Il nuovo vescovo di Padova è un parroco mantovano

Il Papa ha nominato il successore di Mattiazzo: don Claudio Cipolla, 60 anni, vicario per la pastorale a Mantova. Sarà pastore di una delle diocesi di più importanti ed estese del Nord Italia. Era parroco di una chiesa dedicata a sant’Antonio da Padova

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO – vaticaninsider

Padova ha un nuovo vescovo: è il vicario per la pastorale della diocesi di Mantova, don Claudio Cipolla, per molti anni direttore della Caritas della diocesi e parroco. Nel 1986 la città del Santo aveva donato a Mantova il vescovo, quando Giovanni Paolo II inviò nella città dei Gonzaga il segretario della Cei Egidio Caporello, originario proprio di Padova. Oggi è Mantova che restituisce il dono con il successore del vescovo Antonio Mattiazzo, dimissionario per raggiunti limiti d’età dopo un episcopato di 26 anni: nunzio apostolico in Africa, arrivò a Padova, sua diocesi d’origine, non ancora cinquantenne.

Il nuovo vescovo è nato a Goito nel febbraio 1955, è stato ordinato prete nel 1980, è dal 2014 vicario episcopale per la pastorale e dal settembre 1998 parroco di Sant’Antonio di Porto Mantovano: una chiesa dedicata proprio a Sant’Antonio da Padova. Dal 2012 è anche membro della commissione per la formazione permanente del clero.

Il suo nome non è stato mai compreso nelle rose dei candidati citati sui giornali in questi ultimi mesi, ma era comunque da tempo sotto osservazione da parte delle autorità vaticane per una possibile nomina episcopale. È dal 1932, dunque da 83 anni, che alla guida della diocesi patavina non viene designato un pastore che non sia già vescovo. In quell’anno infatti ne divenne titolare Carlo Agostini, poi trasferito a Venezia come patriarca. Tutti i suoi successori (vale a dire Bortignon, Franceschi e Mattiazzo) erano già vescovi al momento della nomina.

La designazione di un outsider sgombra il campo da molte illazioni, che nelle scorse settimane indicavano in pole position il vescovo di Gorizia (il milanese Carlo Redaelli, da appena tre anni alla guida della diocesi) e monsignor Livio Melina, originario della diocesi di Rovigo, preside del Pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia.

Tra le sfide che attendono il nuovo vescovo c’è la situazione economica della diocesi, in particolare con il problema dell’ex Seminario minore di Selvazzano, una costruzione di 154mila metri cubi, abbandonato ormai da tempo. Il Comune chiede milioni di euro di arretrati di Ici e Imu e l’azienda multiservizi Etra pretende la riscossione della Tari.

« Il Santo Padre Francesco – ha scritto il nuovo vescovo nel suo primo messaggio alla diocesi – imprevedibilmente come sempre, ha scelto di inviarmi da voi come vescovo. Penso si sia attenuto alla sua sensibilità di scegliere gli ultimi. Vengo tra voi con la consapevolezza di non essere all’altezza del ministero episcopale e di una Diocesi bella e grande come quella di Padova. Spero che questo sentimento umano di preoccupazione, che immagino comprendiate, possa trasformarsi in umiltà cristiana, in invocazione di sostegno ed aiuto rivolto a Dio e a ciascuno di voi».

«Ascolteremo insieme il Vangelo e i poveri, ci aiuteremo reciprocamente, con generosità; serviremo insieme la gente che abita accanto a noi, spesso troppo affaticata; collaboreremo onestamente con le istituzioni sociali e civili e con tutti gli uomini e le donne che cercano il bene, l’amicizia, la giustizia e la pace. Insieme: cammineremo insieme!».

«Sarà mio compito di vescovo essere attento a chi ha il passo più debole e a non dimenticare gli ultimi, come ci insegna Gesù nel Vangelo e come ci testimonia Papa Francesco. Un abbraccio, sincero, affettuoso, colmo di speranza a tutti i parroci e a tutti i presbiteri e diaconi della diocesi: con loro soprattutto voglio abitare perché conosco bene la bellezza della vocazione pastorale, ma conosco anche le fatiche della quotidianità. Spero di poter sostenere, con vera dedizione paterna, il nostro seminario».

«Carissimi sorelle e fratelli nel sacerdozio battesimale – conclude monsignor Cipolla – mi impegno ad essere tra voi come colui che dà coraggio, che rialza, che conduce da Gesù. E questo sarà il mio motto episcopale: “Coraggio, alzati, ti chiama”. È la misericordia di Gesù che sa percepire le grida dei poveri. Io mi riconosco, al vostro fianco, nei discepoli che hanno il compito di portare la misericordia di Gesù al cieco, seduto lungo la strada a mendicare e di portare Bartimeo all’incontro liberante con Gesù».

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