Quando parole e gesti di Vangelo vengono chiamati «silenzio»

«Francesco, perché non parli?» (L’Espresso, 7/8, p. 53) Titolo da vibrante martello michelangiolesco per un “Settimo cielo” poco angelico… Leggi che il Papa parla troppo, «ormai tutti conoscono bene la sua generosissima disponibilità (…) ma su alcuni temi (…) e proprio i più delicati (ha) scelto il silenzio». Segue elenco, ma constati che non è silenzio: solo che trattandosi di cose complesse e delicate, con in gioco tanti aspetti e tante persone, è logico che le parole siano appropriate, e seguano a un serio esame della realtà. Francesco strattonato! Forse il vero nodo è nel fatto che qualcuno vorrebbe che le parole del Papa, di ogni Papa, fossero sempre e solo quelle che tra le mura ecclesiastiche piacciono a lui, magari per qualche tempo anche lungo, l’impresa gli era parsa in qualche misura riuscita e allora oggi le parole reali che il Papa dice le prende per «silenzi», o peggio, le trasforma in qualcosa di “anormale”. Nel caso, proprio vero che pensando di andare a trovare un amico pastore evangelico allora – leggo – lui «trascurava le pecore del suo ovile»? No! Forse ricordava di essere solo «servo» di un «Pastore» che disse: «ho altre pecore, che non sono in questo recinto» (Gv 10,16). E infatti ha parlato di Lui.

a cura di Gianni Gennari – avvenire.it

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