Bregantini, uno strano trasferimento

di Nuccio Iovene*,
La decisione di spostare il vescovo di Locri, simbolo della lotta alla criminalità organizzata, alla diocesi di Campobasso non è una buona notizia né per la Chiesa calabrese né per i cittadini. Quali possono essere le motivazioni?

Il trasferimento di Monsignor Bregantini dalla diocesi di Locri a quella di Campobasso non è una buona notizia né per la Chiesa calabrese né per i cittadini calabresi.
Vescovo in un territorio di frontiera, dal 1994 Bregantini è riuscito a diventare concreto punto di riferimento non solo per il popolo dei fedeli. La sua è stata la testimonianza forte di una Chiesa vicina al territorio ed ai suoi bisogni, ma netta nelle scelte di campo contro la mafia e la sua cultura pervasiva, così come contro i ritardi e le ingiustizie di cui la Calabria ha storicamente sofferto.

Trentino di nascita e di formazione, il vescovo ha molto investito nella contaminazione tra storie e realtà diverse, costruendo solide relazioni tra la sua regione d’origine e la locride, e fornendo spunti, aiuti concreti, sostegno alla nascita di cooperative sociali, associazioni di volontariato, reti di solidarietà in una realtà in cui non solo le istituzioni sono deboli, ma anche la società civile drammaticamente lo è. Un investimento di lungo periodo, quindi, non il pronunciamento di un solo giorno, per costruire dal basso le condizioni di una liberazione (così come si chiamava una delle sue comunità): dalle mafie, dal bisogno, dalla disoccupazione, dalla rassegnazione.

Vorrei non si dimenticasse che, prima di Bregantini, il Santuario affascinante della Madonna di Polsi, nel cuore dell’Aspromonte, era il luogo privilegiato dei principali summit di ‘ndrangheta e la Chiesa della provincia era piuttosto quella di Don Stilo, parroco di Africo, così bene descritta nel libro di Corrado Stajano.
Ecco perché il Vescovo è riuscito, passo dopo passo, a conquistare l’affetto ed il sostegno di tanti, ma anche il sospetto di molti, comunque la stima ed il rispetto di tutti.
Ed ecco il perché di tanta amarezza ed incredulità oggi, di fronte all’annuncio del suo trasferimento. Certamente il suo lavoro non poteva considerarsi completato ed il venir meno della sua figura carismatica rischia di mettere seriamente in discussione quanto sino ad ora realizzato.

Quali possano essere le motivazioni che hanno portato le autorità ecclesiali a questa decisione che sa tanto di "normalizzazione" non è dato sapere. Certamente non è il segnale di cui la Calabria e l’Italia avevano bisogno.

*Senatore Sinistra Democratica – fonte: aprileonline.info

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