Questa volta da Brescello arriva una storia che più che dividere vuole unire, in nome di un principio di uguaglianza che non può essere messo in discussione da nessuna religione

BRESCELLO. Nei giorni scorsi l’opinione pubblica si era divisa sulla vicenda del bambino, di fede musulmana e residente a Reggio Emilia, che non era stato ammesso a un campo estivo parrocchiale della città.

Questa volta da Brescello arriva una storia che più che dividere vuole unire, in nome di un principio di uguaglianza che non può essere messo in discussione da nessuna religione. «Abbiamo voluto dare un segnale forte». Così il parrocodon Evandro Gherardi spiega la decisione, presa insieme al curato don Andrea Cristalli, così da permettere a un gruppo di oltre 30 musulmani di pregare in una sala al primo piano dell’oratorio in occasione del Ramadan, il mese di digiuno e preghiera nel quale i fedeli islamici devono astenersi dal mangiare, dal bere e dalle attività sessuali dall’alba al tramonto.

Il Ramadan di quest’anno è iniziato il 18 giugno e si concluderà il 17 luglio, e per questo periodo di tempo alcuni fedeli musulmani (in prevalenza pakistani) saranno ospitati all’oratorio per adempiere le loro preghiere. Il gruppo è composto da 30-40 uomini di varie nazionalità residenti in zona, che si trovano dalle 22.30 a mezzanotte e mezza (le donne, invece, pregano in casa). La richiesta è stata avanzata dai diretti interessati ai parroci brescellesi, in quanto negli ultimi tempi è venuto loro a mancare l’abituale ritrovo per la preghiera, un capannone di via Fratelli Manfredi a Boretto che l’amministrazione comunale è arrivata a chiudere dopo una serie di proteste e divieti.

I parroci, «in assoluta autonomia e senza coinvolgere alcun altro organo», hanno pensato allora di mettere a disposizione l’oratorio. «Abbiamo voluto dare questo segnale sostanzialmente per un motivo – spiega don Evandro –. In Pakistan i musulmani uccidono e perseguitano i cristiani. Di fronte a questi eventi gravi abbiamo pensato di dare un segnale opposto: noi non siamo per la violenza, anzi vogliamo dare una testimonianza valida per la pacifica convivenza tra le confessioni». La notizia gira in paese da qualche giorno, ma è stata diffusa dallo stesso parroco nel corso dell’omelia di domenica, nel quale ha spiegato ai brescellesi le ragioni di questa decisione.

«Non si sono verificati episodi negativi – aggiunge – ma sappiamo benissimo che qualcuno storce il naso per quanto abbiamo deciso. Abbiamo comunque trovato un accordo con i fedeli musulmani – precisa – i patti sono che devono lasciare in ordine l’ambiente in cui pregano e che non devono disturbare chi abita nelle vicinanze. Sinora è andato tutto bene e crediamo che continuerà così per tutto il mese».

Gazzetta di Reggio

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