Tre domande al Papa: sul ruolo delle donne nella Chiesa, sul sacerdozio, sulla teologia femminile e femminista

Sette donne autorevoli, giovani e meno giovani, cattoliche e laiche, credenti e non credenti, pongono tre domande al Papa: sul ruolo delle donne nella Chiesa, sul sacerdozio, sulla teologia femminile e femminista. Sono Mariella Gramaglia, Luisa Muraro, Giulia Lo Porto, Marinella Perroni, Giancarla Codrignani, Giorgia Serughetti, Emma Fattorini.  Perché in meno di un anno Papa Bergoglio ha cambiato radicalmente lo stile e l’immagine di una Chiesa che appare, come scrive Matilde Passa, tra rinnovamento e mutazione. Perché non è più tempo di parlare di “Donna”, ma di accettare e far pesare quello che Ludovica Eugenio definisce “Il volto femminile di Dio”, come ormai da tempo dicono le teologhe. Perché la dimensione mediatica del messaggio di Francesco rivela, come argomenta Bia Sarasini, la posta in gioco di un passaggio epocale. Delle donne però Francesco dice poco, si mantiene prudente, parlando delle suore allude alle zitelle, con un modus “barzellettistico”, antico. Un papa così aperto che dialoga volentieri con il mondo laico, delle donne parla con gli uomini…

Nel suo documento “Evangelii Gaudium” afferma è vero che non ci sono ostacoli dottrinali al sacerdozio femminile eppure per il sinodo straordinario dei vescovi, che si terrà a primavera prossima, sono state suggerite delle criticità relative a certe forme di femminismo ostile alla chiesa, ma il femminismo non è una ideologia avversa alla chiesa e non lo è neppure l’idea di parità che viene vista come una minaccia all’ortodossia familiare e non lo è neppure la naturale propensione alla complementarietà fra i sessi. Una collegialità maggiore con questo pontefice che ha aperto sospetti ma anche aspettative, che professa la fede in un Dio che è degli ultimi, che è di tutti in egual misura è auspicabile. Caro Francesco fra le possibili interlocutrici ti suggerisco tutte quelle teologhe che si sono date strumenti culturali, cognitivi e intellettuali validi, che hanno saputo recuperare il volto femminile di Dio che la struttura patriarcale della chiesa in questi ultimi duemila anni ha smarrito. La teologa che è strutturalmente ancorata al sociale e in maniera pragmatica incarna dolori e frustrazioni può aiutarti a meglio professare la Parola. Incidendo profondamente in questa realtà androcentrica, che è anche un sistema di potere assai criticabile, ne converrai. Il mondo delle donne ha tante voci e tanto pensiero e se non si apre uno spazio di interlocuzione rischia di perdersi. Caro Francesco hai detto a Scalfari che ti sarebbe piaciuto fare una teologia delle donne, bene parlane direttamente alle donne e lascia perdere Eugenio Scalfari.

Gabriella Grasso – vivienna.it

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