Prete di una città con le chiese che si svuotano contrario ai preti sposati in Italia
Si tratta di don Michele Tartaglia della Cattedrale di Campobasso: «Non siamo più un punto di riferimento così scontato e l’esigenza spirituale è diventata un po’ fai da te» ha affermata in un’intervista a primonumero.it. Don Michele ha 46 anni, da cinque è sacerdote in una delle chiese più centrali della città. In Cattedrale c’è un vivace e attivo gruppo scout, si fa catechismo e in tanti seguono lì la messa per comodità (è a due passi da corso Vittorio Emanuele) anche se non vivono nella zona.
Don Michele ha, come molti per la verità, un profilo facebook, possiede un cellulare di ultima generazione che squilla di continuo, ha diversi incarichi per conto della Curia, viaggia «ma per lavoro» e insegna Sacre scritture all’università di Chieti. «Oggi i preti fanno molte attività, bisogna essere multitasking» dice sorridendo don Michele convinto che la nuova missione della chiesa sia quella di rintercettare i bisogni.
Ha idee originali don Michele anche rispetto «a quei ‘fondamentalisti’ del Family day» e ai preti sposati: «Sì, sono favorevole, ma non in Italia perché non c’è ancora questa necessità, Ci sono paesi, in Africa o in Sudamerica, dove i sacerdoti sono pochissimi e lì un ragionamento andrebbe aperto ma non tanto sul far sposare i preti, ma sul far fare i preti a quelli sposati, che è cosa ben diversa».
Il movimento dei sacerdoti lavoratori sposati aveva lanciato anche alla diocesi di Campobasso un’offerta di collaborazione per le chiese chiuse; offerta, come al solito, disattesa dal Vescovo Diocesano.
Ora, “dopo le dichiarazioni di un giovane prete come don Michele, siamo profondamente delusi… Ancora chiusure per i preti sposati e la campagna di riammissione nella Chiesa”.