Accusato di pedofilia, era accanto al papa. La Curia: “Non doveva essere lì”

Arrestato ieri dopo essere trovato nudo mentre adescava un undicenne nei bagni della tendopoli di Rovereto, l’assistente di don Ivan, il prete morto sotto le macerie della chiesa crollata col terremoto, è stato tra i primi ad accogliere Benedetto XVI il 26 giugno. Ma la Diocesi di Carpi lo scarica: “Non era autorizzato a partecipare alla visita col pontefice”.

di Redazione Il Fatto Quotidiano | Rovereto (Mo) | 21 luglio 2012
 
 
Era l’aiutante tuttofare nella parrocchia di Don Ivan, il parroco di Rovereto morto nel terremoto nel tentativo di salvare una statua della madonna. Amava definirsi il suo “fratellastro”, e non aveva esitato ad andare ad abbracciare Benedetto XVI il 26 di giugno, durante la visita del pontefice alla chiesa crollata, anche se, a quanto riferito dalla Diocesi di Carpi questo pomeriggio, non era stato autorizzato ad essere lì.

È Salvatore Catozzi l’uomo sorpreso nudo nelle docce della tendopoli di Rovereto, in provincia di Modena, in compagnia di un ragazzino. Il 55enne ora si trova nel carcere di Modena con l’accusa di atti sessuali su minori.

Nei giorni scorsi un ospite del campo ha riferito di averlo trovato mentre cercava di avere un rapporto sessuale con un ragazzo marocchino di 11 anni. Colto in “atteggiamenti sessuali incontrovertibili”, l’uomo si è salvato dal linciaggio solo grazie all’intervento dei carabinieri.

 Ora si dovrà capire perché l’uomo girasse indisturbato da solo per il campo. All’entrata della tendopoli infatti gli accessi sono sempre severamente controllati. Giornalisti e fotografi vengono tenuti fuori, gli ospiti entrano solo se accompagnati dai volontari, mentre chi dorme deve esibire una sorta di tesserino di riconoscimento, con il nome, il numero della tenda e un codice. Eppure, dalle prime testimonianze raccolte, sembra che Catozzi sia entrato come visitatore, semplicemente mostrando la carta d’identità, forse anche vantandosi della sua vicinanza con don Ivan.

L’uomo, senza precedenti penali, era stato accolto come fratello da don Ivan Martini diversi anni fa, ed era stato tolto dalla situazione d’indigenza in cui si trovava. Da allora si è presentato in diverse occasioni, non ultima quella della visita del pontefice, indistintamente con un cognome o con quell’altro acquisito con dalla collaborazione con il prete defunto.

La frazione di Rovereto si trova sotto choc. C’è molta rabbia tra gli abitanti, che ora si chiedono se ci sono stati altri casi simili in passato e, soprattutto, se qualcuno nella Curia fosse già al corrente dei suoi presunti comportamenti.

Anche se in serata è la Diocesi di Carpi con un comunicato dettagliato a prendere le distanze dal presunto pedofilo: ”È con rammarico che si rilevano accostamenti, anche con immagini, tra il grave fatto che vede protagonista questa persona e la figura del compianto don Ivan Martini  la comunità parrocchiale di Rovereto e la recente visita del Santo Padre”. 

L’uomo – prosegue il comunicato “era stato ospitato da don Ivan Martini per una sua generosa iniziativa personale (come del resto era già avvenuto per altri casi, ad es. ex detenuti, persone in difficoltà) e tramite l’Amministratore Parrocchiale don Massimo Dotti era già stato invitato a lasciare l’abitazione per consentire al nuovo parroco di inserirsi e operare liberamente”.

“Nel corso del periodo in cui ha risieduto nella canonica di Rovereto non risulta che abbia mai svolto servizi di carattere pastorale o educativo. Le sue iniziative a favore della realtà civile, in particolare dopo il sisma, erano spontanee e mai richieste né dal sacerdote né da altre realtà della parrocchia”.

“In merito alla presenza in occasione della visita del Santo Padre, va precisato che il nominativo non compariva in alcuna lista ufficiale delle persone autorizzate (particolare che apre un nuovo capitolo sul sistema di sicurezza attorno al pontefice, n.d.r.)  né in quella presentata dalla Diocesi né in quella presentata dalla Protezione Civile”.

Catozzi è infine apparso questa mattina davanti al giudice e si è avvalso, come nei momenti concitati dell’arresto, della facoltà di non rispondere. 

ilfattoquotidiano.it

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