SINAGOGA USA OSPITA L’ORDINAZIONE DI DUE DONNE PRETE. E LA CHIESA CATTOLICA INSORGE

Polemiche e ostilità da parte della gerarchia cattolica statunitense per l’ordinazione sacerdotale di due donne del movimento indipendente Roman Catholic Womenpriests, nato nel 2002, che ha già consacrato finora più di 40 donne: ma non tanto – o non solo – nei confronti delle due candidate o del movimento, quanto della rabbina che ha concesso l’uso di una sinagoga per ospitare l’evento.

I fatti si sono svolti nella città di St. Louis (Missouri) e hanno come protagoniste una scrittrice ed ex direttrice di una casa editrice cattolica Elsie Hainz McGrath, 69 anni, e Rose Marie Dunn Hudson, 67 anni, ex insegnante. A celebrare l’ordinazione, l’11 novembre, la donna vescovo Patricia Fresen, per molti anni suora domenicana, che ad agosto le aveva consacrate diaconesse.

L’"incidente diplomatico" si è consumato quando la rabbina Susan Talve della Central Reform Congregation, nota per il suo impegno sociale e per la sua visione inclusivista della religione, ha scritto a p. Vincent Heier, direttore dell’ufficio diocesano per le questioni ecumeniche e interreligiose, comunicando la sua decisione di concedere l’uso della sua sinagoga per celebrare l’ordinazione. La risposta è stata perentoria: "Non è opportuno invitare, aiutare e favorire un gruppo come questo, che minaccia la nostra teologia e il nostro magistero". La rabbina ha replicato affermando di essere stata contattata per tempo dalle due candidate. "E come ha detto Isaia, ‘noi siamo una casa di preghiera per tutti i popoli’". La congregazione ebraica è stata unanime nel sostenere la decisione della rabbina Talve; una scelta che non poteva non attirarsi gli strali della gerarchia cattolica; l’arcivescovo mons. Raymond Burke ha fatto sapere che le due candidate – e chiunque le avesse appoggiate – sarebbero automaticamente incorse nella scomunica, spiegando sul giornale dell’arcidiocesi (9/11) che "la presunta ordinazione rappresenta una violazione di ciò che vi è di più sacro per noi nella Chiesa, uno dei sacramenti". "Essa mette a repentaglio l’eterna salvezza delle donne che ambiscono alla presunta ordinazione e della donna che pretende di essere vescovo cattolico, che propone di celebrare l’ordinazione. Genera confusione tra i fedeli e i non cattolici sull’infallibilità del magistero della Chiesa". Egli ha poi sollecitato la rabbina a ritirare la propria offerta, poiché questo atto avrebbe "causato dolore alla Chiesa". Quest’ultima, tuttavia, ha replicato che ciò le sarebbe molto dispiaciuto, ma che negare l’accoglienza a queste donne avrebbe ferito altre persone: "Ho ricevuto decine di lettere, montagne di e-mail e numerose chiamate telefoniche, specialmente di religiose, che appoggiano la nostra scelta di ospitare l’ordinazione e comprendono i valori che ci guidano. È triste per me che nella comunità cattolica vi siano persone che si sentono offese".

Secondo quanto riporta il settimanale National Catholic Reporter (9/11; ma del caso si sono occupati anche il New York Times e altri media) la posizione della Talve non è condivisa, però, da buona parte del mondo ebraico, timoroso di dover assistere ad una brusca interruzione delle relazioni con la Chiesa cattolica. Per il rabbino Mark Fasman, presidente della St. Louis Rabbinical Association, è inopportuno che una sinagoga ospiti un evento che nessuna parrocchia cattolica approverebbe; il Jewish Community Relations Council ha rilasciato una dichiarazione con la quale prende le distanze dall’iniziativa della Talve, sottolineando il carattere autonomo delle singole congregazioni ebraiche. "È nostra speranza – si legge in un comunicato – che ad un atto isolato da parte di una singola congregazione non sia consentito rompere la lunga tradizione di dialogo e di reciproco rispetto tra le nostre comunità ebraiche e cattoliche".

Per Ronald Modras, docente di studi teologici all’Università di St. Louis, il caso rappresenta invece "una notevole dimostrazione di sorellanza": "Ci sono donne di due fedi, cattolica ed ebraica, che lottano insieme contro l’esclusione patriarcale". Cosa che, ovviamente, non è accettata dalla gerarchia cattolica che, oltre a rifiutare il sacerdozio femminile, non considera valida la linea episcopale di successione apostolica che il Central Reform Congregation vanta. "Non si tratta di una funzione o cerimonia o liturgia cattolica – ha detto Lawrence J. Welch, docente di teologia sistematica e portavoce dell’arcidiocesi – perché chi la organizza non è in unità con la Chiesa".

Entrambe le candidate sono dotate di credenziali di tutto rispetto: la Hudson è ministra pastorale laica dal 1998, ha un master alla Loyola University, ed è stata la prima presidente donna di un consiglio parrocchiale. Anche la McGrath ha un master in teologia ed è stata direttrice della casa editrice cattolica Liguori, oltre ad aver lavorato nella commissione famiglia dell’arcidiocesi.
Le due donne celebreranno messa il sabato: "Se la gente vuole andare a messa anche nella propria parrocchia, lo potrà fare la domenica", hanno spiegato, aggiungendo: "La nostra comunità non la definiamo una parrocchia cattolica. Non vogliamo provocare uno scisma. Ma non nascondiamo il fatto che siamo preti cattolici". (ludovica eugenio)
fonte: ADISTA notizie n. 81 2007

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