fatti risalgono agli anni 2009 e 2010.

Si tratta del terzo prete brindisino in manette per abusi su minori. Un quarto, di cui non si conosce il nome, è indagato. A differenza degli altri casi in cui i preti sono finiti ai domiciliari, si sono aperte le porte del carcere per l’ex parroco della chiesa San Giustino de Jacobis, accusato di avere abusato in sacrestia di un ragazzino di dieci anni che voleva fare il chierichetto.

Il provvedimento restrittivo firmato dal gip Maurizio Saso su richiesta del pm Milto De Nozza è arrivato a seguito dell’incidente probatorio del 16 febbraio scorso in cui la presunta vittima degli abusi è stata ascoltata dai consulenti incaricati dalla Procura. L’ascolto protetto è avvenuto alla presenza della criminologa Roberta Bruzzone in veste di perito di parte incaricato dal prete.

Di fronte a medici e psichiatri il ragazzino ha raccontato di avere subito non solo gli abusi, ma anche minacce di ritorsione da parte del prete, un racconto giudicato credibile dal giudice che ha emesso la misura restrittiva in cella. “Io capivo che non era una cosa
per bambini, mi immaginavo che non era una cosa per bambini, gli dicevo sei grande, per favore, lasciami stare, sono un bimbo.
Qualche volta piangevo”. Alcuni stralci delle dichiarazioni sono contenute nell’ ordinanza di custodia cautelare.

Secondo quanto raccontato, le violenze avvenivano al termine degli incontri di catechismo “almeno due volte alla settimana”. Il parroco, stando sempre al racconto del ragazzino che all’ epoca dei fatti aveva 8 anni gli diceva che doveva “stare tranquillo” perché tutto ciò che faceva con lui “era per opera di Dio e che quello era solamente amore che voleva ricevere”.

Nello scorso dicembre i carabinieri avevano fatto perquisizioni e sequestri nella chiesa in cui prestava la sua opera, la San Giustino de Jacobis del rione Bozzano, notificandogli contestualmente una informazione di garanzia. Una volta appreso di essere indagato, don Caramia si era dimesso dall’incarico. Di recente l’arcivescovo di Brindisi, monsignor Domenico Caliandro, ha nominato un suo sostituto.

Prima di Caramia in manette sono finiti il 67enne don Franco Legrottaglie, condannato di recente a quattro anni con l’aggravante della recidiva per identici reati commessi nei confronti di due ragazzini. A finire nella rete degli investigatori, a maggio scorso, fu don Giampiero Peschiulli.

Il sacerdote prestava la sua opera in una chiesetta del centro città, la parrocchia Santa Lucia, dove si infiltrarono alcuni giovanissimi attori, inviati speciali della trasmissione televisiva Le Iene: il servizio trasmesso in seguito mostrò il prete che circuiva i ragazzini facendoli oggetto di attenzioni particolari. Dopo la trasmissione due ragazzi di 14 anni trovarono il coraggio di denunciare le molestie subite, il prete finì ai domiciliari e fu sospeso dalla Curia. Don Peschiulli è oggi sotto processo. Un quarto prete, di cui ancora non è noto il nome, è indagato con le stesse ipotesi accusatoria.

“Un caso risolto grazie alla testimonianza di un pediatra e al coraggio della vittima di parlare, ponendo fine a un incubo che la tormentava da anni”: è quanto scrive in una nota Telefono Azzurro che incita bambini e adolescenti a non stare zitti e a rompere il muro del silenzio.
“La pedofilia è un fenomeno ancora troppo diffuso nel nostro Paese e casi come quello nel Brindisino ne rappresentano una drammatica conferma”, ha commentato Ernesto Caffo, presidente dell’associazione e docente di Neuropsichiatria infantile.

“L’ascolto dei bambini è fondamentale – ha proseguito – Solo con l’ascolto è possibile raccogliere gli elementi di rischio prima che si verifichino episodi simili. Dobbiamo riservare ai bambini una grande attenzione, perché possano sempre più rompere il silenzio degli adulti, che spesso nasce da una cultura in cui non c’è rispetto delle vite umane”.

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